episodi del Nuovo Testamento/ Santi e beati domenicani

dipinto,

Affresco staccato

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Fiorentino
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Maria Novella
  • INDIRIZZO piazza S. Maria Novella, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La fonte piu' antica da cui trarre notizie sulla decorazione del chiostro grande di S. Maria Novella, e' la "cronica" di padre modesto Biliotti, del 1586,secondo la quale gli affreschi furono iniziati al tempo del padre Alessandro Capocchi, priore del convento dal 1579 al 1581, e proseguiti fin oltre la meta' del nuovo decennio, sotto il priorato di Girolamo dei Ricci. Successivamente il Baldinucci, pur confermando che l'iniziativa della decorazione spettava al padre Capocchi, cita il 1570 come data di inizio dei lavori, riportando in questo modo due notizie contrastanti tra loro. La datazione proposta dal Baldinucci e' poi ripresa dal Fineschi e dalla maggior parte degli studi piu' recenti. Il cantiere del chiostro e' dominato principalmente dalle botteghe di Santi di Tito, del Poccetti e dell'Allori, quest'ultimo attivo solo in minima parte e rappresentato dai suoi allievi Butteri e Buti. Come nota la Lecchini Giovanni, nel cantiere del chiostro si individuano due precise tendenze stilistiche: una piu' legata a un canone di eleganza narrativa (il vivace Poccetti qui gia' esperto organizzatore di spazi o i piu' impacciati alloriani),una seconda arcaicizzante, in senso neoquattrocentesco (rappresentata soprattutto da Santi di Tito, seguito dal Gamberucci e dal Veli) che ricerca forse in sintonia con l'ideologia riformata dei padri domenicani la semplicita' e l'evidenza del fatto narrativo. Nelle fonti niente suggerisce che Santi di Tito avesse ricevuto ufficialmente l'incarico di dirigere il cantiere, ma è evidente che egli assunse un ruolo di guida, almeno stlistica, dal momento che la la maggior parte dei pittori attivi nel ciclo adotto' la chiarezza narrativa e il rispetto delle posizioni e delle proporzioni naturali ricercati dal pittore nei suoi affreschi e trasformati dagli allievi, ad esempio Veli e Gamberucci, in racconto bloccato, con figure statiche e rigide. Anche se non e' possibile stabilire l'esatta successione cronologica delle lunette, possiamo accettare la testimonianza del Biliotti, che indica nell'affresco con "L'apparizione di Cristo alla Maddalena" di Giovanni Maria Butteri, nella sedicesima campata del lato est, la prima lunetta affrescata. Tre lunette furono affrescate nel XVIII secolo dal Soderini, dal Bambocci e dal Pillori. I Paatz riportano per questo intervento la data 1730. Il programma iconografico prevedeva la narrazione di storie di santi domenicani lungo i quattro lati (nei lati Nord e Ovest storie di San Domenico e nei lati Sud ed Est storie di Sant'Antonio, San Vincenzo Ferreri, San Pietro Martire, San Tommaso) e di storie di Cristo nelle quattro campate angolari del chiostro, sia alle pareti che sulle volte. Sotto i peducci che si alternano alle lunette lungo l'intero perimetro del chiostro erano affrescati i ritratti di domenicani illustri, alcuni dei quali sono tuttora identificabili grazie alle iscrizioni sottostanti ancora leggibili le quali, confrontate con la descrizione del Fineschi, permettono di risalire alla collocazione originaria dei ritratti stessi attualmente staccati. Si allega di seguito l'elenco dei nomi dei frati di cui non e' stato possibile ricostruire la collocazione. L'intero ciclo ha subito in varie fasi interventi di stacco l'ultimo dei quali posteriore all'alluvione del 1966. L'intero lato sud fu restaurato prima del 1755 dal pittore Agostino Veracini (Richa), che in alcuni casi ha operato pesanti interventi di rifacimento. Gia' nel 1920 il Voss notava il cattivo stato di conservazione degli affreschi. Mentre la maggior parte delle lunette e' stata ricollocata nella posizione originaria, le vele delle quattro campate angolari, insieme ai numerosi ritratti dei domenicani illustri, furono disseminati nei vari ambienti dalla scuola sottufficiali che occupa dal 1920 gli antichi locali del convento. Diamo di seguito l'elenco dei nomi dei frati domenicani citati dal Fineschi ma non piu' identificabili tra i ritratti superstiti: Lorenzo Gaidoni; Angiolo Acciaioli; Emmanuele Fiorentino; Fino da Barberino; Niccolo' da Prato; Benedetto Pagagnati; Lotto da Sommaia; Aldobrandino Cavalcanti; Lesmes d'Astudillo; Simone de' Salterelli; Giovanni Carlo Baldovinetti; Cherubino Malespini; Matteo de' Medici; Giuliano Dossi; Paolo Bilenci; Giovanni di Benci Carucci Aldobrandini; Morando da Signa; Ambrogio Fiorentino; Chiaro da Sesto; Alessandro Capocchi; Giuliano di Errico; Stefano Mangiatroia; Matteo d'Empoli; Giovanni Carli; Bartolomeo Rimbertini; Domenico da Corella; Giovanni Infangati; Lorenzo Giacomini; Francesco Biondi; Umbertino degli Albizi; D. Fiorentino di Tolosa; Leonardo Dati; Alessio Strozzi; Arcangiolo Baldini; Giovanni della Robbia; Simone Salterelli, Simone il Seniore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900192898-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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