L'Anonima Grandine. una famiglia di coloni italiani attende davanti alla casa colonica n. 471 civico 56 dell'Ente Colonizzazione della Libia a Villaggio D'Annunzio nella provincia di Bengasi

manifesto pubblicitario, ca 1939/04/01 - ante 1939/10/12

Lettura iconografica: famiglia; coloni; agricoltori; casa colonica; abitazioni; palme; fichi d'India; agave; cammelli; allegoria dell'Abbondanza; cornice decorativa; frutta; uva; verdura; pomodori; frumento; granoturco. Categoria merceologica/ tipo evento: attività finanziarie e assicurative; assicurazioni; polizza agricola; istituzioni; enti locali. Nomi: L’Anonima Grandine; Società Anonima Italiana di Assicurazione contro la Grandine e di Rassicurazioni; Assicurazioni Generali; Ente di Colonizzazione della Libia; villaggio D'Annunzio; Florestano Di Fausto; Umberto Di Segni; Giovanni Pellegrini. Luoghi: Milano; Venezia; Tripoli; Bengasi; El Baiiadah; Libia; Tripoli; Bengasi

  • OGGETTO manifesto pubblicitario
  • MATERIA E TECNICA carta/ fotocromolitografia
  • MISURE Altezza: 100 cm
    Larghezza: 70 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • ATTRIBUZIONI Mossa Giovanni Maria (1896/ 1973)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolta Nando Salce
  • LOCALIZZAZIONE Complesso di Santa Margherita e San Gaetano
  • INDIRIZZO Via Carlo Alberto, 31, Treviso (TV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il manifesto inserito all'interno di una cornice utilizzata anche per altri documenti formali da L'Anonima Grandine, caratterizzata da prodotti agricoli e chiusa nella parte superiore dall'allegoria dell'Abbondanza, presenta al centro un momento significativo del colonialismo italiano in Libia. I primi quattro centri rurali di nuova fondazione vennero realizzati sulle coste della Cirenaica nel 1934 a cura dell’Ente di Colonizzazione della Cirenaica (ECC), fondato nel 1932. A partire dalla fine del 1935 si procede in Tripolitania, secondo modalità del tutto simili a quelle seguite dall’ECC in Cirenaica. E’ comunque a partire dal 1938, con l’avvio del programma di colonizzazione demografica intensiva, che il territorio costiero venne completamente trasformato dalla realizzazione di numerosi centri rurali, destinati ad accogliere le famiglie di coloni provenienti dall’Italia. Il programma venne messo a punto da Italo Balbo, governatore dal 1934 della riunificata Libia, e prevedeva di trasferire in 5 anni 100.000 italiani sulla “Quarta sponda”, scaglionati in gruppi di 20.000 ogni anno. Nel novembre del 1938 sbarcano a Tripoli i primi 20.000 coloni, cui ne seguirono 11.000 circa nel novembre del 1939. Il terzo trasferimento, pianificato per il novembre del 1940, venne interrotto allo stadio di progetto per l’entrata in guerra da parte dell’Italia. La differenza con i primi piani di colonizzazione portati avanti dall’ECC e dall’INFPS, Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, tra il 1934 e il 1938 è che il programma di colonizzazione demografica intensiva usufruiva esclusivamente di finanziamenti diretti dallo Stato a favore delle famiglie coloniche. L’Ente di Colonizzazione della Libia (ECL), così nominata in seguito all’ampliamento delle attività anche al territorio Tripolitano, e l’INFPS, data la loro precedente esperienza, vennero incaricati di coordinare la colonizzazione e diventarono esecutori di uno specifico mandato statale, perdendo il ruolo autonomo che avevano in precedenza. L’architettura rurale degli insediamenti venne progettata dagli architetti razionalisti Florestano Di Fausto, Umberto Di Segni e Giovanni Pellegrini che s’ispirarono anche alle case rurali della pianura padana. Confrontando il disegno del manifesto con alcune fotografie datate 1938 dell'Archivio Luce, è stato possibile identificare la casa colonica come l'abitazione n. 1471 civico n. 56 al Villaggio D'Annunzio nella Provincia di Bengasi, località El Baiiadah. Dal confronto con le immagini fotografiche emergono alcune differenze con il disegno, in particolare il nome D'Annunzio viene sostituito da una striscia di colore nero e il numero 1471 ridotto a sole tre cifre, 471. Le diverse fotografie conservate nell'archivio mostrano più volte la stessa casa colonica, evidenziando la sua collocazione in un territorio rurale e isolato. Si trattava con ogni probabilità di una casa colonica scelta per l'opera di propaganda e più volte fotografata. È pertanto ipotizzabile che disegnatore sì sia servito di una di queste immagini per realizzare il manifesto, preferendo tuttavia la collocazione all'interno di un rassicurante villaggio coloniale, anzichè la visione di una landa desolata
  • TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500656818
  • NUMERO D'INVENTARIO 04848
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale Collezione Salce
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia (con esclusione della citta' di Venezia e dei Comuni della Gronda lagunare) Belluno Padova e Treviso
  • ISCRIZIONI in basso, a destra - Gin. mossa 1939 XVII - corsivo - a stampa -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Mossa Giovanni Maria (1896/ 1973)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE