Ritratto di Giuseppe Campori

dipinto, post 1838 - post 1838

Ritratto di uomo a mezza figura con abito nero e camicia bianca. Al petto porta una medaglia ovale con al centro un'aquila appesa a un nastro bianco (medaglia del collegio). Nella mano destra tiene un libro chiuso, mentre la mano sinistra è infilata nella tasca della giacca. Accanto a lui sulla sinistra un tavolo su cui sono appoggiati altri libri, mentre alle sue spalle a destra, una lavagna con figure geometriche disegnate. Sullo sfondo una tenda verde

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 116 cm
    Larghezza: 89 cm
  • ATTRIBUZIONI Girotti Luigi (notizie 1822-1838): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto ha notevole valore documentario. Nato a Modena il 17 gennaio 1821 dal marchese Carlo Campori e dalla contessa Marianna, figlia del conte Carlo Bulgarini di Mantova e Ginevra Visconti, Giuseppe Campori (1821 - 1887) fu terzogenito 4 fratelli (Cesare, Giovanna, Giuseppe, Francesco), Nobile del S.R.I., Patrizio di Modena e Cremona, Patrizio di Bologna. Nel 1829 entrò come convittore nel Collegio S. Carlo di Modena, dove già si trovava da cinque anni suo fratello Cesare, facendovi il consueto corso di studi: ebbe fra i suoi maestri il letterato G. Riva e il celebre fisico S. Marianini, allievo di Volta. Fu eletto Principe di Scienze e Principe di Belle Arti nel 1838. Uscito dal collegio, nel 1839 fece un viaggio a Roma e a Napoli, dove visitò il filosofo P. Galluppi. Nel 1842 il padre lo mise al seguito dell'arciduca Massimiliano d'Austria-Este, fratello del duca Francesco IV, e trascorse otto mesi nel palazzo di quello a Vienna. La convivenza con un tale personaggio, che Giuseppe Campori definì "un monaco inquisitore sotto la clamide del Gran Maestro e dell'Arciduca", retrivo e ostile a ogni idea di libertà, contribuì forse ad accentuare, per contrasto, la propensione di Campori per gli ideali patriottici e liberali. Lasciato il servizio dell'arciduca, poté finalmente dedicarsi agli studi e nel 1844 pubblicò sulla "Strenna modenese" il suo articolo "Delle opere di pittori modenesi che si conservano nell'imperiale Galleria del belvedere di Vienna". Fu questo il primo di una lunga serie di lavori che egli dedicò alla storia dell'arte, concepita come raccolta di notizie sulla vita e l'ambiente degli artisti e di dati, più spesso esteriori, relativi alle loro opere. Nei frequenti soggiorni a Firenze, da lui considerata come una seconda patria, Giuseppe fu assiduo frequentatore del gabinetto di lettura di Vieusseux, il quale, nonostante la differenza d'età, conservò per lui cordiali rapporti di amicizia fino alla morte e si fece tramite di amicizie con numerosi uomini di cultura del tempo. Nel 1846 Giuseppe Campori cominciò a collaborare con l'"Archivio Storico Italiano" e nel 1855 pubblicò forse la sua opera più meritevole, un catalogo storico corredato da documenti inediti su "Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi". Nello stesso anno fece un viaggio in Francia e in Inghilterra, ma colto da una grave malattia di petto, dei cui postumi soffrì per tutta la vita, dovette ritornare in patria. Nel 1857 era a Pisa, per il suo clima mite, poi, nel 1858, fece ritorno a Firenze ma ebbe una ricaduta che gli impedì di partecipare attivamente agli avvenimenti del 1859. Ciò nonostante, essendo uno dei pochi patrizi modenesi di opinioni liberali, fu eletto, subito dopo l'annessione di Modena allo Stato Sabaudo (14 marzo 1860), a rappresentare il primo collegio della città nella VII legislatura. Nell'ottobre del 1864 fu eletto sindaco di Modena, ma le sue precarie condizioni di salute lo costrinsero alle dimissioni solo due anni dopo. Da allora dedicò il resto della vita alle sue passioni di letterato, erudito e collezionista e la maggior parte della sua attività alle principali istituzioni culturali cittadine: alla Deputazione di Storia Patria e all'Accademia di scienze, lettere ed arti, delle quali fu presidente a partire dal 1874. L'apertura al pubblico dell'Archivio Estense aveva dato grande e rinnovato impulso ai suoi studi e nel 1866 pubblicò le "Lettere artistiche inedite". Nel 1870 uscì la sua "Raccolta di cataloghi e inventari inediti di quadri, statue, disegni, bronzi, ecc... dal sec. XV al sec. XIX", un volume di oltre 700 pagine che costituisce ancora oggi una preziosa opera di consultazione per gli studiosi d'arte. Nell'ultimo quindicennio della sua vita collaborò con numerose riviste culturali italiane e pubblicò molti contributi, dimostrando una ricchezza di erudizione in tutto degna della tradizione muratoriana e tiraboschiana. Morì a Modena il 19 luglio 1887, lasciando alle principali istituzioni cittadine tutto il suo patrimonio di collezionista: una importante quadreria, una raccolta di oltre cinquemila codici e manoscritti, la sua collezione di oltre centomila lettere autografe di personaggi illustri, molti libri d'arte ed epistolari a stampa. Il ritratto è opera di Luigi Girotti, professore alla Scuola di Pittura e Miniatura dell'Accademia interna, modesto pittore richiamato ad una maggiore attenzione nell'effigiare i convittori dallo stesso Consiglio del Collegio (Martinelli Braglia in Benati-Peruzzi 1991, p. 259)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438889
  • NUMERO D'INVENTARIO 0553
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI in basso - SIG. MAR(CHESE) GIUSEPPE CAMPORI/ DI MODENA PRINCIPE DI/ SCIENZE ED ARTI/ LANNO 1838 - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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