Lavanda dei piedi. Cristo lava i piedi agli apostoli

dipinto,

Dipinto su tela di formato rettangolare a sviluppo verticale, con cornice moderna. Episodio narrato nel Vangelo di Giovanni, durante l'Ultima Cena. Il perno visivo della composizione è la figura inginocchiata di Cristo, illuminato da una fonte posta in alto a sinistra. All'apostolo cui vengono lavati i piedi corrisponde, nella parte opposta a destra, la figura di un giovane servitore che porge un telo, la cui veste, di un cremisi particolarmente saturo, crea un punto di attenzione verso questo lato della composizione. Alle spalle delle tre figure in primo piano, sono gli altri apostoli che, colti a discutere tra loro, chiudono la scena

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di Resina (notizie Prima Metà Sec. Xvii): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Fracanzano, Cesare
    Dirck Van Baburen
    Van Campen Jacob
    Adelo, Reyer Van
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • INDIRIZZO piazza di Pellicceria 1, Genova (GE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela, ritenuta da Roberto Longhi opera di un caravaggesco olandese (Bucarelli 1954) individuato poi da Ferdinando Bologna come Dirck van Baburen, rientra nel primo nucleo di dipinti che nel 1954 costituirono la Galleria Nazionale della Liguria. Già attribuita a Cesare Fracanzano, l'opera, proveniente da una collezione privata partenopea, fu presentata all’Ufficio Esportazione di Genova nel giugno del ’54, quando fu deciso l’acquisto coattivo da parte dello Stato (Porzio 2019). In precedenza nel 1951, per la mostra milanese su Caravaggio allestita in Palazzo Reale, lo stesso Longhi avrebbe voluto esporre il dipinto, salvo dovervi rinunciare per esigenze di spazio (Bucarelli 1954). Seguendo il solco longhiano, Pasquale Rotondi propose per la tela il nome di Jacob van Campen (1595/1596-1657), presentando un confronto con l’unica opera pittorica firmata dall’architetto olandese nel 1628 (Diogene al mercato di Atene, Utrecht, Centraal Museum). L’attuale attribuzione al Maestro di Rèsina si deve invece a Ferdinando Bologna che, rimeditando sul dipinto anche grazie agli scritti di Raffaello Causa (1954), aggregò un piccolo corpus di opere attorno ad una notevole pala d’altare conservata nella parrocchiale di Ercolano (Resìna fino al 1969, da cui deriva l’alias dell'autore). Se Causa proponeva come luogo d’origine dell'ignoto maestro la terra iberica, Ferdinando Bologna, rivedendo la proposta longhiana di un caravaggesco olandese - pur mantenendo la convenienza di un confronto con le opere più antiche di Baburen - apriva all’ipotesi di un punto di partenza francese, più precisamente lorenese, in dialogo con Georges de La Tour e François Colombe du Lys (Bologna 1991). Sull’origine olandese torneranno in seguito Maria Amoretti Fontana e Michiel Plomp (1998), precisando il nome di un seguace dello stesso Baburen, Reyer van Adelo (notizie 1620-1630 circa). Al di là delle divergenze della critica, è dirimente l'identificazione delle opere di Caravaggio che l’ignoto autore dovette conoscere, secondo Giuseppe Porzio circoscrivibili alla stagione partenopea del Merisi. Si delinea così il profilo di un artista straniero maturato a contatto con il S. Giovanni Battista di Caravaggio, oggi alla Galleria Borghese di Roma, ma fino al luglio del 1610 di stanza a Napoli, dove il maestro lombardo lo fece imbarcare per la Capitale
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700377371
  • NUMERO D'INVENTARIO SBAS 2659
  • ENTE SCHEDATORE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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