crocifissione di San Pietro

dipinto 1770 - 1770

Personaggi: San Pietro; Marie. Figure: carnefici; centurione; angeli. Abbigliamento: (centurione) mantello rosso. Strumenti del martirio: croce; corde. Paesaggi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Gandolfi Gaetano (1734/ 1802)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'attribuzione dell'opera a Gaetano Gandolfi (1734- 1802) è un fatto recente, grazie agli interventi di restauro del 2000 guidati dalla Dottoressa Mariangela Giusto e realizzati dalla Cooperativa di restauro Metodo. Il telaio ha fornito informazioni riguardo alla paternità dell'opera, alla data (1770) ed al nome della committente, ovvero Orsola Cervi, nipote del famoso protomedico Giuseppe Cervi, figura assai importante per le sorti artistiche di Carignano nel XVIII secolo. Per molto tempo l'opera era stata assegnata all'abate Giuseppe Peroni (1710- 1776), poi nel 1980, quindi prima del restauro rivelatore, lo studioso Giovanni Godi aveva intuito che fosse un opera del bolognese, poi sempre Godi riproporrà questa attribuzione con Giuseppe Cirillo nella "Guida Artistica del Parmense"; successivamente il dipinto verrà inserito con sicurezza nei cataloghi monografici, sia da Prisco Bagni che da Donatella Biagi Maino e anche nel "Dizionario Biografico degli Italiani". La datazione di Godi e Cirillo si aggirava intorno al 1770-90, quindi era incerta, con dubbi che troviamo anche negli altri studiosi, la cronologia era fatta oscillare tra gli inizi dell'ottavo decennio e quella più plausibile attorno al 1770, data confermata dalla Biagi Maino, maggiori riserve mostrava Prisco Bagni. Daniele Benati invece, considerando l'irrequietezza del dipinto, lo reputava un'opera giovanile, confrontandolo con le tele fatte dal Gandolfi fatte dopo il soggiorno veneziano (1760). Giovanni Godi era arrivato ad attribuire la pala di Carignano al Gandolfi attraverso l'esame di un bozzetto dello stesso artista che mostrava di essere chiaramente quello preparatorio per la pala di Carignano, mi riferisco al bozzetto della Collezione Dagnini Zanetti a Bologna, pubblicato, ma non identificato col nostro quadro, da Renato Roli nel suo corposo volume sulla pittura felsinea dal Cignani al Gandolfi. Il bozzetto era firmato e quindi Godi ebbe il merito di accostarlo con la pala di Carignano; il bozzetto sarà poi pubblicato da Prisco Bagni come il preparatorio per la nostra opera di Carignano. Questo bozzetto tra l'altro fu presente alla "Mostra del Settecento bolognese" del 1935, come proprietà della famiglia Dagnini Zanetti di Bologna, (olio su tela di cm 62x42), oggi si sono perse le tracce di questo bozzetto. Un ulteriore preparatorio della pala è un vibrante disegno a penna ed acquerello dell'intera composizione, ora conservato a Toronto (Art Gallery of Ontario), pubblicato anch'esso da Prisco Bagni.In collezione Franchi si trova un bellissimo studio a sanguigna e gesso bianco per la sola figura del soldato reso noto da Roli. Infine, presso la Fondazione Cini a Venezia, si conserva uno schizzo a carboncino della sola testa dell'angelo che nella pala si trova in alto sopra il Martirio. Dunque come vediamo, la documentazione relativa ai disegni e bozzetti non manca, ma soltanto grazie ai recenti restauri si è avuta la certezza che la pala era di Gandolfi e che la datazione era il 1770. Questa è forse una delle opere più interessanti e importanti che abbiamo nel territorio parmense della pittura dell'700. Purtroppo gli scritti e gli studi dedicati negli ultimi vent'anni alla pittura e alla cultura di questo periodo a Parma, non hanno dato grande rilevanza a questo dipinto. Infatti, alla fine degli anni settanta, all'epoca della mostra sulla cultura parmense dell'700 svoltasi nel Palazzo della Pilotta, il dipinto non aveva destato grande interesse e la memoria della sua esistenza era rimasta nell'ombra, veniva attribuita al Peroni da molti, anche Santangelo nel 1934 l'avvicinò alle tele dell'abate Peroni, trovandovi attinenze con la pala di Sorbolo, raffigurante il "Martirio dei Santi Faustino e Giovita". Gli elementi nuovi forniti permettono di delineare con maggiore certezza l'ambito culturale in cui si dovette muovere l'affermato artista e ci aprono, nel ducato dove i fermenti pittorici erano legati al gusto francese della corte borbonica, nuove strade verso la tradizione barocca dell'Accademica Clementina della pittura religiosa bolognese e verso i suoi maggiori protagonisti nella seconda metà del settecento, come furono Ubaldo Gandolfi (1728-1781) e il fratello Gaetano, quest'ultimo seguito poi dal figlio Mauro (1764-1834)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800130680
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI retro della tela - TABULAM HANC CELEBRIS CAIETANUS. GANDOLFI/ BONONIENSIS. EX. MANDATO. ET. AERE D. COMITISSA CERVI./ ANGELO. CELLA. ARCHIPR. DONANTIS/ PINXIT. 1770 - lettere capitali - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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