Cristo risorto mostra le sue piaghe
dipinto,
ca 1650 - ca 1699
Cornice lignea dipinta di verde
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Fiorentino
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Per l'espressione intensamente patetica del Cristo che mostra le proprie piaghe il dipinto è collocabile nel clima fortemente devozionale del pieno Seicento. In particolare questa tela è avvicinabile a certi quadri con santi a mezzo busto di accento fortemente pietistico eseguiti da Simone Pignoni e da Orazio Marinari. Mi riferisco soprattutto ai due ovali dipinti da quest'ultimo per l'Oratorio di San Niccolò del Ceppo raffigurante san Gerolamo e san Francesco, dove le figure, come nel quadro di Montughi, sono immerse nell'oscurità del fondo. Da questo emergono solo parti del volto, omeri o braccia colpiti da una luce diretta (cfr. per le foto dei due ovali G. Cantelli, Repertorio della pittura , Fiesole 1983). Questo espediente compositivo, che aumenta certamente l'ambigua devozionalità di queste tele, è qui accentuato dallo sfumato che non definisce nitidamente i contorni e che avvicina questa tela alla pittura del Pignoni. Date comunque le brutte condizioni di conservazione del dipinto è difficile dire quanto questo effetto di "nebulosità" sia dovuto allo sporco e quanto allo stile pittorico dell'artista. In base a queste considerazioni l'autore del Cristo che mostra le piaghe, di una qualità non certo all'altezza degli esempi citati, si può individuare in un pittore della seconda metà del Seicento vicino sia al Pignoni che al Marinari. Certamente questa tela per il suo accentuato pietismo doveva essere particolarmente gradita alle monache che, come si legge nel Libro o Filze delle RR.de Monache del Monastero di Santa Marta, scritto da Anton Maria Riconesi fra il 1634 e il 1637, vivevano in un atmosfera fortemente misticheggiante (il manoscritto è conservato nell'archivio del monastero). Dal momento che diversi quadri di questo monastero che presentano un numero rosso dipinto sopra vengono da altri conventi fiorentini, si può ipotizzare che anche questo abbia subito vicende analoghe. Nell'inventario delle opere d'arte di Santa Verdiana, compilato nel 1863 da Carlo Pini (cfr. bibliografia) figura, infatti, una serie di tele fra le quali è citata una raffigurante un Ecce Homo. I numeri di inventario assegnati a queste vanno dal 58 al 64 e, quindi, il quadro in questione presentando il numero 63 potrebbe veramente aver fatto parte del gruppo. Il trasferimento del dipinto nel monastero di Santa Marta sarebbe avvenuto, come per gli altri, in occasione della soppressione dei conventi nel 1866, quando le monache di Santa Verdiana furono destinate a Montughi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900194120
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1988
- ISCRIZIONI in alto a sinistra - 63 - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0