Ritratto di Costantino Balbi in veste di doge
dipinto,
Parodi, Domenico (e Aiuti)
1672/ 1742
Parodi, Pellegro (1705/ 1785 Ca)
1705/ 1785 ca
Tela di grandi dimensioni, di formato rettangolare a sviluppo verticale
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Parodi, Domenico (e Aiuti): pittore
Parodi, Pellegro (1705/ 1785 Ca)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Vaymer, Giovanni Enrico
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Spinola di Pellicceria
- INDIRIZZO piazza di Pellicceria 1, Genova (GE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto di Costantino Balbi fu acquistato dallo Stato italiano nell’aprile 2002 per le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola, in seguito all’attribuzione dell’opera a Domenico Parodi, grande ritrattista dei dogi della Superba, aggiornato sulle novità francesi. La tela, passata in asta Semenzato a Venezia sotto il nome di Giovanni Enrico Vaymer (16 aprile 2000, lotto 19), fu ricondotta da Daniele Sanguineti alla paternità di Parodi, nel medesimo anno della vendita all’incanto. Il dipinto rientra appieno nel fortunato modello figurativo messo a punto dal maestro per la rappresentazione dogale almeno a partire dal ritratto di Domenico Maria De Mari, collocabile al 1707-1709 (Genova, Palazzo Balbi Cattaneo, Aula magna dell’Università); tale modello travalicò i limiti biografici dell’artista, dato che venne utilizzato anche dal figlio Pellegro per Cesare Cattaneo Della Volta (Genova, collezione privata), eletto doge nel 1748-1750 (Sanguineti 2022). Un prototipo di ritratto che rappresentò dunque per oltre un quarantennio un’efficace raffigurazione del potere della più alta carica cittadina: il personaggio, nella sua fissa austerità, è rappresentato seduto a figura intera, circondato da un trionfo di porpora a riflesso del robbone dogale, con il ginocchio destro in vista per mostrare il lussuoso calzare in velluto scarlatto, cui fa da contrappunto la mano sinistra aperta ad invito dello spettatore. Attorno all’effigiato ogni genere di magnificenza: da tavolini intagliati e dorati, a raffinati poggiapiedi e scranni con preziosi tessuti operati, sino a campanelle di servizio finemente cesellate. 154º doge della Repubblica di Genova tra il 1738 ed il 1740, Costantino Balbi (1676-1740) fu anche raffinato collezionista, possessore di una straordinaria quadreria, tra le più prestigiose della città (riuscì ad accaparrarsi diverse opere di Rubens provenienti collezione madrilena di Juan Gaspar Enríquez de Cabrera, Sanguineti 2013). Parte delle opere dell’eredità Balbi giunsero ad inizio Ottocento tra i beni di Palazzo Spinola, per via di successione grazie al matrimonio di una sua bisnipote, Violantina Balbi, con Giacomo Spinola di Luccoli (Boccardo in Simonetti 2009). Oltre all'intervento di Domenico circoscritto all’impianto disegnativo, per la tela è stato proposto il contributo del figlio Pellegro, individuato soprattutto nella stesura pittorica, secondo Sanguineti, comparabile a quella del citato ritratto di Cesare Cattaneo Della Volta. Nel 2009 giunse a Palazzo Spinola anche la cornice del dipinto, che fu ricongiunta alla tela (scheda OA 0700377323, cfr. Sanguineti 2022, nota 48, p. 354)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700377322
- NUMERO D'INVENTARIO SBAS 107243
- ENTE SCHEDATORE Palazzo Spinola di Pellicceria
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI in basso, a sinistra - CONSTANTINO BALBI S.MO DOGE/ L’ANNO 1738 - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0