incoronazione di Maria Vergine

dipinto, 1541/ 1542

Al centro la Vergine incoronata da Cristo tutt'attorno schiere d'eletti e d'angeli

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Anselmi Michelangelo Detto Michelangelo Da Lucca (1491/ 1556)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Maria della Steccata
  • INDIRIZZO Strada Giuseppe Garibaldi, 5, Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera in questione avrebbe dovuto realizzarla nell'arco di due anni il Parmigianino, secondo il contratto stipulato in data 27 settembre 1535, contemporaneamente all'arcone antistante a cui diede la precedenza, contrariamente ai desideri dei committenti della Steccata. Dopo vari contrasti l'abside fu iniziata nel 1540 ma interrotta quasi subito, per la questione iconografica sorta in merito della resa del soggetto, che il Mazzola voleva ridurre a poche essenziali figure, rese con movimento aggirante e convergente, rappresentando il Cristo al centro e la Vergine più in basso, circondata dagli angeli e rivolta con il gesto verso una o più figure umane, vista come intermediaria tra l'umanità ed il figlio. Come ben noto, la vicenda si concluse con la distruzione da parte del Parmigianino di quel poco che aveva eseguito nell'abside e con la sua ultima fuga verso Casalmaggiore. La scelta del sostituto cadde su Michelangelo Anselmi, uno dei pittori più celebri rimasti a Parma, il quale avrebbe però dovuto realizzare l'opera su disegni del più rinomato Giulio Romano al tempo presso la corte gonzaghesca di Mantova. Seguendo un progetto completamente mutato rispetto a quallo del Mazzola, Giulio Romano propose una soluzione iconografica che avrebbe rappresentato l'atto finale del percorso di glorificazione di Maria, direttamente connesso con l'apoteosi della chiesa militante dei Profeti e dei Santi. I disegni inviati da Mantova, che ad oggi risultano dispersi, furono trasportati su cartoni dall'Anselmi con grandi difficoltà, sia per le problematiche legate alla resa in se stessa, sia per l'evidente distanza fra i modi dei due artisti, lontani per formazione, riferimenti ed impronta stilistica. Il risultato finale è un lavoro da considerarsi quasi completamente di competenza di Michelangelo Anselmi, che oltre ad apportare ritocchi personali al soggetto, intervenne sui colori e attraverso il disegno più fine, il segno nervoso a la ridotta monumentalità delle proporzioni, dovette approntare una sorta d'ingentilimento generale alla composizione. Non fu comunque di grande successo l'impatto che ebbe l'opera sui committenti che si decisero a pagare l'Anselmi nel 1543 solo dopo diverse questioni insorte in merito alla qualità artistica dell'affresco. Le proteste non si placarono neppure successivamente e già nel 1544 si aprirono diversi dibattiti in merito che portarono alla modifica di alcune parti dando l'avvio a nuovi lavori conclusisi nel corso del 1547. Sono da registrarsi due interventi successivi operati dagli artisti locali Giovanni Maria Conti nel corso del XVII secolo e Giuseppe Della Neve all'inizio del XVIII secolo, concernenti in diverse ridipinture a tempera. Fu l'Anselmi una personalità ricca di accenti innovatori e suggestivi che, rifacendosi alle cadenze toscane del Sodoma e del Beccafumi, si avvicinò nel corso della sua permanenza a Parma, alla coralità compositiva correggesca ed all'atmosfera singolare del Mazzola, mai abbassandosi ad una pedissequa imitazione, ma citandoed annotando in piena autonomia compositiva
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800001902
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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