Giuseppe rifiuta i doni. Giuseppe riceve i fratelli e Beniamino

dipinto, post 1650 - ante 1665

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI De Ferrari Giovanni Andrea (1598/ 1669): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Casa d'Aste Boetto
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell'opera, Giuseppe in abiti eleganti e turbante, è raffigurato sulla destra mentre si ritrae con un gesto della mano, a sinistra è raffigurato il gruppo dei fratelli che si inchina porgendogli i doni. Il dipinto, riconducibile alla fase più avanzata della lunga e prolifica attività del maestro genovese, ne rappresenta uno dei massimi raggiungimenti in termini di originalità e qualità esecutiva, come concordemente rilevato dalla critica. Nota e ammirata già a partire dalla fine del Settecento nelle collezioni d’arte del duca di Norfolk a Londra, la tela, allora attribuita a Guercino e associata a una serie di Storie di Giuseppe (Gn 37-50) di mano di Giovanni Battista Carlone, era esposta en pendant con un altro straordinario dipinto di Giovanni Andrea De Ferrari, Abramo e i tre angeli, oggi al Saint Louis Museum nel Missouri, allora attribuito a Bartolomé Esteban Murillo. Più volte presentata in prestigiose esposizioni dedicate alla pittura genovese – Dayton, Sarasota, Hartford, 1962; New York, 1964; Genova, 1992; Francoforte, 1992 –, è stata per lo più datata al settimo decennio del secolo sulla base di motivazioni stilistiche e documentarie (Acordon 1992 e 2005). Pertinente, in particolare, risulta il suo accostamento all’Agar e l’Angelo conservato nella chiesa della SS. Annunziata del Vastato a Genova; anche se l’effettiva destinazione di questo dipinto alla cappella di San Bernardino, e la sua conseguente datazione intorno al 1665, resta da dimostrare. Una collocazione leggermente anticipata, all’interno del decennio precedente, sembrerebbe adattarsi meglio al Giuseppe che rifiuta i doni. Giovanni Andrea è più che mai lontano dal fare crepitante di Bernardo Strozzi, suo antico maestro, e dalle stesse suggestioni bassanesche che informavano, negli anni trenta, le tele oggi al Museo dell’Accademia Ligustica. Col tempo, egli è sempre più interessato a reinvestire antiche suggestioni vandyckiane in un tessuto pittorico liquido e disteso, che nelle opere più tarde ha fatto addirittura evocare a taluni il nome di Rembrandt (Acordon 1992). Ma il suo fare pittorico, caratterizzato com’è da un gioco di gradazioni cromatiche armoniche e bilanciate, tende soprattutto a porsi in uno stretto e sapiente rapporto con il ruolo emotivo dei personaggi e con l’ambientazione psicologica della scena
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700374339
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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