San Ludovico da Tolosa

dipinto, 1499 - 1510

Dipinto, pittura a olio su tavola. Raffigura San Ludovico da Tolosa ritratto a figura intera, in piedi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Caselli Cristoforo Detto Il Temperello (1460/ 1521): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Citata in un “elenco di dipinti ed intagli co’ prezzi relativi” del 1830, appartenente al collezionista Alessandro Ghidini come “quadro che rappresenta un Vescovo, e che si crede di Gio’ da Conegliano”, l’opera in esame fu ascritta a Cristoforo Caselli dal Cirillo (1994). La proposta fu avvallata da M. C. Chiusa (1996) che ripropose, inoltre l’ipotesi avanzata dallo stesso Cirillo, che la tavola con il San Ludovico della Fondazione Cariparma sia un pannello dello scomparto centrale di un polittico la cui cimasa dello scomparto di centro era composta dal frammento con l’Incoronazione della Vergine della Galleria Nazionale di Parma (inv. 459). Lo confermerebbero stringenti analogie: qualità pittorica, luce che illumina da destra, il ricco manto e la fisionomia della Madonna a mezzobusto. Il dipinto in esame si mostra particolarmente raffinato nella ricerca di naturalismo prospettico, sottolineato dalle ombre, e per la scioltezza della posa, per la dolcezza dell’espressione e la trasparenza dei colori. Per tutti queste caratteristiche è accostabile alla pala della Galleria Nazionale di Parma (inv. A), commissionata al Caselli nel 1496, subito dopo il rientro in patria a seguito del soggiorno veneziano, e realizzata solo nel 1499. A questo stesso periodo viene unanimemente ascritta la pala con il Ludovico da Tolosa, che viene a collocarsi nel momento più alto della parabola artistica del Caselli. // SCHEDA OA, CASSA DI RISPARMIO DI PARMA, INV. N. 64496 (26/08/1992, di Giancarlo Gonizzi): NSC: L'opera raffigura un santo francescano, per cui si può con ragionevole certezza ipotizzare una sua provenienza da un polittico smembrato, originariamente eseguito per un complesso chiesastico dell'ordine dei Minori. Quasi sicuramente la tavola faceva parte del polittico a cui apparteneva anche la Madonna con bambino ascritta a Cima da Conegliano, già nella collezione Rossi a Parma. E' arduo - e ne fa fede la vecchia significativa attribuzione a Cima - anche identificare l'area di origine del dipinto: Parma e Venezia. Il dipinto, molto raffinato nella ricerca di naturalismo prospettico evidente nella impostazione spaziale con le ombre portate e nel bel viso improntato alla Cima da Conegliano, sembra però più agevolmente appartenere al periodo del ritorno in patria del Caselli: 1496, data del contratto per la pala del Consorzio dei Vivi e dei Morti per il Duomo di Parma (terminata nel 1499, ora alla Galleria Nazionale), in quanto nel rientro a Parma maturano appunto nell'artista, accanto ai venetismi alla Cima - del resto giustificabili con le ben tre pale licenziate da Cima per Parma: le due ora alla Galleria Nazionale e quella per le Domenicane al Louvre - i riflessi di una consolidata tradizione prospettica che si rifà a Piero della Francesca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800313890
  • NUMERO D'INVENTARIO CRP 64496
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • ISCRIZIONI in basso sotto la corona - G. CIMA - maiuscolo - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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