Madonna del Granduca. Madonna con Bambino
dipinto,
1800 - 1899
Su sfondo scuro la Madonna tiene tra le braccia il Bambino Gesù
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Tedesco
- LOCALIZZAZIONE San Benedetto Val di Sambro (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE A differenza di altre copie dello stesso quadro si presenta di particolare interesse sia per la qualità sia per le sue stesse vicende storiche e attributive. La provenienza dell'opera è incerta. Nel 1974 fu pubblicata per la prima volta: figurava allora conservata in una banca svizzera di Basilea proveniente dalla "collezione di una nobile famiglia fiorentina" (S. Bertocci, 1974). Il trasferimento in Svizzera è da datarsi probabilmente a prima del 1945 (Marcelli 1985). La data del rientro clandestino in Italia è da considerarsi forse anteriore al 1985 (Brunelli 1985). Il dipinto è stato pubblicato per la prima volta come l'autentico Raffaello - La Madonna del Granduca di palazzo Pitti ne sarebbe solo una copia - da Bertocci (1974). La attribuzione e la discussione sul dipinto è stata ripresa da Marcelli e da alcuni articoli sulla stampa (La Nazione, Il Corriere della Sera) dopo la mostra "Raffaello a Firenze" tenutasi a Palazzo Pitti nel 1984. L'ipotesi a favore dell'autografia raffaellesca della tavola si basava su vari elementi. Innanzitutto l'assenza di documentazione: nessuna fonte contemporanea descrive il dipinto che sarebbe stato eseguito da Raffaello negli anni del soggiorno fiorentino, fra il 1505 e il 1508. La prima menzione documentaria è del 1799 quando il direttore della Galleria degli Uffizi Tommaso Puccini ne propose l'acquisto al Granduca Ferdinando de Medici - e da qui in poi il nome con cui è comunemente conosciuta. Da allora è assai agevole seguirne le tracce negli inventari della collezione medicea. Nel periodo di silenzio delle fonti si sarebbe potuto effettuare, secondo i due studiosi, lo scambio tra l'originale e la copia. Il dipinto di Pitti presenta una serie di ridipinture che, pur non alterandone la qualità, ne rendono più complessa la lettura. L'analisi radiografica ha rivelato, sulla destra, la presenza di uno scorcio di paesaggio e di un'architettura composta da un pilastro da cui si diparte un arco. La presenza del paesaggio si accorda molto bene col disegno preparatorio di Raffaello (Firenze, Uffizi, G.D.S. inv. n. 505 E) che prevede appunto un paesaggio aperto sullo sfondo. L'esecuzione di questa copia, di qualità alta ma certamente inferiore a quello di Pitti, potrebbe risalire ad un momento in cui lo sfondo dell'originale era già stato coperto dal fondo scuro attuale. Improponibile è per essa l'ipotesi di autografia raffaellesca, così come l'attribuzione a Leonardo che compare sul cartellino incollato sul retro della tavola. Tale accostamento nasce dal fatto che una vicinanza stilistica tra la "Madonna del Granduca" e la produzione leonardesca è stata più volte notata sia per l'uso accentuato del chiaroscuro sia per l'ampiezza delle forme, forse derivata da un perduto cartone di Leonardo per la Sant'Anna (cfr. S. Freedberg, "Painting of the High Renaissance in Rome and Florence", Cambridge Mass., 1961, I, pp. 63-64). La copia di Basilea è considerata opera seicentesca nel catalogo della mostra di Raffaello (p. 96) cui si rimanda per tutte le notizie sulla storia del dipinto di Pitti. La nettezza e la politezza delle forme, il colore steso con pennellata liscia e uniforme farebbero piuttosto supporre che la copia di cui si trattia sia stata eseguita nell'ambito di quei copisti tedeschi, influenzati dal movimento nazareno, che a partire dal secondo quarto dell'Ottocento manifestarono frequentemente interesse per la tavola Pitti, in anni contemporanei alla rivalutazione critica dell'opera che si deve a J. D. Passavant, "Rafael von Urbino und sein Vater Giovanni Santi", Leipzig 1839-58. Un'interpretazione analoga a quella della copia, di cui si tratta, ma più caratterizzata in senso idealistico e neo-classico è quella di Abraham Constantin che trasferisce in porcellana smaltata i capolavori di Raffaello e che sappiamo riprodusse anche la Madonna del Granduca nel 1824 per la Fabbrica di Sèvres
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800032667
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Bologna Ferrara Forli'-Cesena Ravenna e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 1988
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0