Cristo in Maestà

dipinto,

Nel catino absidale è rappresentato al centro Cristo Risorto che ascende al cielo tra cori d'angeli mentre intorno a lui schiere di santi ed angeli che devotamente lo pregano rivolgendo lo sguardo anche verso lo spettatore. Due angeli ai lati, uno (a sinistra) a lato della croce, l'altro (a destra) accanto alla colonna della flagellazione aprono a mo' di sipario vaporosi tendaggi. Al di sotto della scena corre una fascia ornata da una teoria di puttini ed angeli musici

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Mazzola Bedoli Girolamo (1500 ?/ 1569 Ca)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 5 aprile 1538 i Fabbriceri del duomo ingaggiarono Girolamo Mazzola Bedoli per la decorazione della volta (scheda n. 628) e dell'abside della loro chiesa (Rogito del Notaio Benedetto del Bono, in Testi 1934, pp. 104-105). L'impresa, come ricordano ampiamente le fonti, era dapprima toccata al Correggio che, dopo l'esecuzione della cupola con l' "Assunzione della Vergine", aveva originariamente ricevuto la commissione nel 1522, abbandonata però nel 1530 (L. Pungileoni, Memorie istoriche di Antonio Allegri detto il Correggio, Parma 1817, p. 214) ed ancora, sei anni dopo, a Giorgio Gandini del Grano che, prima di morire improvvisamente, ebbe soltanto il tempo di fornire alla Fabbrica del duomo il disegno preparatorio di uno degli scomparti triangolari della volta (in Oberhuner 1970, p. 282; p. 286, fig. 40). Secondo il contratto, Bedoli doveva dipingere nella "nichia dove sta il sacramento...uno Cristo in maestà in acto de indicare con li angeli al preposto devanti al quale siano la gloriosa Vergine Maria, Santo Iohanni Baptista, Santo Pietro e Santo Paulo in atto di supplicare per il clero et Popolo di Parma", prendendo espressamente a modello (per la volta del coro) la "Cappella grande della giesa de Santo Joane in Parma", secondo il disegno incluso nel contratto (già a Parma, Archivio Notarile, in O. Quintavalle 1935, n. 51; M. Di Giampaolo, Girolamo Mazzola Bedoli. 1500-1569, Firenze 1997, p. 124). Come ricorda il Testi (1934, pp. 104-105) nel contratto venivano anche fissati accordi per le dorature (di Michele Chiavini o Chiovino) e per la costruzione dei ponteggi e si stipulava il relativo pagamento per una somma complessiva di 350 scudi. Stando a quanto afferma l'Affò (Ms. 1599, Parma, Biblioteca Palatina; c. 41) il lavoro, primo incarico ad affresco eseguito dal Bedoli, non dovette iniziare subito ed i pagamenti vennero elargiti a più riprese nel corso del 1544 (l'ultimo risale al 18 dicembre di quell'anno; cfr. L. Testi, Una grande pala di Girolamo Mazzola alias Bedoli detto anche Mazzolino, in "Bollettino d'arte", X, 1908, p. 22). Numerosi furono i disegni (soprattutto relativi alla decorazione da realizzare negli scomparti triangolari della volta, scheda n. 628) forniti dall'artista (si veda in Disegni di Girolamo Mazzola Bedoli. 1500-1569, a cura di M. Di Giampaolo, Napoli 1998): in essi il Bedoli rivela grandi doti grafiche come pure una non indifferente indipendenza dallo stile del Parmigianino (da cui sembra riprendere solo la figura di S.Giovanni Evangelista), suo grande modello, ed un interessante avvicinamento alla morbida maniera correggesca, forse ricercatamente voluta per armonizzare il "nuovo" alle decorazioni precedenti dell'Allegri (A.R. Milstein, The Paintings of Girolamo Mazzola Bedoli, New York 1978, pp. 94-108; M. Di Giampaolo 1997, p. 17). Il "Cristo in Maestà" evoca in generale anche le stesse tonalità cromatiche del Correggio, tonalità a cui però il tipico sfumato ha lasciato il posto ad una maniera in cui i contorni si fanno netti e precisi, le forme pesanti ma preziose. Prende così corpo uno spazio costruito da difficili giochi prospettici, in cui arduo è trovare la profondità. L'attenzione ai dettagli e la levigatezza della superficie pittorica sembrano come raggelare le figure del Bedoli che manifestano uno stacco netto ed avvertibile con l'inevitabile confronto con le pitture del Correggio: il forzato plasticismo di cui risentono gli stessi angeli musicanti nella decorazione della volta (si veda scheda n. 628) ma soprattutto anche tutti i personaggi presenti in questo affresco absidale, non può indicare, accanto a spunti intellettualisticamente eleganti di parmigianinesca memoria, l'ormai avvenuto incontro con la maniera di Giulio Romano a Mantova. Per Bedoli si veda anche la scheda n. 484
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142578
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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