La caccia II. alpino

scultura, 1930 - 1934

Il gruppo a cui appartiene quest’opera costituisce un insieme di statue che avrebbero dovuto essere collocate a Roma al Foro Mussolini (oggi Foro Italico), rappresentanti figure di atleti con i loro attrezzi. Le statue dovevano inserirsi, insieme ad opere di altri scultori, in un contesto scenografico destinato a celebrare coralmente l’attività sportiva cui il Duce teneva in modo particolare. Barone eseguì molti bozzetti fino alla grandezza naturale, con titoli in sintonia con il carattere simbolico delle opere. Molte di esse furono esposte alla Biennale di Venezia del 1934. Quest’opera rappresenta, in modo particolare, la concentrazione necessaria per la caccia, e il naturale orgoglio per quanto è riuscito a catturare. E’ uno sforzo statico, non dinamico, in cui emerge però eguale potenza e ispirazione. La gamba sinistra protesa in avanti, accompagnata dal braccio destro disteso e ben allungato, rendono ancor più forte l’espressione del viso, pensosa e racchiusa in sé. L’anatomia è ben studiata e ben resa in tutte le sue componenti, dalle gambe al collo teso. Un tronco d’albero è il naturale punto di appoggio di quest’uomo, fiero e orgoglioso della sua preda che, sprezzante, schiaccia sotto il piede sinistro

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