Noli me tangere. apparizione di Cristo risorto a Santa Maria Maddalena

scomparto di polittico, post 1327 - ante 1335

Tavola con cuspide mistilinea e carpenteria modanata

  • OGGETTO scomparto di polittico
  • ATTRIBUZIONI Maestro Del Codice Di San Giorgio (notizie 1310-1340)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Lorenzetti Ambrogio
    Ambito Avignonese
    Ambito Romano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa tavola, insieme al numero Carrand 2018, doveva far parte di un complesso piò vasto la cui identità divide la critica: un polittico di cui sarebbero state le cuspidi (Gerspach 1904; Venturi 1907), oppure pannelli di una complessa pala (De Nicola 1906; Crutwell 1908) o infine un piccolo polittico portatile per devozione privata (Marcucci 1965; Zeri-Gardner 1980; Boskovits 1984); le parti mancanti sono state individuate principalmente nella Crocifissione e nella Lamentazione oggi ai Cloisters del MET di New York, cui alcuni critici aggiungono la Madonna in Trono del Louvre. Per quanto riguarda l'autore delle tavole del Bargello, da un primo orientamento verso l'ambito senese e Ambrogio Lorenzetti (Supino; Gerspach; Reinach; Cruttwell; Benson) o un ignoto seguace di Simone Martini ha preso sempre più consistenza la proposta di assegnarle al Maestro del Codice di S. Giorgio, che trae il nome dal volume dai lui illustrato del Missorium Libri et Sancti Georgii Martyris Historia, scritta dal cardinale Jacopo Stefaneschi e oggi alla Biblioteca Vaticana. L'ipotesi avanzata da De Nicola (1906) che però ritiene il maestro un diretto seguace di Simone Martini attento alle forme francesi, è stata quasi unanimemente accettata dalla critica, ma non così l'ambiente culturale dell'autore: senese per Toesca (1951) con influenze avignonesi e non ancora influenzato dai giotteschi verso cui guarderà più tardi; molto influenzato dai maestri toscani e in particolare da Bernardo Daddi con il piccolo trittico del Bigallo (1333) e le Storie di S. Domenico (1338) per Dal Poggetto (1967); vicino a Giotto, anzi del suo seguito per Bologna (1969), contrario all'accostamento con le tavole del MET e del Louvre; senza dubbio fiorentino per il Volpe (1951). Proposta quest'ultima accolta più di recente da Howett (1968, 1976), Bellosi (1982) e Boskovits (1984). La Ciardi Dupré ribadisce per le tavole una committenza da parte del cardinale Stefaneschi e una origine romana dell'artista. Le tavole vengono generalmente datate intorno al 1330. Accanto alla salda volumetria, al peso spaziale delle figure che rievocano la formazione fiorentina dell'autore vi sono particolari trattati con un'attenzione e una leggerezza miniaturistica. Attualmente gli studiosi sono propensi a vedere le due tavole del Bargello come un complesso a sé stante rispetto alle altre tavole citate dal maestro. Le più recenti indicazioni della critica vedono nel Maestro del Codice di San Giorgio un artista fiorentino formatosi su Lippo di Benivieni e il Maestro di S. Martino alla Palma arricchitosi nella maturità con l'influsso della raffinata pittura avignonese. In questo ambiente sarebbero nate le due tavolette Carrand
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130741
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2017
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2004
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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