portone - a due battenti, opera isolata di Silvagni Carlo (secondo quarto XVIII)

portone a due battenti,

Il portale a due battenti è diviso in sei formelle rettangolari per parte, ornate con motivi rabescati, per lo più a intreccio, eseguiti a intarsio. La parte superiore è centinata e occupata da due semi-lunette raffiguranti le Stimmate di San Francesco d'Assisi e Santa Chiara

  • OGGETTO portone a due battenti
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio, intarsio, assemblaggio
    avorio/ intarsio
  • ATTRIBUZIONI Silvagni Carlo (doc. Xviii Sec)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Monastero di Santa Chiara
  • INDIRIZZO Via della Croce 16, Faenza (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il portale proviene dall'antico monastero di Santa Chiara in via Naviglio ed è stato collocato nel vestibolo del nucleo fondativo del nuovo monastero tardo ottocentesco, coincidente con l'ingresso dell'ex palazzo Rampi. Si tratta di una delle opere di maggior rilievo tra quelle che, a seguito delle soppressioni, le monache hanno portato con sé nella successiva sede. Come certifica l'iscrizione, essa si deve al faentino Carlo Silvagni, appartenente ad una famiglia di ebanisti proveniente da Lugo, ma del quale non si possiedono notizie specifiche. Il gusto rocaille è limitato alle decorazioni, peraltro piuttosto sobrie, delle formelle, contenute entro un'intelaiatura regolarmente scandita. La datazione al 1740, riportata nell'iscrizione, è stata chiarita da Lenzini (1994), dopo i fraintendimenti di Archi (1958) e Golfieri (1979), che avevano collocato la porta nel XVII secolo, mentre già Corbara nel 1950 aveva letto correttamente l'iscrizione. La realizzazione dell'opera si pone quindi nel contesto dei lavori di riedificazione della chiesa di via Naviglio condotti da Carlo Cesare Scaletta nei primi decenni del XVIII secolo. Secondo Lenzini le due raffigurazioni nella lunetta sommitale costituiscono "la parte più complessa e stilisticamente problematica", in quanto le vedute urbane inserite in un orizzonte prospettico, l'iconografia e i caratteri dell'intarsio rimandano a suo giudizio ad una cultura figurativa più antica, di matrice tardo cinquecentesca o di inizio Seicento. Secondo lo studioso non si può escludere che queste parti costituiscano pertanto un riutilizzo. Nel suo insieme, nondimeno, l'opera "costituisce un esempio di notevole qualità ed anche per le dimensioni, unica nell'ambito della tradizione lignaria locale" (Lenzini). Due iscrizioni del 1786 e del 1932 testimoniano interventi di restauro
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800687724
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ISCRIZIONI parte interna - CAROLVS SILVAGNI FECIT A DI 17/ LVGLIO. 1740/ DE FAVENTIE - Sangiorgi Franceco - capitale - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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