Cristo crocifisso
crocifisso,
Jean De Boulogne Detto Giambologna (bottega)
1529/ 1608
Il crocifisso è costituito da una croce in legno di ebano, di una raggiera, di terminali evolute a palmette, di cartiglio, del teschio in ferro battuto dorato; il Cristo in bronzo dorato, a tutto tondo, è rappresentato secondo l'iconografia tradizionale del "Cristo morto". Il crocifisso è inserito su una base lignea con un alto zoccolo e due volute laterali
- OGGETTO crocifisso
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ doratura
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ATTRIBUZIONI
Jean De Boulogne Detto Giambologna (bottega): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo notevole crocifisso da tavolo in bronzo dorato insieme ad altri sette, identici nelle decorazioni dei terminali della croce, costituiva l'arredo degli altari della chiesa. La serie presenta, secondo una consuetudine diffusa (per es. a San Pietro a Roma), le due diverse immagini, del "Cristo vivo" e del "Cristo moro" nonostante che più recente e più fortunato apparisse, dalla seconda metà del Cinquecento, l'iconografia del primo tipo, simboleggiante, secondo gli orientamenti post-tridentini, il Cristo Triumphas.Il modello, qui del tipo "morto", deriva dal prototipo del Giambologna nella cappella Salviati a San Marco e nel convento di SanraMaria degli Angiolini, databile intoro al 1588 (cfr. Cat. Mostra: Giambologna, Sculptor to the Medici, Edinburgo-Londra-Vienna, 1978, pp. 143-144, nn. 105-107). Ma più convincenti appaiono le affinità -nella testa e nel perizoma- con le derivazioni del Museo di Donai e della Liebieghaus di Francoforte dovute, come sostiene la Watson (cfr. Cat. Cit. p. 105, nn. 108-109), o al Maestro stesso ad una data precedente o all'intervento di un aiuto. Infatti l'uso delle "forme" del Giambologna da parte dagli allievi è documentato già nelle fonti e appare dunque probabile che la serie elaborata da Antonio Susini (nel 1622 in una lettera a Vincenzo Gonzaga si parla di 10 crocifissi eseguiti dal Susini, 5 "vivi" e 5 "morti" cfr. U.Utz, in "Paragone", 1971, p. 73), sia stata 'gettata' da lui stesso entro il 1624 (quando morì) o dal nipote Giovanni Francesco che per San Michele e Gaetano eseguì nel 1634 il grande Crocifisso bronzeo nel coro. Lo stesso modello si trovava in un crocifisso della stessa serie (vedi scheda nr. 260), che diverso nel panneggio del perizoma e nelle misure (36x37, non è frutto perciò della stessa fusione
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900132102
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI cartiglio in alto - INRI - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0