La Disfatta di Ezzelino da Romano. La Disfatta di Ezzelino da Romano

dipinto olio su tela, ca 1840 - ante 1856

Grande dipinto ad olio su tela che conserva ancora la cornice originale

  • OGGETTO dipinto olio su tela
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 300 cm
    Larghezza: 464 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • ATTRIBUZIONI Malatesta Adeodato (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense
  • LOCALIZZAZIONE Gallerie Estensi
  • INDIRIZZO Largo Porta Sant’Agostino, 337 - 41121 MODENA tel. 0594395727 - fax 059230196 pec: mbac-ga-esten@mailcert.beniculturali.it ga-esten@beniculturali.it, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’«Ezzelino», come più semplicemente viene chiamato questo dipinto, fu il grande capolavoro a cui fu legata la fama di Adeodato. È una vera e propria opera di culto nel panorama della pittura storica dell’Ottocento. La scena rappresenta la disfatta del tiranno, signore della Marca Trevigiana e acceso sostenitore dell’imperatore Federico II. Nel 1259 a Cassano d'Adda una lega di Comuni guelfi diede battaglia alle sue truppe e riuscì a prenderlo prigioniero. Ezzelino morì poco dopo rifiutando di farsi curare le ferite subite. Il tema, caro alla tradizione del Romanticismo, è espresso con sorprendente enfasi di inflessioni drammatiche ed emozionali, grazie anche alle studiatissime intensità cromatiche e all’uso sapiente di toni, luci ombre. La fortuna dell’«Ezzelino» fu immediata. Fu accolto con tripudio trionfale alla tradizionale rassegna di Brera del settembre 1856. La critica coeva individuò, nella disposizione dell’artista nell’impaginare il dato storico, una capacità di documentazione accesa da un temperamento poetico in grado di far rivivere la verosimiglianza dell’accaduto. L’esegeta più convinto fu Giuseppe Rovani che nella sua «Storia delle lettere e delle Arti» del 1858, al di là dei vertici magistrali della pittura e del disegno, interpretava l’importanza della rappresentazione alla luce di un significato morale che nell’opera affermava il trionfo finale della giustizia provvidenziale contro chi agisce facendosi beffe delle leggi e dell’umanità. La sua interpretazione faceva dell’opera il prototipo di una pittura di storia che si assumeva l’impegno di una missione civile. Il fulcro dell’opera ruota intorno all’immagine del feudatario disarcionato e sgomento, quasi un gladiatore morente, oramai braccato e deriso dai suoi nemici che lo attorniano. Sulla destra, a cavallo con in pugno l’elsa, irrompe Azzo VII d’Este. Il ruolo patriottico del pittore, vate dei destini della nuova nazione, fu sancito dalla premiazione all’esposizione fiorentina del 1861. Alla luce di questo ruolo, il nuovo governo dei Savoia impedì che il deposto Francesco V d’Este potesse portare l’opera a Vienna. Il Malatesta eseguì però una copia che fu accolta con viva soddisfazione dal principe modenese come testimonia una lettera del 25 aprile 1873 (Lettere all’artista…, p. 157). Bibliografia Ferdinando Asioli, Adeodato Malatesta : notizie biografiche e artistiche ordinate e annotate a cura di Giovanni Canevazzi, P. Toschi, Modena, 1905; Rodolfo Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, Cosmopolita, Roma, 1945, p. 79, n. 160; F. Mazzocca in Adeodato Malatesta (1806-1891)- Modelli d'arte e di devozione, catalogo della mostra (18 aprile-14 giugno 1998, Modena, Foro Boario, Reggio Emilia, Convento di S. Domenico Modena) Milano 1998, p. 169-172
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800676909
  • NUMERO D'INVENTARIO R.C.G.E. n. 496
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE GALLERIA ESTENSE
  • DATA DI COMPILAZIONE 2019
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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