lapidazione di Santo Stefano

dipinto, 1621 - 1621

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 400 cm
    Larghezza: 230 cm
  • ATTRIBUZIONI Tarchiani Filippo (1576/ 1645)
  • LOCALIZZAZIONE Capraia e Limite (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, firmata e datata, già citata dalla Gregori nel 1962, è venuta ad arricchire il catalogo poco nutrito di Filippo Tarchiani, nato a Castello, intorno al 1570, allievo prima del Ciampelli e poi del Pagani. Il soggetto e la composizione alludono al Martirio di Santo Stefano del Cigoli (1597): e il riferimento non è privo di significato per la compresione del diverso momento culturale che il quadro e l'arte di questo ed altri artisti della stessa generazione interpretano. L'alleggerimento nella disposizione delle masse e la chiarificazione ottenuta con un'esatta distribuzione di luce e di ombra sono la portata nuova del luminismo riformato dove la tradizione nuovamente riverdita, di Santi di Tito e del Passignano, la pulizia morale, la chiarezza formale verificata pur sempre nel disegno, vanto locale, si alleano tra il secondo e il terzo decennio del Seicento ai sussidi della perspicuità offerti dal nuovo lume, dai ritrovati della luce caravaggesca, dei valori, che qui venivano ad incontrarsi con le note tendenze locali. Infatti intorno al 1620 il rientro fiorentino di Anastasio Fontebuoni e con l'invito naturalistico di Artemisia Gentileschi, dello Honthorst e del Manfredi, il Tarchiani, già preparato dal precoce viaggio romano (1601-1607), da quest'opera in poi, costituisce, con pochi altri e primo di tutti Rutilio Manetti, il polo caravaggesco in Toscana. Nella preziosa altalena di lucidi bianchi e serice rosa e turchesi, nell'esatte comprensione spaziale sta la grande qualità di questa tela che si inserisce nel corpus del pittore fra il Paolo III prega Michelangelo di sospendere i lavori della Tomba di Giulio II, del 1617 in casa Buonarroti e, in mancanza di altri punti fermi, il Martirio di San Bartolomeo a San Bartolo a Padule, del 1628. Un recente restauro, consenguenze delle nuove prescrizioni liturgiche, ha alterato la struttura originale del pregevole altare tardo-barocco; è stata infatti distaccata la mensa dal dossale e si sono aggiunte le mensole provenienti dagli altari laterali ad uso di braccioli. La monumentale grandiosità dell'altare è dovuta al munifico intervento del Gran Duca Cosimo III ai lavori di restauro e ingrandimento intrapresi dal pievano Giuseppe Pistolesi nel 1714
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900075486A-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1977
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI in basso a destra - JUS [---] RI PI [---] AE [---] SUO F [---] CURAVIT A [---] MDCXXI PHILIPPUS TARCHIANIUS F - lettere capitali - a pennello -
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