San Michele Arcangelo pesa le anime

dipinto, ca 1580 - ca 1580

La tavola è inserita in una cornice in legno dorato

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Naldini Giovanni Battista (cerchia)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Quest'opera sembra collocabile intorno agli anni '70-'80 del Cinquecento, quando la pittura fiorentina comincia a reagire al Manierismo, semplificando e depurando le questioni e le forme per adeguarsi al clima religioso del momento sensibile ai dettami del Concilio di Trento. La posa di questa figura, che ancora accenna al movimento serpentinato della Maniera, è infatti bloccata e irrigidita in una necessità di "normalizzazione", mentre il possente corpo del diavolo mantiene ancora un sapore michelangiolesco. A denunciare l'adesione dell'autore alle nuove esigenze religiose concorre, oltre al soggetto fortemente moraleggiante, anche l'armatura dell'arcangelo che a differenza di quelle vasariane riccamente decorate e che evidenziano la poderosa anatomia dei corpi, non lascia intravedere niente della figura sottostante. Per questi motivi, ma soprattutto per la tipologia del viso con i capelli ricciuti e il naso lungo e dritto, l'artista potrebbe essere individuato in una personalità vicina al Naldini. Se alcuni aspetti rimandano anche al Poppi, la materia pittorica compatta che definisce le forme esclude questa attribuzione. Il Naldini, invece, negli anni '80 si evolve verso uno stile che ha perso quasi completamente gli sfumati e le morbidezze del periodo giovanile e ripiega, come ha scritto la Barocchi, sempre più "su uno scrupoloso aulicismo" fatto di "un modellato cinereo, gelidamente prezioso, la cui dote precipua resta una eccezionale quanto monotona coerenza. Da qui le numerose ripetizioni, spesso appesantite dall'intervento degli aiuti" (P. Barocchi, Itinerario di Giovan Battista Naldini, in "Arte antica e moderna", 1965, pp. 244-288, in part. p. 265). L'attribuzione di questa tavola ad una personalità che ha studiato l'attività dell'ultimo Naldini ci viene confermata da molte affinità e analogie col quadro della Resurrezione di Lazzaro eseguito nel 1583 dal maestro per l'altare maggiore della chiesa (cfr. scheda n. 89). Molto simili risultano, infatti, i panneggi dalle pieghe fitte e dure, ma soprattutto i volti. Si confrontino in particolare il viso della donna dietro a Maria nella parte sinistra della Resurrezione o la testa del giovane dietro a Lazzaro, col volto del San Michele e si noteranno stringenti affinità negli occhi, nel naso dritto e nei riccioli ben definiti. Queste relazioni ci portano a pensare che anche il dipinto in questione possa essere datato agli anni '80 del Cinquecento. La differenza più evidente fra i due quadri risiede nel cromatismo: freddo e cinereo in quello del Naldini, più caldo nel san Michele. Va detto comunque che la Resurrezione è stata appena restaurata mentre la nostra tavola si presenta sporca e ingiallita
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900194114
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1988
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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