Muzio Scevola davanti a Porsenna

dipinto,

In primo piano un soldato romano, con corazza all'antica e musacchino, pone la sua mano destra su una fiamma accesa sopra una colonna. Sulla destra, una figura coronata osserva la scena, appoggiato ad un trono, la mano destra posta sulle labbra. Sullo sfondo, soldati con lance osservano la scena

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI De Ferrari Gregorio (1647/ 1726)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • INDIRIZZO piazza di Pellicceria 1, Genova (GE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, molto probabilmente adattato in tempi antichi per essere inserito a parete come sovrapporta, descrive la leggenda romana di Gaio Muzio Scevola che, davanti a Porsenna, mette la mano sul fuoco, come punizione autoinflittasi per aver ucciso l'uomo sbagliato. Secondo il racconto, nel 508 a.C. durante l'assedio di Roma da parte degli Etruschi comandati da Porsenna, il giovane aristocratico Gaio Muzio Cordo si propose al Senato romano per uccidere Porsenna. Una volta ottenuta l'autorizzazione e raggiunto l'accampamento etrusco, pugnalò a morte lo scriba di Porsenna, pensando erroneamente di aver ucciso il comandante etrusco. Una volta scoperto, confessò il delitto e le sue intenzioni a Porsenna, ponendo la sua mano destra in un braciere dove ardeva il Fuoco dei sacrifici e non la tolse fino a che non fu completamente consumata. Da quel giorno il valoroso nobile venne chiamato “Scevola” ovvero “mancino”. Il gesto impressionò talmente Porsenna da convincerlo a intavolare trattative di pace con i Romani, colpito positivamente dal loro valore. Il dipinto è da ascrivere alla mano di Gregorio De Ferrari, uno tra i più raffinati maestri della scuola genovese, attivo tra la seconda metà del Seicento e il primo Settecento. Proprie dell’artista sono senza dubbio le ricche pennellate vigorose che compongono i volumi dei panneggi dei personaggi, quest’ultimi collocati a saturare tutto lo spazio, secondo un’impostazione peculiare delle opere del pittore. I giochi di sguardi, sapientemente studiati, legano poi il racconto della scena, secondo una dinamica narrativa teatrale e pienamente barocca. Passato sul mercato antiquario nel dicembre del 2007, l’opera è attribuita all’artista anche da Mary Newcome Schleier con una proposta di esecuzione di poco successiva al 1700. Il soggetto iconografico, pur ricorrente nella produzione pittorica italiana tra XVI e XVII secolo, non risulta presente nella produzione di De Ferrari; il dipinto è senz’altro autografo per gli elementi pittorici sopra descritti ed è da ascriversi alla sua maturità artistica quando, a cavallo tra Sei e Settecento, le sue opere, già precorritrici del gusto settecentesco, venivano prescelte di frequente da committenti illuminati
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700377437
  • NUMERO D'INVENTARIO PAL.GE. INV. 152
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Spinola di Pellicceria
  • ENTE SCHEDATORE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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