Croce di Cristo

monumento ai caduti a monumento-ossario,

L’imponente monumento è ubicato nel centro del cimitero di Pontevico. Esso, di notevole impatto, ha una forma che richiama una torre, un obelisco. Come impostazione strutturale e come stile architettonico ricorda per certi versi l’ossario ai morti nel settore del Monte Pasubio al Passo Pian delle Fugazze (Vi), inaugurato nell’estate del 1926, ancorché di dimensioni più contenute. L’area di rispetto, di poco sopraelevata dal terreno, è un quadrato, di circa 16 metri per 16, delimitato da una cinta composta da elementi in cemento armato; sul lato frontale vi è una scalinata di accesso di 5 gradini. Il monumento, a sezione quadrata (10 metri X 10), da un punto di vista della struttura, si divide in 2 parti: l’ipogea e quella sopraelevata. Alla cripta si accede da una doppia scalinata posta ai lati della scalinata d’accesso alla parte sopraelevata. Una volta scese le scale, vi è un corridoio. Dapprima, a destra e a sinistra, sono murate 2 lapidi con i nomi, a caratteri applicati in bronzo, dei 113 deceduti (56+57) nei conflitti dal 1935 al 1945. Proseguendo, vi sono altre 2 lapidi. A sinistra, una lapide ai 5 cittadini di Pontevico morti nelle patrie battaglie dal 1848 al 1866; a destra, una lapide, risalente al 1891 e per certo ubicata altrove prima del 1934, agli infermi della battaglia di Solferino e San Martino ricoverati in Pontevico e qui deceduti: 6 dell’impero d’Austria, 23 dell’impero di Francia. Si giunge quindi, nella cripta-ossario, a forma quadrata. Nelle pareti di destra e di sinistra, vi sono 32 colombari (16 per lato), mentre in quella frontale ve ne sono 10. Per ognuno dei 42 deceduti, sulla lapide che chiude il loculo, è precisato: grado, cognome, nome, data di morte e talvolta il luogo. Sulla parete frontale i colombari sono disposti ad U ribaltata, sicché nello spazio lasciato vuoto è stata collocata una grande lapide, su cui sono ripartiti i morti accertati nella Grande guerra che non furono qui traslati: 20 per ferite e 44 per malattie/infortuni. Per i primi è specificato: grado, cognome, nome, luogo e data di morte; per i secondi, solo grado, cognome e nome. Su tutti campeggia il motto, a caratteri dorati: “Uniti nel sacrificio Uniti nella gloria”. Invece, al di sopra della parete che conduce all’uscita, sono collocate altre 2 lapidi, di difficile lettura per la consunzione del Tempo. Esse riportano i morti presunti durante la guerra o i deceduti per i postumi di infermità da ferite/malattie in essa contratte. A sinistra vi sono 24 dispersi, mentre a destra, vi sono 16 deceduti dopo essere stati smobilitati. Per ognuno è specificato il grado, il cognome ed il nome. Una lampada votiva in bronzo a 3 becchi, a funzionamento elettrico, pende dal soffitto, mentre nel mezzo della stanza vi è una stele commemorativa offerta nel 1979 offerta dai reduci della classe 1924, dalle epigrafi con caratteri in bronzo. Il pavimento presenta 4 rosoni con buchi rotondi chiusi da vetri, come prese di luce dalla sovrastante cappella. Le epigrafi di tutte le lapidi, hanno i caratteri incisi nel marmo; il colore nero con cui erano state dipinte, si è spesso stinto o è scomparso. La parte sopraelevata del monumento, invece, si divide in 2 sezioni. Una scalinata di 8 gradini conduce alla cappella, illuminata da 4 vetrate con infissi in ferro. Nel mezzo vi è un altare in graniglia, sorretto da 5 colonnine con capitelli, nel quale è infissa una semplice e vetusta croce di legno. Al di sopra della cappella si erge un obelisco. Esso ha la base in una lanterna, dalle 4 vetrate con vetri policromi (blu e giallo, i colori di Pontevico), indi si sviluppa per svariati metri in altezza, decorato con fregi floreali, 4 teste d’aquila e 4 Croci di Cristo, per culminare in una croce-faro, a luce elettrica. Tutti i capitelli, concentrati per lo più nella cappella, hanno richiami stilistici medievaleggianti. Dirimpetto all’entrata della cappella, nel 2018, è stato posto un monumentino, composto da una lastra di ferro a forma di fiamma, per i 100 anni dalla fine della Grande guerra

