Santa Giustina

dipinto, ca 1530 - ca 1536

Entro una nicchia ornata da una conchiglia e fiancheggiata da colonne scanalate, la figura della Santa vestita di rosso, un libro e la palma del martirio tra le mani; infisso nel cuore il pugnale dell'iconografia a lei consueta

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Tessari Girolamo Detto Dal Santo (1490 Ca/1561)
  • LOCALIZZAZIONE Teolo (PD)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa figura femminile, elegantemente atteggiata, sviluppa un modulo formale che il T. aveva già scelto per rappresentare la stessa santa al lato destro della "Deposizione" nel Museo Civico (era in S. Giustina, Padova) presumibilmente opera giovanile. Si nota una maggiore scioltezza ed esperienza formale anche rispetto alle figure della scena centrale, qui a Praglia, piuttosto tozze e quasi caricaturali nei visi. L'intero affresco ha una bibliografia critica piuttosto recente, a partire dal Fiocco (1926/7, p. 311). Il Tessari ha sfruttato la divisione in tre vele del soffitto per suddividere la sua composizione con elementi architettonici (colonne) finti; ma il paesaggio dietro la scena centrale della "Deposizione" fa da sfondo anche alle pie donne che sono al di là delle colonne. Vi si ritrovano un po' tutti gli elementi cari al paesaggio del T.: l'amore per il dettaglio e le cose preziose (i pannelli di marmo del sarcofago, i fiori e i sassi minuti), la roccia grigia e tufacea, la vegetazione stenta, il segno pesante che chiude le figure piuttosto tozze, dai visi fortemente ombreggiati e 'caricati' al fine di una resa espressiva drammatica. Per una possibile datazione si è ricorsi alle analogie stilistiche che questo affresco presenta con alcuni brani della Scuola del Carmine (1530/45) secondo la Pietrogrande (1938, p. 296) e con la Confr. del Redentore (1537 c., Grossato, 1966, p. 130). Aggiornamento 2015: Fortunatamente la sua presenza nel monastero pratalese precede la fine del quarto decennio e rientra nella stagione più felice del pittore. In particolare, il cosiddetto trittico della sala del Capitolo potrebbe ricevere una datazione a cavallo del 1530, se non altro a giudicare dalla freschezza del colore e dell'armonioso rapporto tra figure ed elementi naturali negli sfondi paesistici [...]. Il pittore avrebbe iniziato a dipingere dalle estremità della parete, sulle strisce delimitate dalle finestre gotiche, le figure di San Benedetto e Santa Giustina entro nicchioni, attenendosi a un impatto tradizionale. Nel ritornare sulla parete a distanza di qualche tempo però Girolamo sfodera la trovata di ritagliare al centro una sorta di trittico che congiunge le due porzioni di muro a lato delle finestre (sulle quali campeggiano due pie donne) allo specchio centrale dell'arcone includente la scena della "Deposizione nel sepolcro" (fig. 1). Più che dal nesso narrativo il senso unitario nasce dalla continuità spaziale dello sfondo, al di là del diaframma architettonico che scandisce la superficie in scomparti. E' evidente la volontà di Girolamo di sperimentare una soluzione più innovativa, capace di conciliare effetto illusivo con equilibrio compositivo (Mancini, 2013, p. 348)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500015686
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia (con esclusione della citta' di Venezia e dei Comuni della Gronda lagunare) Belluno Padova e Treviso
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia (con esclusione della citta' di Venezia e dei Comuni della Gronda lagunare) Belluno Padova e Treviso
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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