San Giovanni Evangelista

statua,

La statua (a figura intera) rappresenta l'Evangelista Giovanni con barba e lunghi capelli ricci che gli ricadono sulle spalle, viso allungato e fortemente espressivo, abiti abbondantamente panneggiati. Nella mano sinistra la figura regge il libro chiuso del Vangelo e con l'indice della mano destra lo addita

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • ATTRIBUZIONI Damiano Da Gonzate (notizie Primo Quarto Sec. Xvi): esecutore
    Jacopo Da Gonzate (notizie Primo Quarto Sec. Xvi)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In un rogito firmato dal notaio Francesco Pelosi lo scultore Filippo da Gonzate, insieme ai figli Jacopo, Filippo e Damiano, il 17 dicembre 1503 si impegnava con i deputati della Fabbrica del duomo a modellare ed a gettare tre figure di Evangelisti per la somma di 600 ducati sulla base di una figura già eseguita e per l quale era stato previsto il prezzo ulteriore di £. 346 (Gasparotto 2003, p. 154). Il lavoro venne terminato nel 1508 ocme risulta da un altro documento datato 27 ottobre 1508 e pure dalla stessa data presente sul basamento del S.Giovanni (Testi 1934, pp. 98-99). Le quattro figure a grandezza naturale, un "unicum" nella Parma di primo '500 (cfr. Planiscig, Bronzerplastiker der Da Gonzate, in "Pantheon", II, 1929, pp. 43-47 e nella traduzione italiana "Piccoli bronzi italiani del Rinascimento", Milano 1930, p. 24), senza dubbio una delle testimonianze più interessanti della scultura in bronzo in città prima della decisa affermazione della "maniera moderna" (Gasparotto 2003, p. 155), erano in origine poste sopra l'ambone antelamico (cfr. N. Pelicelli, Pulpito di Benedetto Antelami, in "Aemilia", 1929, a p. 5 dell'estratto) smantellato tra gli anni 1565-1566 quando, su progetto di Girolamo Mazzola Bedoli, al posto delle tre scale preesistenti, si realizzò solo la grande scalea che conduce al presbiterio, come puntualmente testimoniava nel "Liber Beneficiorum" Cristoforo Della Torre: "ornatissimo fabricato, cui praesunt ad hominis formam quattuor aenei Enavgelistae excellenti manu sculpti" (riportato in Pezzana 1837-1859, IV, p. 214, nota 1; Schiavi 1940, II, pp. 115-116; Gasparotto 2003, p. 154). Gli Evangelisti dei Da Gonzate vennero collocati sopra un cornicione rinascimentale realizzato tra il maggio ed il giugno 1508 dagli scultori Bartolomeo Pradesoli da Reggio e Antonio D'Agrate (Testi 1934, pp. 70-72), con una disposizione che allo stato attuale delle ricerche non è ancora possibile precisare (Gasparotto 2003, p. 154). Nel 1566 sempre il Dalla Torre riferiva che "quando chorus apertus fuit et scalae ampliatae fuerunt, Evangelistae fureunt amoti et Evangelistorium destructum fuit" (citato in Schiavi 1940, II, p. 116, nota 1): oggi sono collocate presso il grande ciborio marmoreo realizzato da Alberto Maffiolo da Carrara (scheda n. 637) sulla balaustra che conduce alla cattedra vescovile. Nel 1776 l'arcidiacono Alessandro Pisani ed il conte canonico Bernardo Sacco fecero dorare le quattro statue che solo nel 1840 vennero ripulite dal chierico capitolare Vito Giuseppe Martini (Testi 1934, p. 98). I personaggi, caratterizzati da una maniera oltremodo espressiva e caricata soprattutto nei tratti dei volti, rivestiti da abiti disegnati da guizzanti panneggi spezzati e "cartacei" che non nascondono anzi esaltano le loro proporzioni asciutte ed allungate, sono posti su elaborati e fantasiosi basamenti in cui sono ben evidenti i loro simboli (l'aquila per S.Giovanni; il toro per S.Luca; il leone per S.Marco mentre S.Matteo appare su di un piedistallo cavo sorretto da tre puttini alati), la cui scrittura tradisce l'influenza di elementi di gusto antiquario accostabili ai più aggiornati esiti di quella poetica "protoclassica" rintracciabile a Parma tra '400 e '500 (A. Bacchi- A. De Marchi, La pala di S.Quintino, in Francesco Marmitta, Torino 1995, p. 288, nota 51). Il confronto stilistico più calzante per le quattro statue bronzee dei Da Gonzate può essere di sicuro la straordinaria pala di S. Quintino, unica opera certa (oggi al Louvre) di Francesco Marmitta, pittore e miniatore la cui isolata parabola si lega a quei tipici ornati all'antica messi in voga, per quanto riguarda la produzione lignaria, da Bernardino da Lendinara e da Luchino Bianchino e, per quanto concerne la scultura in marmo, dalla fiorente bottega di Giovan Francesco D'Agrate (Gasparotto 2003, p. 155), per poi trovare un corrispettivo in pittura nella maniera lenticolarmente descrittiva di Filippo Mazzola, padre di Parmigianino. Per una lettura completa delle quattro statue si vedano le schede nn. 632-633-634. Si segnala che il Testi cita le statue dei Da Gonzate anche in: Parma, Ist. Art. Graf. Bergamo 195, pp. 50-60 e nella II edizione del 1913, p. 79; La cattedrale di Parma nelle tre arti, Zerbini 1906, p. 30 col. 2
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142570
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sul piedistallo - IACOBUS FILIPUS/ ET DAMIANUS FRATRES/ FACIEBANT FILIPI GONZATE FILII/ PARMENSES/ M. D. VIII - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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