resurrezione di Lazzaro

dipinto, 1583 - 1583

Personaggi: Gesù Cristo; Santa Marta; Lazzaro. Figure: figure maschili; figure femminili. Attributi: (Santa Marta) velo monacale. Architetture fantastiche

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Naldini Giovanni Battista (1537 Ca./ 1591)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il quadro, posto dopo il restauro nella sala del Capitolo, fu voluto da Giovanni di Bartolomeo di Piero Davanzati nel 1583, come ricorda una lapide posta sotto l'altare maggiore della chiesa (cfr. scheda n. 24). Infatti questo esponente della famosa famiglia fiorentina patrona del monastero lasciò i suoi averi al medesimo, ma ancora in vita s'impegnò in lavori di ristrutturazione e abbellimento: egli volle così anche una moderna "pala d'altare per la chiesa che venisse a coprire l'antica Crocifissione trecentesca. La lapide, memoria di quest'evento, non menziona il nome del pittore: lacuna ovviata da Raffaello Borghini (Il Riposo, Siena 1787, tomo III, p. 198) che nella sua opera (1584) dice che "… il Naldino in età d'anni quarantasette-età corrispondente a quella che Giovan Battista Naldini realmente aveva nel 1584 - dipinge con gran lode.." e, nominate alcune tavole, continua "..un'altra ne ha fra mano Bernardo Davanzati che va in Santa Marta a Montughi, della Resurrezione di Lazzero..". Si tratta senza dubbio della nostra opera anche se ci sono due piccole discrepanze ovvero la data ricordata dalla lapide "1583" anziché "1584" e il nome del committente "Giovanni" anziché "Bernardo", la prima attribuibile ad una esatta informazione, data la pratica per il Naldini, come per gli altri pittori del suo tempo, di dipingere numerose opere contemporaneamente, la seconda ad un banale scambio di nome. Definito "lavoro lodatissimo" dal Torrigiani (Il Comune di Bagno a Ripoli, Prato 1901, parte I, vol. III, p. 136), la Resurrezione di Lazzaro si pone nell'ultimo decennio di produzione dell'artista: il Naldini, attraverso varie esperienze tra le quali non trascurabile il secondo viaggio a Roma avvenuto dopo il 1577, ma prima degli affreschi nella Cappella Salviati in San Marco (1580)si è allontanato dal suo primo manierismo prezioso ed elegante per dirigersi, soprattutto nelle composizioni di un certo rilievo, verso una "convenienza" più aggiornata. Se nella Resurrezione di Lazzaro di San Marco (1580) l'eco della pittura romana contemporanea si concretizza in un linguaggio monumentale e aulico, nel nostro dipinto del 1583 risulta un'esperienza già acquisita e soprattutto assimilata in relazione anche all'evolversi generale della cultura pittorica fiorentina, ormai intessuta di pensieri controriformati. I gesti sono ancora bloccati nelle loro pose, privi di quella scioltezza formale che distingueva il Naldini tra tutti i manieristi, ma sono tali anche perché sono "dimostrativi", come vogliono i nuovi dettami e come tali li dobbiamo riconoscere, in particolare quello del Cristo, di Lazzaro e un po' di tutti gli astanti. D'altro canto, per quanto la composizione sia ben strutturata, si nota una tendenza al riempimento di tutto il quadro, caratteristica ancora relativa alla cultura manierista dell'artista
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900194143
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1988
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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