Decorazioni fitomorfe

zanne di elefante,

Due zanna di elefante con iscrizioni e decorazioni fitomorfe a rilievo

  • OGGETTO zanne di elefante
  • MATERIA E TECNICA avorio/ incisione
  • AMBITO CULTURALE Ambito Tripolitano
  • ATTRIBUZIONI S. Naim Molo (attribuito): incisore
  • LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’avorio d’elefante è un materiale da millenni considerato di grande valore e pregio in tutto il mondo. In particolare tra il XV e il XIX secolo, divenne un prezioso bene di scambio commercializzato non solo in Africa, da dove proviene, ma anche in tutta Europa e negli altri continenti. La larga diffusione del commercio di questa materia prima è attestata da numerosi ritrovamenti archeologici. L’avorio è un materiale particolarmente apprezzato per la sua bellezza e duttilità: è duraturo, liscio e facile da lavorare. Da tempo immemore viene usato per realizzare piccole sculture e opere d’arte, gioielli, strumenti musicali, ma anche oggetti semplici, di uso quotidiano, come contenitori, utensili e armi. In Africa l’utilizzo dell’avorio e delle zanne di elefante è sempre stato limitato, appannaggio quasi esclusivo delle classi abbienti e delle persone di alto rango. Gli elefanti sono simbolicamente associati al potere e al pericolo, quindi possedere un oggetto realizzato in avorio rappresenta un demarcatore di status, ricchezza, coraggio e autorità. Con la sempre crescente popolarizzazione in Europa, la richiesta di questo materiale crebbe vertiginosamente e così lo sfruttamento e messa in pericolo degli elefanti, cacciati in numeri spropositati per le loro zanne. Oggetti in avorio di varia natura venivano commissionati agli artigiani dall’alta società europea, acquistati come opere d’arte e donati a personaggi illustri. Le presenti zanne di elefante intagliate furono probabilmente donate al Principe Umberto II durante un viaggio svolto nel 1921 verso le colonie mediterranee sull’incrociatore corazzato Ferruccio. Il 15 settembre di quell’anno, giorno del compleanno del Principe, egli si trovava a Tripoli e pronunciò il giuramento quale soldato d’Italia. Il Corriere della Sera del 17 settembre 1921, in un reportage datato al giorno precedente, racconta così gli eventi della giornata: «Ieri, come sapete, sulla Ferruccio, presente una rappresentanza di ufficiali di tutte le armi, si è svolta l’intima solenne cerimonia del giuramento del Principe, quale soldato d’Italia, avendo egli compiuto il suo 17° anno ed arruolandosi nell’esercito in qualità di allievo del Collegio militare […]. Alle 16.30, nelle sale del Municipio, sfarzosamente addobbate, è seguita la presentazione di varie notabilità e delle rappresentanze delle Associazioni cittadine al Principe. Nell’occasione sono stati donati all’ospite augusto due enormi denti di elefante artisticamente lavorati in oro, quattro braccialetti d’oro finemente cesellati ed un ricchissimo abito all’araba, il tutto racchiuso in un magnifico cofano ornato di soggetti locali. Ha presentato questi doni il comm. Hassuna Caramanli, il quale ha detto che essi dovevano servire come ricordo della vivissima simpatia e dei sensi d’affetto destati dal Principe tra questa popolazione» (Corriere della Sera, 17 Settembre 1921, n.228, p.2). Nonostante le zanne di elefante in questione attualmente non presentino tracce di lavorazioni in oro, è improbabile che l’articolo si riferisca ad esemplari diversi rispetto a quelli presenti al Castello e riportanti la data dell’evento sopracitato. È per tanto verosimile, pur in assenza di documentazione puntuale, ipotizzare che si tratti dei medesimi artefatti e che siano stati quindi donati ad Umberto II dal comm. Hassuna Caramanli a Tripoli. Nonostante la presenza di una firma incisa su entrambe le zanne, “S. Naim Molo”, non è stato possibile trovare informazioni puntuali sulla manifattura. Le due zanne facevano parte di una panoplia, collocata lungo la parete di un corridoio del Castello, composta da 32 oggetti e smontata durante la schedatura (2018) per permettere una migliore conservazione delle opere. La realizzazione della panoplia è attestabile attorno al secondo quarto del secolo XX. Tale scelta espositiva si rifà alla retorica di Regime secondo la quale esporre oggetti "coloniali" o generalmente di civiltà extraeuropee, oltre a soddisfare un certo spirito di curiosità, era un modo per celebrare o esaltare l'arte e l'ingegno della cultura italiana, immensamente superiore, secondo la visione dell’epoca, rispetto a quella di altre popolazioni. L'opera è attualmente compresa in un corpus di oggetti extra-europei ricevuti in omaggio dai membri della famiglia reale di Savoia durante i loro viaggi, o offerti da delegazioni diplomatiche in visita in Italia. La consolidata tradizione di scambiarsi doni diplomatici tra monarchi, autorità religiose e capi di Stato è attestata sin dai tempi dell’antico Egitto e tutt’oggi risponde allo scopo di favorire, assicurare e mantenere buoni rapporti tra le parti. I doni, che assumono un valore, oltre che monetario, anche spiccatamente simbolico, sono spesso scelti in quanto rappresentanti l’essenza della Nazione o dell'istituzione che li offre. Si tratta infatti sovente di opere di artigianato, esempi di abilità manifatturiera, beni di lusso e artefatti di importanza storica realizzati con materiali locali. Attraverso l’esibizione di tali doni i dignitari promuovono la propria cultura e la propria patria ai livelli più alti delle pubbliche relazioni
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450864
  • NUMERO D'INVENTARIO SN
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI Parte superiore di una delle zanne - TRIPOLI 15 SETTEMBRE 1921. 12 Elul 5681 - a incisione - italiano, arabo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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