Sposalizio della Vergine. Sposalizio di Maria Vergine e i santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena

dipinto,

Dipinto a olio su tavola di formato centinato, conservato in cornice di legno intagliata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Francucci Innocenzo Detto Innocenzo Da Imola (1490 Ca./ 1545 Ca)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il sommo sacerdote, in piedi al centro della raffigurazione, con la mano destra benedice l'unione degli sposi e con l'altra accompagna il braccio della Vergine che riceve l'anello da San Giuseppe, recante la verga fiorita. Alla scena assistono San Giovanni Evangelista a sinistra, intento a scrivere il suo vangelo e Maria Maddalena a destra, con il vasetto di oli profumati. L'episodio sacro si staglia su un fondale architettonico costituito da una stretta conca, affiancata da due colonne e arricchito da una lampada dorata a cinque bracci, che pende dall'alto. L'opera è stata identificata con lo "Sposalizio della Vergine" che C. Malvasia (1678) segnalava, all'interno della vita di Innocenzo da Imola in "Felsina Pittrice", sull'altare della famiglia Fantuzzi, dietro il coro della chiesa di Santa Maria dei Servi a Bologna. Successivamente lo stesso Malvasia (1686) tornava a menzionare la tavola, all'interno della medesima chiesa, ma sull'altare della famiglia Biasi, da cui, a seguito delle soppressioni napoleoniche, sarebbe stata venduta a un membro della famiglia bolognese Bianchetti e da questi ceduta all'estero. L'opera è forse identificabile con quella, di medesimo soggetto, segnalata nella collezione dell'Earl of Caledon in Inghilterra a metà Ottocento (cfr. G.F. Waagen, "Treasures of art in Great Britain", London 1857, IV, p. 149). La tavola, comunque rientrata in Italia nel secolo scorso, è stata riconosciuta da Emilio Negro in una raccolta privata ed acquistata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1996, su segnalazione della Galleria Antiquaria Morosini di Padova. L'attribuzione a Innocenzo da Imola e l'identificazione con la tavola dei Servi di Bologna è stata confermata, al momento dell'acquisto da parte della Fondazione forlivese, dagli studiosi Giordano Viroli, Ugo Ruggeri e Andrea Emiliani. La descrizione che dava Malvasia della figura della Vergine che, " con tanta modestia porgendo la mano all'anello, volge dall'altra parte vergognosa il capo" (Malvasia 1841, I, p. 119) e il fatto che l'opera dei Servi sia l'unico Sposalizio della Vergine del Francucci attestato dalle fonti, sembra del resto fugare ogni dubbio. L'esecuzione dell'opera è ascritta all'attività giovanile di Innocenzo da Imola (1520-25 ca) che, dopo aver frequentato a Bologna la scuola di Francesco Francia, è ricordato da Vasari a Firenze presso Mariotto Albertinelli, tra il 1506 e il 1507. Il contatto con la cultura raffaellesca maturato prima a Firenze, nella cerchia dell'Albertinelli, poi a Bologna, grazie alla visione diretta delle opere del Sanzio, indirizzerà definitivamente il suo stile verso un classicismo del tutto peculiare e immediatamente riconoscibile, caratterizzato da forme aggraziate e rifinite, fisionomie eleganti e dolci e un cromatismo brillante, arricchito dall'utilizzo di preziosi cangianti. Tali elementi, riscontrabili anche nella tavola in esame, permetteranno al Francucci, una volta tornato a Bologna nel 1517, di inserirsi con grande successo nel panorama artistico felsineo tra gli anni Venti e Quaranta del XVI secolo. Il tema iconografico dello Sposalizio della Vergine non è menzionato nei Vangeli canonici, ma risale all'apocrifo "Libro di Giovanni", in cui si narra di come Giuseppe fu scelto come sposo di Maria, tra gli altri pretendenti, grazie alla miracolosa fioritura di una verga, interpretata quale segno divino. La presenza nel dipinto in esame di San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, estranei al contesto della narrazione sacra, potrebbe forse aiutare nella ricostruzione dell'origine del dipinto, rimandando verosimilmente ai nomi di qualche esponente della famiglia che lo commissionò
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690211
  • NUMERO D'INVENTARIO 01996001
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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