incoronazione di Maria Vergine tra santi e profeti

dipinto, ca 1372 - ca 1373

Tavola con con cornice ad arco cuspidato sorretto da colonnine tortili inserite all'interno di una cornice a dentelli che riquadra tutta la tavola, formando due spicchi superiori; gradino con stemmi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera/ doratura a foglia
  • ATTRIBUZIONI Jacopo Di Cione Detto Jacopo Orcagna (notizie 1365/ Ante 1400)
    Niccolò Di Tommaso (notizie 1346/ 1376)
    Simone Di Lapo (notizie 1372-1373)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Niccolò di Cafaggio (ex)
  • INDIRIZZO via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In data 30 ottobre 1372, l'arte della zecca commissiona ai pittori Niccolò e Simone di dipingere un'immagine della Madonna e Santi. Un altro documento del 15 ottobre 1373 menziona Giovanni d'Ambrogio, un maestro di pietra, cui fu affidata l'esecuzione di tre beccatelli con le armi del Comune, dell'Arte di Calimala e dell'Arte del Cambio in una parete dell'edificio della zecca per sostenere la tavola. Questa, evidentemente ancora incompiuta, fu affidata il 31 ottobre dello stesso anno 1373, a 'Jacopo Cini'. Il Gaye, cui si deve nel 1840 la pubblicazione del documento più recente, identificò Niccolò con Niccolò di Pietro Gerini, unica personalità di questo nome all'epoca sufficientemente inquadrata storicamente; l'identificazione fu accolta per tutto l'Ottocento e il Gerini insieme al non meglio identificato Simone fu considerato l'artista che iniziò il dipinto; rimaneva ancora incognito il terzo artista, quello Iacopo di Cino del quale non si trovavano riscontri a Firenze in quel periodo, che solo una intuizione di Milanesi, in una annotazione manoscritta rimasta sconosciuta ai suoi contemporanei, tenta di identificare con Jacopo di Cione. Agli inizi del Novecento, il Siren propone un inserimento della tavola nell'ambito di Andrea Orcagna, accostandogli anche l'Incoronazione della Vergine già in San Pier Maggiore ed ora conservata a Londra (National Gallery). Il Siren in concomitanza con la pubblicazione dei documenti fatta dal Poggi (1908) sostiene finalmente l'ipotesi di idenificare Iacopo di Cino con Iacopo di Cione, assegnando quindi la tavola a Niccolò Gerini, Simone e Iacopo di Cione. Offner nel 1921 rileva che in realtà la tavola è estranea al linguaggio figurativo di Niccolò Gerini e di fatto attribuisce la sua esecuzione interamente a Iacopo di Cione, al quale peraltro accosta anche il dipinto di San Pier Maggiore, ugualmente documentato ad un "Niccholao". Si apre un dibattito che vede da una parte i sostenitori di una esecuzione divisa tra i due artisti, Niccolò Gerini e Iacopo di Cione, dall'altra coloro che sostengono una totale autografia di quest'ultimo. La Marcucci, nel 1965, ribadisce l'attribuzione a Gerini e Iacoppo di Cione e propone di identificare lo sconosciuto Simone con un Simone di Lapo Gucci immatricolato nel 1371. Nel 1975 Boskovits sottolinenado le caratteristiche di una pittura più tenera adottata da Iacopo sotto l'influsso del fratello Nardo rileva la vicinanza con una altro artista Niccolò di Tommaso con il quale propone di identificare il Niccholao citato nei documenti.Tartuferi e Ladis hanno riscontrato possibilità di confronti tra le figure dei santi qui raffigurate e i santi dipinti sulle pareti del Tau a Pistoia. Tuttavia anche tra la critica più recente non mancano autorevoli sostenitori della partecipazione del Gerini alla stesura della tavola (Bonsanti, Gordon, Kreytenberg). Bellosi confrontando le differenze di stile esistenti tra il San Matteo degli Uffizi, terminato da Iacopo di Cione nel 1368, e l'Incoronazione dell'Accademia preferisce mantenere quest'ultima nel generico ambito orcagnesco, proponendo invece di riconoscere Iacopo nell'attività dell'anonimo Maestro della Predella dell'Ashmolean Museum, di stretta osservanza di Andrea. Questo naturalmente rimette in discussione tutta l'attività di Iacopo di Cione, personalità documentata ma della quale non si conoscono opere firmate. Gli artisti che lavorano alla tavola della Zecca mostrano inconfutabile una cultura fortemente segnata dell'influsso di Nardo di Cione, nella gentilezza espressiva e nella morbidezza della stesura pittorica
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900191328
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 456
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria dell'Accademia di Firenze
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2006
  • ISCRIZIONI sul libro di San Giovanni a destra - INITIUM S(AN)C(T)I EVANGE(L)II SECH(UNDU)M IOHAN(N)EM I(N) PRINCIPIO ERAT VERBUM ET VERBUM ERAT (DEUM) - caratteri gotici -
  • STEMMI primo, nono e undicesimo da sinistra, zoccolo - civile (?) - Stemma - Arte del Cambio - 3 - d'azzurro bisantata d'oro
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Jacopo Di Cione Detto Jacopo Orcagna (notizie 1365/ Ante 1400)

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Niccolò Di Tommaso (notizie 1346/ 1376)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'