Sposalizio mistico di Santa Caterina d'Alessandria
La Vergine è posta al centro della tela e osserva il Bambino che infila l'anello al dito della santa. Sulla sinistra è presenta San Giovannino. L'olio è inserito in una cornice probabilmente ottocentesca, di fattura discreta. Santa Caterina porta sul capo una corona che ne attesta l'appartenenza a stirpe regale (anche le vesti di alto pregio e il bracciale che ferma l'orlo della manica). Di alta qualità esecutiva è il paesaggio sulla destra che si perde in uno sfumato di ottima mano. Rilevante è infine l'impianto spaziale e la struttura compositiva. Dalla consultazione dell'ultimo restauro (1984) si ricavano informazioni sul supporto ligneo e sulla tela di ottima fattura. Mantiene, seppur in strato sottilissimo e irregolare, l'originale vernice gialla. La cornice è in legno di noce argentato e, in parte, dorato, rimaneggiata pesantemente nel corso degli anni
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Amidano Luigi (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il tema dello sposalizio mistico venne introdotto nella pittura italiana del 300. Copertini (1929) e Soncini-Quintavalle (1943) giustamente richiamano la Madonna del San Gerolamo del Correggio (PR, Gall. Naz. inv. 351), anche se il correggismo è filtrato da Bartolomeo Schedoni - pittore da cui l'Amidano è molto influenzato soprattutto per l'intensità cromatica (A. Quintavalle 1943, A. Crispo, Luigi Amidani (Parma 1591-post 1629), Quaderni di Parma per l'Arte", n. 4, 2000, p. 17) - con cui collabora a Fontevivo presso i cappuccini. Si può fare un paragone con l'opera in refettorio dei cappuccini. La somiglianza è presente nel volto di Caterina che ripete l'atteggiamento della Maddalena e Giovannino, unica figura dallo sguardo proiettato all'esterno, che ricorda il putto nel quadro del Correggio. Inoltre anche lo sguardo assunto da Gesù bambino dell'Amidano è simile a quelo della tavola ora di proprietà pubblica dopo essere stata acquistata da Filippo di Borbone. Il modellato, a contrasto chiaroscurale, è l'utilizzo dello spazio sono davvero notevoli e fanno avvicinare l'olio alla maniera dell'Amidano, a cui viene comunque solo attribuito. Copertini (1928) e il Da Mareto (1961, p. 74) ipotizzano sia una copia settecentesca da un dipinto perduto del pittore parmense, ma forse si può restringere l'olio al pittore o almeno alla sua area. Osservando il dipinto si percepiscono influenze dai suoi maestri Bedoli, Schedoni e Annibale Carracci, assemblate in uno stile eclettico e culturalmente composito. Non va comunque taciuto che nella recente monografia di Crispo (2000. p. 144, sch. 75) questo dipinto viene impropriamente assegnato "al nostro pittore", senza ulteriori chiarimenti.Anche se nelle vecchie schede si parla di Giulio Cesare Amidano, in questa occasione si passa a Luigi - vista la coincidenza delle due figure e come attestato dalla Fornari (ultimo Crispo 2000). Probabilmente il vecchio nome è da attribuire a errori dei suoi primi biografi, tanto che Luigi compare a firma su almeno quattro dipinti coerenti con il suo stile (M. Riccomini, p. 56, sch. 487). Viste le forme arrotondate delle figure e dei visi, nonché un allontanamento dall'influenza schedoniana delle prime opere si può proporre una datazione all'inizio del terzo decennio (1620-1625)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800380894
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 1943
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2002
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0