Uomini d'arme assaliti dalle fiere. paesaggio con cavalieri

dipinto, post 1450 - ante 1499

Dipinto a tempera su tavola raffigurante due cavalieri e sette uomini d'arme appiedati in fuga, attaccati da animali selvaggi. La cornice è in legno dipinto di marrone

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Jacopo Del Sellaio (maniera): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La piccola tavola fa pendant con un’altra della Collezione Carrand2031 C, ed ha ricevuto attribuzioni a scuole diverse: gli inventari SOLENNE (1888) e FERRI (1889) la intitolano Caccia all’orso datandola al sec.XIV senza precisarne l’ambito, mentre SUPINO (1898) per primo la definisce di “scuola senese del sec.XV” seguito dalla CRUTTWELL (1908) (Hunt of Wild Beasts), da Filippo ROSSI (1938) e dalle schede dattiloscritte della collezione Carrand (anonime, ma basate su note di SUPINO riviste da F.ROSSI nel primo dopoguerra come direttore del Bargello; com.or.del caposervizio del museo, Moscadelli): nella scheda relativa al nostro dipinto non vi è alcuna attribuzione, ma il n.2021 C, sicuramente della stessa mano, è dato alla “scuola senese del sec.XV”; nella scheda si fa anche riferimento ad un restauro eseguito dal “pittore Bisi” nel 1949-50. Anche le didascalie a stampa delle foto Alinari e Brogi riportano la stessa attribuzione, segnata a lapis in tedesco nella foto a colori dal Kunsthistorisches Institut di Firenze (“Sienesische, 15. Jh.”). Il piccolo dipinto ha partecipato a varie mostre, di cui purtroppo non abbiamo notizie dettagliate: di alcune non esistono i cataloghi e di altre, di cui oggi non è nota la struttura di esposizione, non è possibile rintracciare notizie (com.or.di Renato Moscatelli, caposervizio del Bargello); lo stesso museo del Bargello non possiede questi cataloghi, quando anche venivano fatti, e così è per il fornitissimo Kunsthistorisches Institut di Firenze. Alla mostra più recente, per il centenario della donazione di Louis Claude Carrand al Bargello di tutta la collezione raccolta da suo padre Jean-Baptiste e da lui stesso (1989), il nostro dipinto non è stato incluso in catalogo, ma è stato egualmente esposto con l’attribuzione ad un “ignoto artista fiorentino”. Le sue ridotte dimensioni rendono difficile la possibilità che potesse far parte di un cassone, ed infatti l’ipotesi non è mai stata avanzata dalla critica che si è anche trovata d’accordo sul soggetto; tuttavia non sappiamo se il dipinto raffiguri veramente una caccia, perché tutti gli uomini indossano elmi, i cavalieri hanno un’armatura completa e quasi tutti gli armigeri a piedi portano lo scudo e vestono corazze o cotto d’armi; c’è un levriero, tipico cane quattrocentesco da caccia, che però non veniva usato da solo: i cani formavano una vera e propria muta a cui si accompagnavano spesso uno o più falconi. Gli uomini sembrano piuttosto reduci da una battaglia o da un assedio, come quello rappresentato nel pendant del nostro dipinto; in questo caso come si spiegano il lupo ed i due orsi? Molti personaggi gridano, e l’atteggiamento generale sembra di fuga piuttosto che di inseguimento: credo che la scena vada letta in rapporto al già citato Assedio, dove infatti gli ultimi due uomini a destra si avviano correndo e gridando “oltre la fine del quadro”, per così dire, come fossero un trait-d’union fra le due scene. Tra i due dipinti doveva esserci uno spazio neutro (cornice, superficie in legno o in altro materiale), perché il paesaggio non combacia: facevano forse parte di un mobile o di un qualcosa di simile? Possono anche raffigurare un fatto realmente accaduto, una battaglia preceduta dall’assedio ad un borgo murato non lontano da un fiume e da un bosco abbastanza folto da capitare orsi e lupi. Riguardo all’autore, si notano addirittura echi perugineschi in alcune figure (per esempio nel nostro dipinto l’uomo in corsa accanto al cavallo scuro), combinati con motivi caratteristici della cerchia di Jacopo del Sellaio: due parti di un cassone attribuitogli da BERENSON ed oggi perduto (“mi si dice sia andato perduto in mare”, Quadri senza casa. Quattrocento fiorentino, in “Dedalo”, XII, 1932, pag.837 e fig. pp.840-841), con Tarquinio e Tanaquilla che entrano in Roma, hanno gli stessi alberetti a cespuglio dipinti a piccoli tocchi di pennello e sparsi qua e là, i lembi frastagliati di terra che si allungano nell’acque e l’atmosfera che si frappone ai colli sull’altra riva suggerendo la lontananza e l’orizzonte; alcune differenze, come una maggiore accuratezza nell’esecuzione, il diverso modo di dipingere criniere e code dei cavalli e la caratteristica di Jacopo di spargere sul terreno sassi, ciuffi d’erba od altro, non si ripetono nel dipinto del Bargello. Quest’ultima particolarità appare anche in altri cassoni di Jacopo del Sellaio, dove però ritornano i lembi di terra con gli strani monti sfrangiati, il paesaggio che allontana e certi atteggiamenti “botticelliani” delle figure: raffigurano la Storia di Amore e Psiche (Amsterdam, collezione E.Troehl), la Storia di Orfeo ed Euridice (Kiev, Museum) e Giulio Cesare avvertito della sua uccisione (Berlino, Staatliche Museen) (tutti pubblicati in B.BERENSON, Italian Pictures of the Renaissance. Fiorentine School, London 1963, vol.II, rispettivamente tavv.1105-1106, 1107-1\108 e 1110). [continua nelle Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130767
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2020
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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