San Giovanni Battista nella foresta

dipinto, post 1700 - 1724

In una fitta foresta, contro una rupe che si apre lasciando intravedere il cielo, si trova san Giovanni Battista seduto nella parte inferiore sinistra della tela; accanto a lui la croce di giunchi e un agnello

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA Olio su tela
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Faglia-Torri
  • INDIRIZZO Via Bernardino Varisco, 9, Chiari (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è entrato nelle collezioni della Pinacoteca Repossi grazie al lascito dell'avvocato Pietro Bartolomeo Repossi nel 1854. Nella Distinta delle opere al n. 14 si trova "Un uomo in una foresta senza cornice", identificabile con il dipinto in oggetto. Presente, anche se privo per lo più di una descrizione adeguata, è riconosciuto come un San Giovanni solo nell'inventario del 1918; in quest'occasione gli veniva associato il nome del Magnasco, pittore di figurette immerse in paesaggi di fantasia alle quali l'estensore dell'inventario, don Luigi Rivetti, dovette avvicinarlo. Nel 1991, tuttavia, Valerio Terraroli rifiutava l'attribuzione al Magnasco e attribuiva l'opera a un pittore ligure-lombardo della seconda metà del XVIII secolo. Le estese ridipinture, dovute al restauro di Giuseppe Riva del 1920, sono state rimosse dal nuovo restauro che ha rimesso in evidenza i caratteri pittorici della tela. Nell'insieme l'opera si segnala per una notevole libertà di segno e per un gesto pittorico che, soprattutto nel paesaggio, esalta potentemente il chiaroscuro. Caduta l'attribuzione al Magnasco resta comunque difficile poter giungere a un'attribuzione sicura tanto più che l'ambito ligure-lombardo proposto da Terraroli non convince del tutto. Sembra più plausibile, infatti, pur senza giungere a un nome preciso, che l'opera sia da ascrivere a un ambito più prossimo a quello veneto, attorno a Sebastiano e Marco Ricci, o, comunque, avvicinabile alla cultura del paesaggismo veneto della prima metà del Settecento. Tale ambito pare plausibile anche sulla base della derivazione del prototipo da modelli desunti da Salvator Rosa e quindi dall'ambito Romano, conosciuto e divulgato al Nord dai Ricci. L'ascrizione alla cultura ligure-lombarda si può spiegare con una certa ssonanza dell'artista di questo dipinto con le grandi scenografie silvestri che accompagnano le figure del Magnasco, ma - non si dimentichi - l'ambito nel quale nascono queste ambientazioni, sia per il Magnasco che per il Ricci, è lontano dalla Liguria e dalla Lombardia ed è più prossimo al mondo veneto quando non addirittura toscano. La buona qualità del dipinto clarense - seppure si noti una certa durezza nella conduzione della figura del santo - permette di assegnarlo a un artista attivo nel Veneto entro il primo quarto del Settecento e il cui nome, al momento, non è ancora formulabile
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300641786
  • NUMERO D'INVENTARIO D00020
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Regione Lombardia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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