ancona - bottega modenese (sec. XVII)

ancona 1680 - 1690

L'ancona è costituita da marmi diversi: zandobbio, nembro, portoro, nero marquinia e marmo bianco di Carrara. La base è in nembro con zoccolo in pietra di Lissinia. All'interno delle specchiature in portoro nella base: a sinistra, un TAO a cui si avvolge un serpente con un cartigli; e a destra un tronchetto fiorito, le cui radici hanno la forma di serpenti e altri mostri che lottano, circondato da un cartiglio L'alzata ha struttura in nembro con specchiature in portoro. L'alzata è spartita da quattro lesene con cornice in nembro e sezione interna in portoro, alla cui base si trovano rigonfiamenti simili a volute scanalate. Tra le lesene si trovano due candelabre (a dx e sx del crocifisso) in marmo bianco di Carrara raffiguarnti strumenti della Passione. Al centro si trova una nicchia che ospita il crocifisso. Il fastigio tripartito riporta al centro un timpano su cui siedono due angioletti in stucco. Al centro della cimasa l'immagine dipinta di Cristo incorniciata da medaglioni con all'interno istrizione latina. Il Timpano centrale tringolare è sorretto da due lesene in marmo di Carrara decorate con volute e cherubini. Ai lati due cimase riportanti al centro un globo crociato (SX) e un cuore (DX). Il timpano centrale è sormontato da una croce in legno dorato. L'ancona è a for

  • OGGETTO ancona
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara
    portoro
    Stucco
  • MISURE Altezza: 785 cm
    Larghezza: 615 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Modenese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Carlo
  • INDIRIZZO via S. Carlo, 7, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare del Crocifisso si configura come un'opera del tutto particolare non tanto nel disegno, affine a quello degli altri altari della chiesa anche se arricchito da un ornato più insistito, quanto nella pressoché perfetta bicromia che viene rotta soltanto dal paliotto in marmi diversi. Sarebbe interessante riuscire a ricostruire intamente la genesi dell'idea che portò a questa realizzazione nella quale vengono riprese due suggestioni evidenti: la tecnica bicroma, a bianco e nero, dei paliotti in scagliola prodotti dalla scuola di Carpi a partire dalla metà del Seicento, e una memoria più lontana, quella dell'abbondanza di marmi neri, poco usati in un territorio come quello emiliano dove prevalgono le tipologie e i colori dei marmi veronesi ma familiari, usuali per le squadre di marmorini, scultori e architetti che provenivano dal nord della Lombardia o dal basso Ticino, terre ricche di cave di marmi e pietre verdi e nere. Da questa terra proveniva Giovan Pietro Piazza, capomastro in chiesa negli anni di realizzazione dell'altare e fino al 1690, come lombarda è la famiglia Loraghi, fra i quali un Antonio che lavorò all'altare della Pietà e un Tommaso impiegato almeno per le colonne del portico. Nel 1678 si iniziarono i lavori di completamento dell'altare, voluto da Gian Antonio Brizio e concluso sul volgere degli anni Ottanta del Seicento: Brizzi, alias Ludrignani, morendo legò ad esso una lampada d'argento e una somma per mantenerla sempre accesa. Descrive l'aspetto ottocentesco dell'altare il Sossaj (1841, p. 130): nella nicchia che ospita il Crocifisso era presente un ricco reliquiario esposto nella solennità di Ognissanti. Sotto il grande Crocifisso era posizionata una tela con il "Transito di San Giuseppe" di proprietà dell'"Unione della Buona Morte" eretta in S. Carlo per progetto dei sacerdoti Bonaventura Corti e Antonio Maria Cavazzuti; fu poi sostituito da un "ovale di S. Antonio Zaccaria Marini" di cui non abbiamo altre notizie (Soli 1979, p. 333; esiste un dipinto con l'effige del santo ma è rettangolare, inv. 3968). Completava la "macchina" dell'altare uno spazio percorribile ricavato nel retro e arricchito da una decorazione a fresco di cui si intravedono poche tracce. Nel 1772 fu fatto un congegno per poter muovere lateralmente la ferriata dell'altare e potervi fare il sepolcro nel Giovedì Santo: è possibile che a queste date risalgano alcuni degli apparati effimeri presenti nelle collezioni e chiaramente legati al Triduo e alle celebrazioi delle Quarantore. Al suo interno l'altare ospita una scarsella con le reliquie dei santi martiri Geminiano e Adriano. In occasione della solennità della Santa Croce, a maggio e a settembre, l'altare veniva "apparecchiato" con damaschi donati dallo stesso Brizio. Nell'insieme l'altare presenta una struttura scenografica che, secondo Anna Coccioli, evoca i frontespizi degli altari alla romana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438496
  • NUMERO D'INVENTARIO 0064
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI nella cimasa intorno all'oculo - ILLUMINETET MISEREATUR - capitale - a solchi - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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