Funerali di San Pietro Martire

rilievo,
Balducci Giovanni (e Aiuti)
notizie 1318-1349

La scena ad altorilievo è popolata da ventisei figure e raffigura al centro il martire morto, in abito domenicano, con barba e baffi. Il suo corpo, adagiato in un lenzuolo deposto sulla bara dall'arcivesco, Lione da Perego, e da un domenicano, il primo ne sorregge il capo, l'altro le gambe. Due altri domenicani gli toccano i piedi (uno è privo del pollice della mano sinistra), sei confratelli assistono e pregano, un novizio all'estrema sinistra porta il turibolo e la navicella dell'incenso, un'altro (...)

  • OGGETTO rilievo
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Balducci Giovanni (e Aiuti)
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Interessante documento dell'incontro tra la ruvida franchezza cronachistica lombarda e le sigle auliche del gotico toscano (Russoli,1963). In questo episodio si notano particolari realistici con una gustosa freschezza di narrazione popolaresca. Nella parte superiore del rilievo è in qualche zona riconoscibile l'intervento autografo del Maestro, ma in alcune teste di monaci piangenti o nei malati imploranti il miracolo pare di riconoscere l'opera di aiuti toscani.Il corpo di S. Pietro, tolto dal primitivo sarcofago di marmo, apprestatogli subito dopo la morte (1253) dall'arcivescovo Leone da Perego, fu chiuso nella nuova arca dall'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1340. Fin dal 1340 l'arca di S. Pietro era collooata tra la quarta e la quinta campata della navata sinistra. L'Allegranza (1784) annota inoltre che "serrò poi all'intorno questo mausoleo il Duca Filippo Maria nel 1424 con un ampio recinto marmoreo di 84 colonnette bianche e rosse e dentro vi fece orifece anche il pavimento di marmi bianchi e neri". G. Visconti aveva separato la testa del Santo dal busto, portandola dapprima in Castello e poi restituendola "in un prezioso tabernacolo" di cristalli che fu custodito in sacrestia fino al 1650, quando il capo fu portato nella cappella Portinari. Solo nel 1736 si provvide a una sistemazione dell'arca, a cui aveva già pensato Cristoforo Lombardi fin dal 1537 (Latuada 1131) quando fu trasportata nella cappella (ma andò distrutto il recinto marmoreo eretto nel 1424). Nel 1815, al termine dei lavori di restauro della cappella fu ancora spostata e dopo la rimozione dell'altare barocco che le stava davanti. Infine smontata durante l'ultima guerra fu ricomposta e ricollcata in situ. Il mausoleo fu commissionato nel 1335; dai Padri Domenicani e fu "disegnato, lavorato e finito da Giovanni di Balduccio 1339 col prezzo di circa duemila ducati d'oro dei quali CCC furono mandati da Ugo IV e Alisia Re e Regina di Cipro; e da un nobile ciprioto; altri C da Matteo Orsini Cardinale Domenicano; L da Giovanni Visconte Vescovo di Novara, che in appresso fu poi arcivescovo di Milano; altri L da Azone Visconte Signor di Milano con sessanta carra di calcina per li fondamenti e per la base sopra cui l'arca doveva innalzarsi, con XX di più per le indorature, e finalmente XXX da un certo Erasmo Boggia Notaio dell'officio di Provvisione di questa città oltre ad altri Milanesi e Forestieri" (Allegranza 1841). Onorando con uno sfarzoso monumeto il martire, il cui culto andava sempre più diffondendosi, i Padri Domenicani intendevano compiere un atto di politica religiosa ed affermazione di potenza dell'ordine che concordava con i programmi dei Visconti, i quali con grandiose iniziative d'opere civiche e di mecenatismo culturale, volevano dimostrare il prestigio della loro Signoria. La realizzazione venne allora affidata nel 1335 a G. B., nativo di Pisa, operante a Milano sembra già dal 1334, scultore di fiducia di Castruccio Castracani, amico di Azzone Visconti, e già conosciuto dai Domenicani per il monumento funebre del 1324-25 per il figlio di Castruccio Castracani, Guarnerio degli Antelminelli e per il pulpito della Chiesa di S. M. del Prato a S. Casciano (1330). Aiutato ma nello stesso tempo condizionato dal contratto che esigeva la fedeltà al modello nicoliano di S. Domenico di Bologna e che imponeva la struttura iconografica secondo i temi agiografici dello Pseudo Dionigi, G. B. realizzò con la collaborazione di aiuti, una ripresa dell'arca bolognese con la sola modifica forse del coronamento del tabernacolo ma con un'adesione al modello nicoliano solo esteriore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300206229-10
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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