Nell'intradosso della monofora murata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Bonaccorso Di Cino (notizie 1341)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Alesso D'andrea
  • LOCALIZZAZIONE Pistoia (PT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La monofora affrescata faceva parte dell'antica Cappella di San Jacopo, demolita nel 1787 per liberare le prime due campate della navata destra della Cattedrale (cfr. Procacci, 1964, p. 244 e segg.). La finestra venne alla luce in seguito ai restauri del 1953 e gli affreschi, nascosti precocemente da antiche murature, si mostrarono subito in uno stato di conservazione perfetto. Nel 1379, infatti, quando sulla facciata della chiesa fu costruito un loggiato di tre arcate che andava ad integrare l'antico protiro ed a coprire la parte destra della facciata, si decise di chiudere la monofora. Nel XVIII secolo, tuttavia, quando il portico fu rialzato e il sopraportico fu reso acccessibile dal palazzo vescovile; l'antica finestra fu modificata con l'inserzione di un piccolo pulpito dal quale il vescovo poteva assistere ai riti della cappella. La monofora fu definitivamente richiusa nel 1839 (Rauty, 1981; v. I;p.150 e nota 40 e Doc. 127). Per la loro esecuzione, si pensò in un primo tempo, sula scia di annotazioni vasariane (Vasari - Milanesi, I, 1878, p. 142), a Stefano fiorentino, ma più precisamente, prendendo in considerazione un documento pubblicato da Ciampi (1810, p. 93 e segg.), si fecero i nomi di Alesso di Andrea e Bonaccorso di Cino che, il 3 gennaio 1347, intrapresero appunto i documentati lavori nella Cappella di San Jacopo. Il Procacci (1964, p. 253 e segg.), analizzando i documenti, nota come Bonaccorso di Cino dovette abbandonare il compagno quando la decorazione pittorica, iniziata senza dubbio dall'alto della Cappella, era scesa lungo le pareti fino a raggiungere la parte superiore della nostra monofora, lasciando la restante superficie a esclusiva disposizione di Alesso di Andrea. Stilisticamente, a suo avviso, il pittore si poteva considerare "un compagno di Maso .. sulla via di Nardo", un "fulgido anello di congiunzione" tra la prima e la seconda generazione dei maggiori pittori giotteschi. Nell'accrescere ulteriormente il corpus di opere, Boskovits (1970) colse nel presunto Alesso un indirizzo gotico che già sembrava anticipare "il gotico fiabesco e popolare di un Niccolò di Tommaso o del giovane Cenni di Francesco". All'interno del percorso dell'artista gli affreschi della Cappella di San Jacopo si collocavano, secondo lo studioso, in un momento di maggiore emancipazione dalle formule masesche, in cui si andava affermando la pittura dell'Orcagna. Millard Meiss (1971) ebbe modo di rendere ribaltare completamente la situazione attributiva: riconobbe infatti in Bonaccorso l'autore delle Virtù, dal momento che questi compare nei relativi documenti come unico autore del Giudizio Finale, affrescato nel Pellegrinaio nuovo della Misericordia e Dolce a Prato e già pubblicato nel 1964 sotto il nome di Alesso (Meiss; p.69, fig. 49-51). Importanti ragioni documentarie e stilistiche hanno quindi fatto assegnare a Bonaccorso tutto il corpus di opere fino ad allora individuato anche se non cambiava tuttavia la valutazione complessiva del pittore che qui raggiunge i suoi vertici espressivi nell'amalgama perfetta tra ricerche plastico-decorative e raffinatezze coloristiche
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900073598
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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