Figura maschile alata e armata

monumento ai caduti a cippo, post 1919 - ante 1928/11/18

Monumento costituito da un basamento marmoreo su cui si trovano, incisi lateralmente, i nomi dei caduti della Grande Guerra. Sul lato frontale, una grande lastra a forma di libro aperto riporta invece i caduti della Seconda Guerra mondiale. Il cippo marmoreo è coronato da una scultura bronzea a tutto tondo raffigurante un uomo alato, avvolto in un manto leggero che lascia scoperta la parte alta del busto, nell'atto di brandire un pugnale mentre appoggia i piedi su un aratro che rimesta il terreno sottostante

  • OGGETTO monumento ai caduti a cippo
  • MATERIA E TECNICA Bronzo
    Marmo
  • AMBITO CULTURALE Ambito Bresciano
  • ATTRIBUZIONI Luigi Contratti (1868/1923): progettista
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Parco delle Rimembranze
  • INDIRIZZO Via degli Eroi, Verolavecchia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come ricorda l'opuscolo In Memoriam, pubblicato dal Comitato Pro Monumento ai Caduti di Verolavecchia in occasione dell'inaugurazione del 18 novembre 1928, e ad oggi conservato negli archivi comunali, l’opera, concepita dallo scultore Luigi Contratti, sorgeva nel Parco delle Rimembranze, coronata da 83 alberi in ricordo degli altrettanti caduti di Verolavecchia, dove ancora oggi è possibile ammirarla. Il medesimo opuscolo descrive come “Il Genio della stirpe nostra” l’uomo alato drappeggiato in atto di sferrare un colpo di pugnale e di emergere dalla nuda terra, scolpito nel bronzo sulla sommità del basamento marmoreo. Iconografia questa pressoché sconosciuta agli studiosi che si sono dedicati ai monumenti ai caduti della Grande Guerra. Ad una più attenta analisi pre-iconografica è possibile distinguere un aratro, meglio visibile dai lati della scultura, su cui l’uomo alato sembra poggiarsi per spiccare il volo. L’aratro e il pugnale potrebbero rimandare al celebre slogan fascista “È l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori” con la probabile intenzione di celebrare il sacrificio dei caduti come un gesto di eroismo per la salvezza della Patria. Utile ricordare che lo scultore bresciano Angelo Zanelli utilizzò la medesima iconografia (con una figura femminile anziché maschile) per il monumento ai caduti di Tolentino, in cui il noto aforisma è inciso sul basamento bronzeo della scultura. L’opera del Contratti si ritrovò coinvolta a partire dal 1940 nel fenomeno del recupero di materiale metallico a scopi bellici, noto come “Bronzo alla patria”, che in tutta Italia portò alla perdita di numerosi monumenti ai caduti. Nell’Archivio storico della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Milano sono presenti i documenti con cui l’opera veniva sottoposta al parere del soprintendente per la valutazione del pregio artistico e quindi della relativa messa in opera della rimozione, mentre nell’Archivio di Stato di Brescia, nel Fondo Prefettura, è conservato il carteggio con cui il Comune di Verolavecchia e la locale Sezione Combattenti mossero istanza al Consiglio dei Ministri per salvare il monumento dalle requisizioni. Ancora non è noto il motivo per cui, nonostante il perentorio ordine di fusione giunto dalla capitale, l’opera sia ancora presente in originale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303268223
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI fronte principale, basamento centrale marmoreo - VEROLAVECCHIA/ ALLA MEMORIA DEI SUOI FIGLI/ CADUTI PER LA PATRIA/ 1915-1918 - a caratteri applicati - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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