San Girolamo

dipinto, 1570 - 1570

San Girolamo. Una velatura di lacca garance sulle terre verdi e brune della caverna conferisce al dipinto un tono caldo che culmina nel carminio del mantello, molto movimentato, ai fianchi del santo, e del cappello cardinalizio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 36
    Larghezza: 25.5
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi
  • INDIRIZZO Via Armando Diaz, 84, Como (CO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è passato di proprietà a varie nobili famiglie (vedi iscrizioni sul verso) ed è pervenuto al museo nel 1945 per un deposito della Questura di Como (al fine di assicurarne la conservazione) insieme ad altri dipinti per essi venne istituita una nuova sala, col numero XVI a). L'attribuzone a G. C. Procaccini, che figura generalmente sui documenti del museo, non concorda con quanto appare abbastanza eclettica; vi sono riferimenti a rappresentazioni dureriane del santo in alcuni particolari (testa: vedi puntasecca; mano: vedi dipinto al Museo Naz. di Lisbona, rispettivamente illustraz. n. 202 e n. 252 in E. Panovsky: La vita e le opere di A. Durer, Milano, 1979) ma il gesto convenzionale della meditazione, non è risolto in armonia col movimento della figura: anzitutto l'articolazione della figura mostra un impaccio lontano dai modi del Procaccini; nordico è il fluire delle linee del mantello (in risvolti che saranno tipici dei lombardi); la luce dorata che dall'angiolino piove sul santo fa pensare all'ambiente emiliano. Si potrebbe ipotizzare una attribuzione al periodo preclassicista del fiammingo Denijs Calvaert (1540- 1619), che giunge a Bologna nel 1562 e che poi, tra il 1570/ 72 si reca a Roma, interpretando le sigle sul verso della tavolaletta: D.(ionisi) (F)iamingo), come usava firmare. Poterbbe consigliare l'attribuzione i seguenti elemeneti: i tratti fisiognomici sono simili a quelli di figure di suoi disegni (al Louvre: Giacobbe abbevera il gregge di Rachele); l'alluce è molto staccato dalle altre dita, tratto tipoco dell'artista secondo S. Bergmans (Denis Calvart, Bruxelles, 1934) che lo dice anche, agli inizi, poco padrone dell'anatomia.Bibliografia: Museo Civico: registro ingressi: 1945, n. 1272; protocollo: 1945, 27/ 6, n. 58; catalogo sale (s. d.; 1936 ca.): p. 168, n. 3, sala XVI A, istituita per i depositi nel 1945; registro: "Dipinti vari e incisioni esistente in magazzino": n. 3 dell'elenco: "Dipinti (in deposto presso museo) di proprietà della Questura di Como" Restauri: Nel 1912 da Giovanni Carlo Gallarati Scotti e da Prof. Silvestri, come indica iscrizioni nel verso.Acquisizione: deposito alla Questura di Como nel 1945
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300178044
  • NUMERO D'INVENTARIO 351
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI Al centro della tavola - D. (?) I./ 570 - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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