Altare delle Statuine. Madonna; Adamo ed Eva; santi; storie di Cristo; Annunciazione
Polittico a cinque scomparti, presenta due registri principali con figure entro nicchie conchigliate inquadrate da colonnine tortili. Predella con scene narrative, una zona figurata intermedia che funge da elemento di scansione orizzontale e un coronamento a frontoni triangolari, con figurette a tuttotondo alla sommità, alternati a pinnacoli. L'ancona è serrata fra due contrafforti laterali a sezione triangolare con santi entro nicchie, ai quali si affiancano candelabre vegetali con angeli tra le volute e due ignudi alla sommità. La Madonna è al centro del registro principale, regge il Bambino che si rivolge ai fedeli, tenendo in mano un uccellino. Al fianco San Geminiano e San Pietro. All'esterno vari santi. Nella predella storie di Cristo con al centro la Natività. I quattro dottori sono nel cornicione centrale, i quattro evangelisti sono nel registro superiore. Gli Apostoli emergono dalle nicchie dei contrafforti alle cui sommità sono l'Arcangelo Gabriele e la Vergine
- OGGETTO polittico
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MATERIA E TECNICA
terracotta/ modellatura/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Dini Michele Di Niccolò Detto Michele Dello Scalcagna (notizie 1403-1443 Ca): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Modena (MO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il programma iconografico appare troppo ambizioso per una cappella privata come quella di Santa Caterina, infatti già dall'ottocento si sa che l'ancona era in origine destinata all'altare maggiore della cattedrale, dedicato alla Madonna, che solo nel 1482, quando la cappella di Santa Caterina era ormai terminata, essa fu venduta dai canonici a Girolamo Castaldi, come attestano le note di pagamento relative al suo spostamento. Per quanto riguarda l'esecuzione dell'opera, nell'Ottocento si propose il nome di Agostino di Duccio, documentato a Modena nel 1442. All'attuale attribuzione si arrivò grazie agli studi del Bode e del Fiocco. Recente è la pubblicazione dei documenti relativi alla commissione dell'opera, documenti che hanno confermato l'ormai tradizionale attribuzione. Il contratto fu stipulato il 6 Settembre 1440 a Michele di Niccolò Dini da Firenze, all'epoca residente a Ferrara dove lavorava a una perduta ancona commissionatagli dal Marchese Niccoloò III d'Este. L'artista si impegnava a costruire l'altare maggiore del Duomo: "una tavola con figure, casamenti e cornici simile a quella costruita a Belfiore", alla quale l'opera modenese doveva ispirarsi anche nei colori. L'artista doveva iniziare i lavori entro il mese di Novembre e consegnare l'opera entro un anno. Committente era un privato cittadino, Ilario Manzoli, speziario. Da un documente del 9 Novembre apprendiamo che l'artista si era nel frattempo trasferito a Modena e aveva ricevuto la prima parte del compenso stabilito per aver iniziato i lavori. Nessun cenno al programma iconografico, elaborato forse dallo stesso arciprete del Duomo, la cui supervisione era vincolante anche per gli altari delle cappelle private. Lo spostamento, avvenuto nel 1482, fu determinato dalla volontà di costruire un nuovo tabernacolo monumentaledotato di uno sportello di Bartolomeo Bonascia che fu collocato in posizione sopraelevata al centro della curva absidale
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800370186-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia
- DATA DI COMPILAZIONE 2001
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0