Maria Maddalena
statua,
Andrea Di Cione Detto Andrea Orcagna (bottega)
notizie 1343-1368
Scultura lignea raffigurante Maria Maddalena che tiene nella mano destra il vasetto di olio
- OGGETTO statua
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ATTRIBUZIONI
Andrea Di Cione Detto Andrea Orcagna (bottega): progettista
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Deposito diocesano di Santo Stefano al Ponte
- LOCALIZZAZIONE Chiesa dei SS. Stefano e Cecilia al Ponte
- INDIRIZZO Piazza Santo Stefano, 5, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fa parte del gruppo di quattro statue lignee conservate a Santo Stefano al Ponte, ed uniche superstiti di un gruppo raffigurante il "Compianto sul Cristo". Furono esposte per la prima volta alla "Mostra del Tesoro di Firenze sacra" (1933). Esse apparivano deturpate da una ridipintura al di sotto della quale si intravedeva l'originale policromia. Già Ugo Procacci nel 1933, a cui va il merito di aver scoperto le statue, le annoverava tra i capolavori lignei del XIV secolo. Lo studioso poneva le opere in relazione con le sculture arnolfiane della antica facciata del Duomo e con la pittura fiorentina da Giotto a Taddeo Gaddi. Distingueva inoltre due esecutori. al primo attribuiva la Madonna e il San Giovanni evangelista e la Maddalena, vicine nella loro plastica monumentalità e potenza espressiva all'arte di Arnolfo e di Giotto. Opera di uno scultore diverso sembrava invece il San Giuseppe d'Arimatea, debole di modellato e fermo nell'espressione, realizzato da un mediocre seguace dell'autore delle altre tre. L'ipotesi del Procacci fu accolta anche dal Castelfranco. Più tardi il Valentiner attribuì il gruppo alla bottega di Andrea Orcagna, trovandone un lontano precedente nei busti dei dolenti a bassorilievo sul prospetto del sarcofago di Donato Acciaioli (m. 1933) nella chiesa dei SS. Apostoli. Anche il Carli concorda con tale attribuzione, assegnando le sculture alla bottega o all'opera di un buon seguace dell'Orcagna. Le statue ben rappresenterebbero, secondo lo studioso, quella "vena di drammaticità che si manifesta nell'ambiente fiorentino dopo la peste del 1348" e possono collegarsi stilisticamente a due sculture raffiguranti la "Madonna" e "San Giovanni" piangenti al piede della croce in una collocazione privata parigina. L'opera è stata restaurata nel 1935 da Averardo Lumini e Vittorio Granchi: sono state tolte la stuccatura e la ridipintura bianca ed è stata riportata alla luce la policromia originale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900187601
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1989
2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0