  • OGGETTO monumento ai caduti a monumento-ossario
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
    CEMENTO
    CEMENTO ARMATO
    LATERIZIO
    Marmo
    VETRO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Bresciano
  • LOCALIZZAZIONE cimitero pubblico
  • INDIRIZZO Via Palazzina, Pontevico (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le origini di questo notevole manufatto risalgono ai tempi in cui si concepì il monumento ai caduti di Pontevico, grossa borgata agricola della bassa. Nel dicembre del 1919 si formò, per impulso della locale sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti, un comitato pro-monumento. Dato il consistente numero di deceduti, circa 130 (esclusi quelli che si sarebbero spenti per postumi), si prospettava da subito un’impresa piuttosto impegnativa. Allora si espresse anche il proposito, quando “in tempi migliori e quando si effettueranno le opere di sistemazione del […] cimitero”, di innalzare costì “una cappella votiva”. Nel frattempo, si sviluppò il fenomeno delle traslazioni dai campi di battaglia, dapprima a carico dei privati, indi a carico dello Stato. Pontevico concentrò nel cimitero ben 42 salme dei propri coscritti, ossia circa il 28% dei 146 morti complessivi per cause di guerra; è probabilmente – in senso relativo – un record imbattuto in tutto il Bresciano. Alfine, nel novembre del 1930, fu inaugurato il maestoso monumento ai caduti, definito da una cronaca coeva come “fra i migliori della nostra provincia” e caratterizzato da una singolare scultura dell’Asti, che potrebbe sembrare retorica, ma che non lo è affatto. Essa, infatti, riproduce in modo realistico un bozzetto della nostra guerra guerreggiata e sofferta: un fante ricupera il corpo di un compagno morto, e si difende scagliando una bomba a mano – è attestato che le truppe austro-ungariche, in una forma di sottile e tremenda guerra psicologica contro l’italiano invasore, impedivano il recupero dei morti nella terra di nessuno, che si disfacevano mefitici innanzi agli occhi dei propri compagni. Rimaneva da compiere, quindi, il voto del 1919, con l’aggiunta della sistemazione definitiva dei traslati. Non si sono rinvenuti, ad oggi, dettagli sulla progettazione e sul grande lavorio occorso. E’ però certo che l’opera fu inaugurata domenica 27 maggio 1934, presenti numerose autorità. Oratore ufficiale fu Fortunato Vicari, fascista e membro della Federazione Combattenti. Nel suo lungo discorso c’era tutta la retorica del tempo, però quando evocò i morti, ed incitò ad essere degni di loro, a ricordarsi delle loro donne e dei loro figli, fra gli ex combattenti “molti […] non nascondevano la propria commozione”. Questo monumento è un vero e proprio caposaldo del culto laico della patria, come prova il ricco patrimonio lapideo che parte dai fatti del Risorgimento. Esso, inoltre, è di notevole interesse sotto un altro punto di vista socio-antropologico. Infatti, testimonia in modo efficace, anche con l’ausilio della sua mole rilevante, il rapporto fra l’Uomo e la Morte, in specie il desiderio, coadiuvato dai moderni mezzi tecnologici, di avere presso di sé le spoglie dei propri cari perduti al fine di lenirne il distacco, di addomesticare il lutto. Anche altri paesi nel Bresciano riservarono nei cimiteri aviti un posto ai propri figli traslati dal fronte. Nave e Montichiari, ad esempio, vi destinarono un campo speciale, altri come Calino, Fiesse e Carpenedolo, approntarono dei loculi acconci in muratura, e altri ancora come Cigole, Bedizzole o Volciano eressero delle cappelle con tombe a pozzo nel pavimento. Pontevico, però, si distinse su tutti per la forma grandiosa, imponente, ieratica della loro ultima dimora, tutt’oggi avente un nonsoché di suggestivo e fascinoso. Fonti e bibliografia. Da Pontevico. Per il monumento ai caduti, “Il Cittadino di Brescia”, 31-12-1919. Una giornata di patriottico entusiasmo a Pontevico per la solenne inaugurazione del monumento ai Caduti, “Il Popolo di Brescia”, 25-11-1930. L’inaugurazione del Monumento-Ossario ai Caduti di guerra di Pontevico, “Italia Nostra. Bollettino della Federazione bresciana dei combattenti”, a. IV (1934), n. 6. E. Cerutti, “Fecero di petti gagliardi insormontabile barriera”. Percezioni della morte e sepolcreti (1870-1940), in F. Bianchi, G. Vecchio (a cura di), Chiese e popoli delle Venezie nella Grande guerra, Viella, Roma 2016. E. Cerutti, Bresciani alla Grande guerra. Una storia nazionale, FrancoAngeli, Milano 2017
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303275052
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • ISCRIZIONI al di sopra dell'ingresso della cappella - SANGUINE - NOBIS / PATRIAM PEPERERE / SUO // - a caratteri applicati in bronzo - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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