Passione di Cristo
stampa stampa di invenzione,
1509-1511
Durer Albrecht (1471/ 1528)
1471/ 1528
- OGGETTO stampa stampa di invenzione
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ATTRIBUZIONI
Durer Albrecht (1471/ 1528): incisore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Faglia-Torri
- INDIRIZZO Via Bernardino Varisco, 9, Chiari (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Albrecht Dürer fu il terzo genito di Albrecht il Vecchio, orafo di professione che nel 1483 volle avviare il figlio al proprio mestiere, avvicinandolo così all'arte dell'intaglio del metallo. Nel 1486 entrò nella bottega del pittore ed incisore Michael Wohlgemuth (1434/ 1519) ove imparò ad incidere su legno, realizzando alcune silografie destinate all'illustrazione di libri. Con il 1490 iniziarono i viaggi di formazione, prima nella regione dell'alto Reno e poi in Italia, ove si recò nel 1494-1495 ed ancora nel 1507-1509. Nel frattempo (1495) aprì una propria bottega a Norimberga, città natale. Fu di ritorno dal secondo viaggio in Italia che si dedicò ampiamente all'incisione su legno, realizzando nell'arco di pochi anni (1509-1511) le serie della Grande Passione, della Vita della Vergine e della Piccola Passione. Quest'ultima, così chiamata per il formato ridotto delle sue immagini, conta ben 37 fogli e costituisce il ciclo silografico più vasto che Dürer abbia mai realizzato. La narrazione infatti, oltre agli episodi tradizionali della Passione propriamente detta, ricerca la causa prima del sacrificio di Cristo e comprende pertanto la rappresentazione del peccato originale nel Paradiso Terrestre, dell'annunciazione e della natività, sino ad arrivare al Giudizio Universale, per mettere in evidenza il valore salvifico della Passione stessa e l'importante ruolo di Maria. La serie venne pubblicata la prima volta nel 1511 con un testo composto da Benedictus Chelidonius (Chelidonius B., Passio Domini nostri Jesu, Norimberga 1511). Numerose furono le edizioni che seguirono, come notevole fu l'influsso artistico che quest'opera esercitò sugli artisti dell'epoca, per la drammaticità delle soluzioni figurative e formali, per la forte spiritualità, per l'unità pittorica delle composizioni. Fra i pittori bresciani, Girolamo Romani detto Romanino (1484-1487/ 1560) riprese spesso, anche con citazioni testuali, le composizioni düreniane, di cui apprezzò il realismo e la carica comunicativa
- TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300620416-0
- NUMERO D'INVENTARIO I01791
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
- ENTE SCHEDATORE Regione Lombardia
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0