Madonna del Voto di Montaperti. Madonna con Bambino

dipinto ca 1230 - 1230

La tavola mostra l'immagine canonica della Madonna in trono con il bambino sulle ginocchia e due angeli a destra e a sinistra. L'impostazione frontale, decisamente medievale, amplifica ulteriormente il risalto dimensionale impresso alla figura della Madonna, rispetto a quelle minuscole delle creature alate e dello stesso bambino. Domina la grande aureola che in origine era tempestata da pietre a vetri colorati, presenti anche lungo l'incorniciatura. Questa, è a intaglio e a pastiglia, ma viene reputata dal Carli, in parte, di restauro (1946(1), p. 22).Di gusto arcaico, anche l'adozione del fondo oro, sul quale le figure si ritagliano definite, anche grazie all'aggetto conferito dal rilievo delle varie parti. Un aggetto che si carica anche della forza impressa dal contrasto tra le parti contigue, campite a colori vivaci e contrastanti, con un effetto di sbalzo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di Tressa (notizie Prima Metà Sec. Xiii)
  • LOCALIZZAZIONE Siena (SI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola si lega ad un importante evento storico che vide protagonista la città di Siena, la battaglia di Montaperti, combattuta il 5 settembre 1260. Secondo la cronaca trascritta da Niccolò di Ventura, infatti, davanti a questa effige della Vergine si prostrò l'intero popolo senese, guidato dal podestà ser Bonaguida Lucari che pronunciò un atto di penitenza o di "votazione" alla Madonna, donandole la città. Un atto di fedeltà alla solenne protettrice che il comune di Siena riconfermò solennemente anche in altre occasioni. Al tempo della battaglia di Montaperti, l'opera era collocata sull'altare maggiore del Duomo. Secondo il Carli (1946 p. 22) la Madonna dagli occhi grossi in origine era parte di un paliotto d'altare venerato nel Duomo di Siena. Lo studioso, infatti, riporta la testimonianza di un anonimo interpolatore quattrocentesco della Cronaca della battaglia di Montaperti (episodio storico a cui si lega la devozione nei confronti della sacra immagine), compilata nel 1442 da Niccolò di Giovanni di Francesco Ventura. Da questo testo si apprende che la tavola era fiancheggiata da figure, o storiette anch'esse «di mezzo taglio, cioè di mezzo rilievo» (Carli, 1971 p. 7).In seguito, dopo la vittoria conseguita dai ghibellini senesi sui guelfi fiorentini, in quella battaglia, fu appesa al muro del campanile, dalla parte prospiciente l'interno della navata destra della Cattedrale; e il suo posto fu occupato da un'altra tavola dipinta, la cosiddetta Madonna del Voto o delle Grazie (attualmente nella cappella omonima nel Duomo di Siena). Nel corso del secolo XV fu trasferita nella chiesa di S. Ansano in Castelvecchio da dove, intorno agli anni '70-'80 dell'Ottocento, passò a far parte delle collezioni del Museo dell'Opera del Duomo di Siena. Il Carli annovera l'opera nell'ambito di una corrente di gusto romanico, ma riconoscendovi anche alcune ascendenze bizantine, specialmente nell'impostazione frontale che accresce la suggestione iconica della figura; concludendo: «Onde vien fatto veramente di pensare che quest'opera riassuma le migliori possibilità di una scuola locale durante l'oscuro periodo che precedette il fiorire dell'arte di Guido da Siena». Va notato, tuttavia, che l'analisi eseguita nel 1946 dallo studioso (1946, pp. 22 e ss.) pecca di un'imprecisione. A quell'epoca, infatti, l'opera esibiva nel volto della Vergine e del bambino alcune ridipinture che avevano completamente falsato l'espressività originaria dei volti, conseguenze probabilmente di un restauro successivo. Così, il Carli parlava, allora, dell'«intensità dello sguardo fisso ed acuto della Vergine» e nella guida al museo del 1946 affermava: «il severo fascino iconico che si sprigiona dalla Vergine, dallo sguardo fisso ed acuto, [. ha] fatto persino richiamare il raccolto patetismo di certe Madonne di Pietro Lorenzetti». A distanza quasi di un trentennio, invece, lo studioso rilevava la "svista" involontaria, annotando notizia di un «recupero, al di sotto di più strati di ridipinture, della originale coloritura della Madonna dagli occhi grossi che ne ha rivelato tra l'altro la struttura facciale, il caratteristico partito della caduta del manto tra le ginocchia e le mani e i piedi sottilissimi, quasi scheletrici, in tutto identici a quanto vediamo nelle altre due Madonne» (Carli 1971, p. 7). Le altre due Madonne a cui fa riferimento il Carli sono la Madonna con bambino detta di Tressa, nella chiesa di S. Maria a Tressa di Siena, attribuita dal Garrison nel 1949 ad un pittore che venne identificato, appunto, con un nome topografico "Maestro di Tressa". Ma evidenti, secondo il Carli, sono anche le analogie della Madonna degli occhi grossi con il dossale n. 1 a sbalzo datato al 1215 e custodito nella Pinacoteca di Siena. Rispetto a questo, infatti, il Carli asserisce che l'opera in esame possa considerarsi contemporanea (1946 p. 56)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900185852
  • NUMERO D'INVENTARIO OA/3522
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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