Compianto sul Cristo Morto

dipinto, ca 1781 - 1809

Grande tela non ultimata, con la rappresentazione della scena del Compianto su Cristo morto; a fianco del gruppo centrale, con i canonici personaggi, un gruppo di donne dolenti, alla sinistra e due figure maschili sulla destra

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 290 cm
    Larghezza: 394 cm
  • ATTRIBUZIONI Callani Gaetano (1736/ 1809)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto - di cui solo il gruppo centrale appare ultimato, mentre quelli laterali sono ad uno stadio di abbozzo - assume, nella vasta produzione di Callani, il valore di un testamento estetico. Proprio nella sua incompiutezza il lavoro rivela il faticoso tentativo di un compendio artistico definitivo, l'esigenza, forse mai pienamente soddisfatta, di approdare, da parte dell'autore, ad una summa della propria pluralistica cultura. Un intento di sintesi non facile da realizzare, ma che in fondo rappresenta il file rouge dell'arte callaniana, in cui il neoclassicismo, così precocemente espresso nelle Beatitudini per la chiesa di S. Antonio (1764) e poi alimentato durante il soggiorno milanese e quello romano, non potrà mai ripudiare “il motivo della grazia”, né essere immemore della grande tradizione parmense cinquecentesca e neanche evitare il fascino di altre suggestioni del passato. L'esito di questo sincretismo è un linguaggio assolutamente personale, non sempre convincente, che trova coerenza nella volontà di esprimere in forme aggiornate gli ideali di una spiritualità cristiana profondamente sentita e tenacemente protetta dagli affondi del razionalismo classicista: per Callani la bellezza classica è un valore formale con cui rinnovare una tradizione mai smentita. Davvero calzante l'espressione, quasi un ossimoro, con cui Riccomini, con la consueta acutezza linguistica, definisce l'assunto dell'arte callaniana: neoclassicismo cattolico (Riccomini 1979). Rimanendo al Compianto, nelle puntuali e preziosissime note biografiche dedicate al pittore, Scarabelli afferma che l'opera fu commissionata dal Duca Don Ferdinando di Borbone all'epoca del soggiorno romano dell'artista (Scarabelli Zunti E., Memorie intorno alla vita di Gaetano Callani, ms.116, fine XIX sec., archivio SPSAE), tesi questa unanimamente condivisa dalla bibliografia successiva, che ignora invece quanto aveva sostenuto il Bertoluzzi (Bertoluzzi G., Cenni intorno ad alcuni artisti specialmente parmigiani, ms.1106, 1820 ca., Biblioteca Palatina di Parma, c.308 v., 309 r.): per lo studioso la tela sarebbe stata messa in opera per iniziativa di Callani stesso, con l'intento di farne dono all'Accademia, com'era consuetudine, in occasione della sua nomina a Consigliere con voto. Comunque sia, l'avvio del lavoro rimane assegnato al periodo del soggiorno romano che, sia detto per inciso, deve forse considerarsi protratto oltre al 1786, anno in genere indicato come termine ultimo, perché se è vero che esso ebbe inizio nel 1781 e durò sette anni come riporta lo Scarabelli, il rientro a Parma deve posticiparsi al 1788 (e in effetti la presenza di Callani alle sedute accademiche diviene costante a partire dal giugno di quell'anno, cfr. Colla 2000, p. 246). I numerosi disegni conservati sia presso la Biblioteca Palatina che nel Gabinetto degli Uffizi danno conto, fin dalla fase progettuale, di un lavoro lungamente meditato, che stenterà peraltro a definirsi anche nell'esito pittorico. Iniziato a Roma, il dipinto fu ripreso a Parma solo attorno al 1796 e portato avanti con estrema lentezza e numerose interruzioni, dovute anche alla necessità (o volontà) di corrispondere ad altre commissioni. Alla morte dell'artista, nel novembre del 1809, il Compianto di Cristo rimaneva incompiuto nel suo studio. Nell'Inventario del 1852 (Inventario generale delle opere di Pittura, Scultura e Architettura sia antiche che moderne appartenenti allo Stato parmense custodite e conservate nelle pubbliche Gallerie in Parma, ms., archivio SPSAE), in una nota apposta alla registrazione del dipinto di Callani, si specifica che esso “fu lasciato per testamento all'Accademia da suo figlio Francesco”, che sappiamo morto nel 1844. Si deve dunque dedurre che il lavoro, trovato incompiuto nello studio privato del pittore (in Borgo S. Giovanni) e di lì passato agli eredi, sia entrato in Accademia a ridosso di quell'anno. Puntualmente schedato negli Inventari conservati successivi a quella data (1852, 1870, 1874), esso non compare nel Catalogo della Regia Pinacoteca di Luigi Pigorini (1887), né è menzionato negli atti formali che nel 1893 sancirono i definitivi passaggi reciproci tra la Pinacoteca stessa, ormai autonoma, e il neonato Regio Istituto di Belle Arti, che dal 1877 aveva ereditato l'impegno didattico di un'Accademia destinata a diventare solo memoria di un prestigioso passato. (Elenco dei dipinti...23 agosto 1893, ms.,archivio SPSAE). La mancata registrazione del Compianto del Callani negli anni cruciali che videro la separazione della realtà didattica da quella museale, fa pensare a una sua collocazione, come dire, defilata; la tela era probabilmente appesa in qualche aula didattica o locale di servizio, se non addirittura relegata nei depositi (Pellegri 1979, p. 51): in uno spazio comunque non espositivo dell'Accademia, divenuto di pertinenza dell'istituto scolastico, a cui di fatto l'opera fu lasciat
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800447012
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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