fuga in Egitto
ancona,
1308 - 1311
Duccio Di Boninsegna (1260 Ca./ 1318)
1260 ca./ 1318
La scena vede al centro la madonna con il Bambino sull'asinello, seguita da san Giuseppe e preceduta da un giovane che tiene le briglie dell'animale. Sullo sfondo un paesaggio aspro e roccioso con pochi alberi. A sinistra è raffigurato Giuseppe che nel sonno vede apparire l'angelo che gli dice di fuggire in Egitto, come si evince dal cartiglio tenuto dall'angelo
- OGGETTO ancona
-
ATTRIBUZIONI
Duccio Di Boninsegna (1260 Ca./ 1318)
- LOCALIZZAZIONE Siena (SI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Maestà di Duccio di Buoninsegna fu eseguita per l'altare maggiore del Duomo di Siena tra il 1308 e il 1311. La grande pala d'altare era dipinta su due facce e dotata di predella e coronamento, nonché sormontata da cuspidi dipinte con angeli a mezzo busto. Da alcuni documenti pubblicati nel 1898 dal Lisini e da una tavoletta di Gabella del 1483 attribuita a Pietro Francesco Orioli, risulta che sulla Maestà si trovava inoltre un complesso meccanismo in ferro e legno, corredato di tendaggi, con tre angeli in legno dipinto che scendevano a porgere al sacerdote l'ostia, il calice e il corporale, mentre altri quattro reggevano candele. Come ci informa nella sua "Cronaca" Agnolo di Tura del Grasso il 9 giugno 1311 la grande tavola venne portata in Duomo con una processione che coinvolse tutta la città. Nel tempo numerose sono state le proposte fatte dai più importanti studiosi di arte senese in merito alla ricostruzione della grande ancona, si ricordi qui Carli (1979), White (1973-1979), Deuchler (1984), a cui vale la pena aggiungere il lavoro della Gardner von Teuffel (1979) che riteneva la pala fiancheggiata e sostenuta da due pilastri laterali a sezione quadrata. Ma se la critica moderna ha prodotto una vastissima letteratura su Duccio e la sua Maestà, questo non è avvenuto in tempi più remoti. A partire dal Vasari e fino alla fine del Settecento non si hanno infatti notizie di questo capolavoro. Solo con il Della Valle e il Lanzi il nome di Duccio riappare nella letteratura artistica senese e solo con l'esposizione permanente della Maestà nel Museo dell'Opera a partire dal 1878 si da avvio ad una nuova e ampia tradizione critica legata a Duccio e alla sua opera, considerata uno dei massimi capolavori della pittura italiana su tavola di inizio Trecento. Ed ecco che risulta più chiaro il continuo peregrinare di questa grande ancona, che subì nel corso dei secoli vicende alterne. Nel 1506 fu spostata e appesa in una parete del transetto sinistro e sostituita con il ciborio bronzeo del Vecchietta, tanto che nel 1536 è infatti documentata presso l'altare di San Sebastiano. In seguito, nel 1771, la tavola fu smembrata e segata in due: la parte anteriore fu posta nella cappella di sant'Ansano, nel transetto sinistro, la parte posteriore nella cappella di san Vittore, nel transetto destro, e gli scomparti delle predelle e dei coronamenti furono collocati in sacrestia. Nel 1878 la tavola fu ricomposta, almeno per ciò che riguarda i due grandi scomparti centrali e i restanti pannelli, e collocata nel Museo dell'Opera dove tutt'ora è esposta. Nella sua collocazione originaria la Maestà era visibile da ogni lato. Sul fronte anteriore era raffigurata la Madonna in trono con il Bambino attorniata da santi e angeli, su quello posteriore si trovavano raffigurate in 26 scene le storie della Passione di Cristo. La fonte per le scene della Passione si fonda sulla lettura dei Vangeli canonici, a parte un'unica scena, quella della Discesa al Limbo, dove la fonte testuale è da identificarsi nel Vangelo apocrifo di Nicodemo. Nella predella anteriore, di cui oggi rimangono nel Museo dell'Opera cinque scene, è presentata l'infanzia di Gesù, in quella posteriore, composta solo da due scene, storie della vita pubblica di Cristo. Per quanto riguarda i coronamenti rimangono, ridimensionati rispetto alle misure originali, sei pannelli nella parte anteriore e sei nella posteriore. Il coronamento anteriore, ispirato alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, presenta le storie della morte e dei funerali della Vergine; quello posteriore illustra invece storie di Cristo dopo la resurrezione. A partire dalla metà dell'Ottocento abbiamo inoltre notizie dei pannelli oggi mancanti e conservati in vari musei o collezioni private: Tentazione sul monte (Frick Collection, New York), Vocazione di Pietro e Andrea (National Gallery of Art, Washington), Cristo e la samaritana (Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid), Guarigione del cieco e trasfigurazione (National Gallery, Londra), Resurrezione di Lazzaro (Kimbell Art Museum, Texas), Annunciazione (National Gallery, Londra), Natività con Isaia e Ezechiele (National Gallery of Art, Washington), quattro tavolette con mezze figure d'angeli (Collezione Johnson a Philadelphia, Mount Holyoke College nel Massachusets, Collezione Stoclet a Bruxelles, Collezione J.H. van Heeck di s'Heerenbergh in Olanda)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900185927
- NUMERO D'INVENTARIO OA/4521
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
- DATA DI COMPILAZIONE 2003
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI inel cartiglio tenuto dall'angelo presente nella scena centrale - Accipe puerum et matrem eius et fuge in Egiptum - Osea 11, 1 - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0