Sant'Antonio Abate

dipinto murale, 1509 - 1509

Al centro campeggia la figura benedicente di Sant'Antonio che tiene in mano il pastorale vescovile, ed è anticipato da due puttini che giocano con un porco

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI De Magistris Sigismondo (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Gravedona (CO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi sono stati dal Barelli (1876, p. 9), dal Monti (1902, p. 334) e dalla Zecchinelli (1951, pp. 49- 59), ritenuti opera di Sigismondo de Magistris, maestro attivo nel 1515 nell'oratorio della Vergine presso la chiesa del Carmine di Montagna Andrea e Sigismondo del Magistris ...., 1968). Longatti però (1969, p. 296) ne esclude la paternità, giudicando gli affreschi gravedonese troppo precoci per l'iter artistico di Sigismondo M. Gregori a sua volta (da Cavadini, 1980) propone la mano di Giovanni Andrea Ghezzi e Bernardino de Donati che di lì a poco (1515) avrebbe dipinto la cappella di Santa Caterina a Morbegno, nella chiesa di Sant'Antonio (T. Salice, Per un Codice dic. Giacinto Fontana, in Boll. della Società Storica Valtellinese, 1970). M. T. Binaghi Olivari invece (1982, pp. 220- 224) ribadisce la paternità a Sigismondo de Magistris, considerando quindi i dipinti gravednesi la prima opera documentata dell'autore. Rileva inoltre un percepibile riferimento all'architettura del Bramante (scena della tentazione che cita infatti la incisione Prevedari) e conoscenze del Borgognone, Foppa e Amadeo e del cantiere in San Pietro in Gessate a Milano a seguito del suo studio del 1979- 82 (p. 13) nel quale rilevava per gli affreschi in questione una ricerca formalistica, aggiornata sulla cultura figurativa bresciana e cremonese nei loro sviluppo attorno all'opera di Giovan Pietro da Cemmo la cui pittura sembra per molteplici motivi essere alle spalle della produzione gravedonese, sostiene nello scritto del 1986 (p. 97) che la presenza del De Magistris emerge come clima e non come mano in un linguaggio tendenzialmente dialettale ed ingenuo, reso più colto dalla diffusione delle incisioni di Durer. Sempre il Rovetta (1979- 82, pp. 12- 14) notava che la raffigurazione di Sant'Antonio con il pastorale, elemento iconograficamente raro è presente anche nella cappella di S. Antonio in S. Pietro in Gessate e che la presenza di un frate agostiniano nella scena degli infermi che visitano la tomba del santo è evidente richiamo alla intitolazione eremitana dell'ordine.Restaturi: 1937, Sopr. dell'Arte Medievale e Moderna, Milano, Giuseppe Arrigoni e Marino Guandalini
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300208685-4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1987
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI Sulla targa (questa scritta non si riferisce alla scena) - HOC OPUS F. FIERI D. NICOLAUS. F. DAM D SIMONIS STAMPE (...) DEI .I S ANTONII 1509 DIE 27 IUNII - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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