Madonna con il Bambino

dipinto,
Tuccio D'andria (notizie Ultimo Quarto Sec. Xv)
notizie ultimo quarto sec. XV

Tavola in legno di pioppo, unica, di formato rettangolare a sviluppo verticale. Cornice coeva a cassetta, dorata, intagliata e con fascia bulinata (dalla recente pulitura della cornice è emersa la doratura originale, abbastanza integra). La figura della Madonna siede sopra un parapetto marmoreo che si apre su un paesaggio lacustre e roccioso. Davanti alla figura è un altro davanzale che accoglie un libro aperto, adagiato su una passatoia. Il Bambino giace sulle ginocchia materne cercando il seno con le mani

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Tuccio D'andria (notizie Ultimo Quarto Sec. Xv): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Jacopo de' Barbari
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • INDIRIZZO piazza di Pellicceria 1, Genova (GE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Passata come opera di ambito lombardo in una vendita all’inizio del Novecento (Lucerna, Galleria Fischer, collezione Chillingworth, 5 settembre 1922, lotto 101), la tavola fu presentata nel ‘34 come opera di Jacopo de’ Barbari alla Mostra dell'Arte Italiana di Amsterdam, secondo la proposta di Raimond van Marle risalente al 1929 (perizia datata al dicembre di quell’anno; della medesima opinione anche Servolini 1954). Fu nel 1966 che la Madonna del latte venne ricondotta da Federico Zeri alla paternità di Tuccio d’Andria, maestro d’origine pugliese attivo in Liguria negli anni Ottanta del XV secolo (attribuzione manoscritta da Zeri al verso di una fotografia che riproduce l’opera, cfr. inv. 55366 della Fototeca Zeri di Bologna). Maestro eclettico di cultura composita, figlio di un Rinascimento eccentrico, tanto da comprendere all’interno del proprio formulario figurativo una formazione “prospettico-napoletana ereditata a contatto col Maestro d’Andria, di cui fu probabile allievo”, cui si aggiunsero in seguito influssi liguri, toscani, fiamminghi, nonché franco-provenzali (Lovino 2020, p. 61). Non è improbabile che l’attribuzione di Zeri del ’66 sia stata stimolata anche dal contributo di Michele D’Elia che solo due anni prima, nel ‘64, aveva iniziato la costruzione del catalogo delle opere del “raro” maestro pugliese - catalogo imperniato sull’unica pala firmata dall’artista, il trittico con le Nozze mistiche di S. Caterina e santi del 1487, conservata presso il Museo del Tesoro della Cattedrale di Savona. In occasione della ricomparsa della tavola nel 1987 sul mercato antiquario piemontese - sempre sotto il nome di Jacopo de’ Barbari (già almeno dal ’54 l’opera era in Italia, documentata in collezione Serra a Milano) - Fausta Navarro condivise l’opinione di Zeri sulla paternità di Tuccio, proponendo inoltre una cronologia prossima al 1487, anno del licenziamento del trittico savonese. “E’ dunque solo a partire da questo momento […] che l’opera è inserita a pieno titolo nell’ambito della non semplice definizione del percorso figurativo di Tuccio D’Andria”, acquisita dalla critica come traguardo raggiunto dal pittore sullo scorcio del XV secolo (Zanelli 2019, p. 245). L’opera è stata donata nel 2022 alle Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola di Genova
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700377369
  • NUMERO D'INVENTARIO PAL-GE 5738
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Spinola di Pellicceria
  • ENTE SCHEDATORE Palazzo Spinola di Pellicceria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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