Ritratto di Giovanna degli Albizi Tornabuoni (?)

dipinto, post 1475 - ante 1499

Dipinto a olio su tavola a fondo scuro raffigurante un busto di donna in profilo. La cornice, di epoca posteriore, è in legno dorato con intagli a foglie d'acanto (bordo interno) e cigni con coda di tritone che bevono a una vasca, separati da palmette (bordo esterno)

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Mainardi Sebastiano O Bastiano (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE È uno dei pochi pezzi della collezione Carrand di cui sia nota la provenienza: il pisano Giovanni ROSINI (1841) ne parla nella sua Storia della pittura italiana dicendolo di sua proprietà, dopo averlo acquistato dai Pandolfini che a loro volta l’avevano ricevuto in eredità dai Tornabuoni; la tavola era “non curata” e posta in una brutta cornice; durante tutto il tempo che gli appartenne fu “intatta da restauri”, come quando ne era venuto in possesso. Non lo attribuisce direttamente, ma fa capire di credere (o almeno sembra sperarlo senza ammetterlo, come di cosa troppo grande) che sia opera di Leonardo, il quale vi avrebbe ritratto Ginevra de’ Benci prima del 1483: la stessa donna che, secondo il collezionista, appare nella Visitazione del Ghirlandaio in Santa Maria Novella. Dalle parole del ROSINI si deve pensare che sia dovuta a lui la cornice che ancora oggi accompagna il dipinto – i motivi del bordo esterno, nel loro stile impero intrise di qualche vena romantica, si addicono ai primi decenni dell’Ottocento, epoca in cui ROSINI deve aver acquistato il ritratto -, mentre alcune ridipinture dovrebbero averle fatte eseguire Jean-Baptiste o Louis Claude Carrand, successivi proprietari. Appena passato al Bargello grazie alla donazione di Louis il dipinto è inventariato da SOLENNE (1888) e da FERRI (1889) come “Un ritratto in profilo di Donna dipinto su tavola. Scuola del Botticelli con cornice moderna dorata. Epoca incerta”, mentre già Umberto ROSSI (1890) vi “ravvisa la maniera del Ghirlandaio”; “lavoro assai mediocre e di dubbia antiquità” è invece per RIDOLFI (1890-1900), che vi riconosce il ritratto di Giovanna degli Albizi. SUPINO (1898) mostra di conoscere la provenienza da ROSINI e la sua attribuzione, ma preferisce mantenere il dipinto alla “scuola toscana del sec.XV”; la CRUTTWELL (1908) segue ROSSI per la “scuola del Ghirlandaio”, ma non identifica l’effigiata, pur conoscendo l’ipotesi di ROSINI; anche KUPPERS (1916) dà l’opera ad un seguace del Ghirlandaio. Più incisivamente Géza DE FRANCOVICH (1927) pensa ad un “seguace di Sebastiano Mainardi” notando però i ritocchi posteriori , “anche nel contorno”, e riferisce i passaggi di proprietà del dipinto; dopo la morte del Rosini, Carrand lo acquistò a Pisa. Secondo lo studioso ungherese l’effigiata è Giovanna degli Albizi, attraverso un confronto con il ritratto del Kaiser Friedrich Museum di Berlino che lui pensa raffigurare Giovanna, sebbene ipoteticamente e con qualche differenza dovuta alla diversa età della ed in parte al fatto che il ritratto di Berlino è proprio del Mainardi. Il paragone è accettato da VAN MARLE (1927), che però non concorda sull’effigiata (non è certo che i due dipinti raffigurino la stessa persona) ed attribuisce a Sebastiano il ritratto Carrand (“it is surely a work from the hand of Mainardi”): trova i due quadri un po’ monotoni, ma tecnicamente assai validi, anche se quello del Bargello ha subito un notevole restauro. Tranne che dalle schede dattiloscritte della collezione Carrand (anonime, ma basate su note di SUPINO riviste nel primo dopoguerra dall’allora direttore del Bargello Filippo ROSSI, com.or.del caposervizio del museo, Moscadelli), che assegnano il nostro dipinto alla “scuola toscana del sec.XV riportando la storia di ROSINI e Leonardo, la proposta di VAN MARLE è accettata da tutta la critica successiva: BERENSON (1932, 1936 e 1963) non si pronuncia però sull’identità dell’effigiata, così come Filippo ROSSI (1938) e la COLLOBI RAGGHIANTI (1949), la quale riferisce che SUPINO vi vede “erroneamente” Giovanna degli Albizi. Il dipinto ha partecipato alla mostra di Palazzo Strozzi per il cinquecentenario della nascita di Lorenzo il Magnifico (1949) ed a quella per i cento anni dell’acquisizione della collezione Carrand (1989, museo del Bargello). Solo nella didascalia della foto Alinari l’opera è assegnata ad un’epoca diversa: “Ritratto di donna creduta Giovanna degli Albizi (Scuola toscana, XVI secolo)”. Per quanto riguarda l’autore del dipinto, un esame agli infrarossi potrebbe rivelare l’estensione dei ritocchi permettendo una lettura più vera dell’opera, e confermare forse l’attribuzione al Mainardi: allo stato attuale ci sono alcuni elementi di dubbio. Il fondo scuro, per esempio, è completamente estraneo al gusto di Sebastiano, che ambienta sempre i suoi ritratti, ma potrebbe essere stato ridipinto su quello originario; vi è un’altra particolarità, non imputabile ai ritocchi, non comune al Mainardi: la posizione in profilo del modello, quando Sebastiano preferisce impostarlo di tre quarti (Lorenzo Tornabuoni, Berlino, Kaiser Friedrich Museum; Ritratto di cardinale, allo stesso museo; due Ritratti femminili, alla National Gallery di Londra ed ad Altenburg, Lindensu Museum); [continua nelle Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130774
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2030
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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