croce processionale, (?) 1600 - (?) 1699
Marti Francesco (bottega)
notizie 1483-1536

Croce, in lamina di rame dorato su anima lignea, con potenziamento quadrato all'incrocio dei bracci, quadrato-trilobo nei terminali ed espansione biloba al soppedaneo. Sulla lamina, segnata lungo i profili da una cornice modanata, è incisa una decorazione a candelabre vegetali, girali, cherubi e motivi geometrici. Sul recto, al centro, è il Cristo morto a tuttotondo realizzato a fusione, nei terminali placchette a mezzorilievo con le figure di un Santo Vescovo e di un Diacono martire, probabilmente Ciriaco, nel braccio verticale, di S. Giovanni Evangelista e di un Santo militare in quello orizzontale; sul verso, all'incrocio, placchetta con la figura di Maria Maddalena, affiancata da quella di Dio Padre e di S. Lorenzo, mentre nel montante sono superiormente la Madonna, inferiormente un clipeo applicato con iscrizione

  • OGGETTO croce processionale
  • MATERIA E TECNICA rame/ sbalzo/ cesellatura/ doratura
    argento/ traforo/ sbalzo/ stampaggio/ fusione/ doratura/ cesellatura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Parmense
  • ATTRIBUZIONI Marti Francesco (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Corniglio (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Si tratta di un pezzo di difficile lettura, che assembla elementi stilisticamente non omogenei, in una composizione incoerente sul piano iconografico: l'attuale assetto della croce insomma non sembra originale, ma piuttosto l'esito di un rimontaggio di placchette su una struttura loro non pertinente, rimontaggio peraltro immemore di quegli schemi consolidati che prevedevano ad esempio attorno a Cristo i personaggi della Passione, qui separati tra recto e verso. La maggior parte delle placchette e la figura di Cristo trovano riscontri puntuali in un ampio corpus di opere di ambito lucchese, che individuano il proprio modello nella produzione di Lorenzo Marti, orafo attivo dal 1479 al 1535 (cfr. Baracchini 1995, v. II p.639 sgg.). I suoi prototipi vennero riproposti, pur con inevitabile stereotipia e impoverimento di rifiniture, da più botteghe (anche cronologicamente successive) così da far supporre la tramitazione di matrici e stampi. All'ambito del Marti vanno riferite le placchette con il Santo vescovo, S. Giovanni Evangelista, il Santo loricato, la Madonna, Dio Padre e la Maddalena, che appaiono ripetizioni di buona qualità, anche se prive della raffinatezza dei prototipi nella rinettatura a cesello. Apparentemente più arcaici e di stile diverso sono le figura dei due diaconi martiri, la cui presenza è peraltro strettamente legata alla chiesa di Ballone, essendone Ciriaco il titolare e Lorenzo il santo a cui questi è frequentemente associato in qualità di diacono. La diversità formale potrebbe imputarsi ad una realizzazione ad hoc, priva del supporto di in modello di riferimento, mancando nel repertorio noto di Marti e delle botteghe a lui correlate placchette simili a quelle dei due diaconi di Ballone. Non contribuisce a far luce sulla storia della croce neppure il clipeo con l'iscrizione, che mal si adatta allo spazio del terminale che lo contiene, presentando tra l'altro una forma assai approssimativa: così malamente sovrammesso esso pare la ripresa di un'originale iscrizione dedicatoria . Potrebbe essere accaduto che una croce offerta nel 1540 all'allora presbitero Amatore (cfr. Dall'Aglio 1966, v. I p.218), croce realizzata in ambito lucchese, sia stata successivamente smembrata con conseguente rimontaggio delle placchette su altra struttura (forse anch'essa di recupero). Questa presenta una lamina lavorata esclusivamente ad incisione, che si discosta palesemente da quelle assai più raffinate, percorse da candelabre a rilievo applicate, proprie della produzione di Marti e dei suoi interpreti. La lamina di Ballone rivela una tecnica piuttosto corsiva, pare in taluni punti non del tutto finita e peraltro rimaneggiata in tempi relativamente recenti con l'applicazione di borchie da tappezziere e chiodi. Difficile anche identificare la committenza della croce, innanzitutto per ragioni paleografiche: l'abbreviazione COIS può infatti esssere sciolta tanto in COMMUNIS che, come neutro sostantivato, sta per COMUNITA' (cfr. Schiavi 1940, p.338) quanto in COMITIS, allusivo ad un'autorità signorile che in questo caso, per motivazioni storiche, non è immediatamente riferibile a un nome. Ballone, negli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, fu infatti feudo conteso per motivi ereditari tra Uberto Pallavicino e Ludovico Rangoni, marito di Barbara Pallavicino. Fu forse quest'ultimo, che vide riconosciuti i propri diritti nel 1538,(cfr. AA.VV., Nelle terre dei Pallavicino Parma 1988, v. I parte 2 p. 80), a donare la croce, magari in occasione del proprio insediamento. A rendere ulteriormente problematica la vicenda di quest'oggetto la menzione da parte di L. Testi, in una vecchia schedatura del 1922, di un elemento d'innesto oggi perduto con nodo di rame, recante un'iscrizione di carattere sacro e sul tubo il nome di un ignoto "Zampedre Corsino Dablono"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800143422
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul verso, nel terminale inferiore del montante - 1550/ EX IMPEN/ SA COIS (communis o comitis)/ BALONI RE (recipiente) PRO (presbitero) AM/ TORE (Amatore) - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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