San Giovanni Battista. San Giovanni Battista

dipinto ciclo decorativo, ca 1558 - ca 1561

Dipinto ad olio su tela con la raffigurazione di S. Giovanni Battista. Alt.m. 2,46x1,19,5. Cornice dorata

  • OGGETTO dipinto ciclo decorativo
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
  • ATTRIBUZIONI Caliari Paolo Detto Veronese (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense - Palazzo dei Musei Modena
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Musei
  • INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1557, a Venezia, su progetto di Jacopo Sansovino, fu ristrutturata la chiesa di San Geminiano. In tale contesto padre Benedetto Manzini commissionò, nel 1560, un monumentale organo la cui decorazione delle ante fu affidata a Paolo Caliari. Sono questi gli anni in cui l’artista si trasferisce definitivamente a Venezia e in cui inizia una svolta stilistica che risente dell’influenza manieristica dei modelli mantovani di Giulio Romano. Il Veronese realizza qui una serie di imponenti figure di santi, con pennellate fluide e luminescenti, che favoriscono lo scambio costruttivo tra colore e luce e che sembrano rimandare ai due Filosofi , dipinti sempre nel 1560, per la Sala d’oro della Libreria Marciana. Si impone ora, nelle sue opere, l’elemento scenografico, quello che porta l’autore a inserire i santi entro un’ampia e fastosa collocazione. La maestosa tela con il Battista delinea un corpo statuario imponente, scultoreo e atletico. Interessante appare l’espediente illusionistico nella figura dell’agnello ai piedi del san Giovanni, la cui zampa fuoriesce dalla nicchia e si porge verso lo spettatore: evidente l’intenzione, da parte dell’artista, di mostrare la propria capacità di esaltare, illusionisticamente, la terza dimensione. La spiccata valenza plastica del dispositivo prospettico si realizza anche nello scorcio del piede del santo che sporge verso lo spettatore e crea analoghi effetti di inganno ottico. Il San Giovanni e il San Menna, che si inseriva nell’altra portella interna del trionfale complesso pittorico decorativo, costituiscono due autentici capolavori, testimonianze visive della gioia del dipingere e della felicità creativa connaturate all’artista. L’immagine del Battista – fiero e sicuro del suo ruolo di precursore del Messia – faceva da contrappunto a un san Menna, racchiuso in una armatura baluginante di effetti luministici nell’anta di destra. Ad ante chiuse si osservavano invece i santi Geminiano e Severo. L’artista ha raggiunto ormai un punto autonomo di poesia figurativa., dove le immagini lasciano trasparire un sentimento solare, sfolgorante di luce e riscaldato dalla forza del colore. Siamo davanti a un classicismo riscattato dalle esperienze romaniste e corroborato da un realismo tipicamente veneziano. Nel 1807 l'edificio ecclesiastico che custodiva le opere in questione fu demolito e le tele presero strade diverse. "I santi Vescovi Geminiano e Severo", entrati a far parte delle collezioni imperiali asburgiche, furono spediti nel 1836 a Vienna, per poi essere assegnati alla Galleria Estense nel 1919 (data di registrazione nell'inventario R.C.G.E. della Galleria: 12 marzo 1926). Il "San Giovanni Battista" entrò anch'esso a far parte delle collezioni imperiali asburgiche, e venne trasportato prima nella Villa imperiale di Stra, poi al Palazzo Reale di Milano, dove era conservato nella chiesa di corte di San Gottardo, per passare finalmente alla Galleria Estense nel 1924. Il "San Menna" invece fu portato nei depositi dell'Accademia di Venezia e fu consegnato, nel 1811, per ordine ministeriale, unitamente ad altre cinque opere (Inv. nn. 200; 205; 239; 397; 433), all'Accademia di Belle Arti di Modena, a risarcimento di cinque quadri appartenenti alle raccolte ducali, donati dal commissario francese Garreau allo stesso Istituto d'arte modenese nel 1796, durante il governo napoleonico. Ricorda il Venturi (1882, pp. 379-80) che quest’ultimo dipinto fosse stato male accolto dagli Accademici di Modena, che avevano sperato di ricevere una differente opera del Veronese: la "Santa Cristina sollecitata all'adorazione degli idoli". Bibliografia Serafino Ricci, La R. Galleria Estense di Modena. Parte I. La Pinacoteca, Orlandini, Modena, 1925, pp. 80-83 n. 191, fig. 32 p. 81. Emma Zocca, La reale Galleria Estense di Modena, Roma, 1933, p. 10, fig. p. 45. Rodolfo Pallucchini, I dipinti della Galleria Estense di Modena, Cosmopolita, Roma, 1945, pp. 177-178 n. 407. Augusta Ghidiglia Quintavalle, La Galleria Estense di Modena, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1967, fig. p. 47. Augusta Ghidiglia Quintavalle, La Galleria Estense di Modena, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1967, p. 14. La Galleria Estense di Modena: guida illustrata, Nuova Alfa, Bologna, 1987, pp. 100-102. Jadranka Bentini, Pittura veneta nelle raccolte estensi di Modena, in La pittura veneta negli stati estensi, a cura di Jadranka Bentini, Sergio Marinelli, Angelo Mazza, Banco popolare di Verona, Banco S. Geminiano e S. Prospero, Verona, 1996, fig. 27. Maria Grazia Bernardini, La Galleria Estense di Modena. Guida storico-artistica, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2006, p. 56 n. 21. Paolo Veronese. L'illusione della realtà, Catalogo della mostra (Londra, The National Gallery, 19 marzo – 15 giugno 2014; Verona, Palazzo della Gran Guardia, 5 luglio – 5 ottobre 2014), Electa, Milano, 2014, pp. 132-135 n. 2.6a-c. Davide Gasparotto, Dal collezionismo principesco al museo pubblico. La Galleria Estense d
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800675948
  • NUMERO D'INVENTARIO Inventario R.C.G.E. n. 4188
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE GALLERIA ESTENSE
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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