soggetto assente
Vaso cinese con coperchio sormontato da un animale dorato, in parte lacunoso. Sul fusto sono presenti medaglioni in blu cobalto con paesaggi ed elementi decorativi cinesi. Il vaso risulta essere fortemente lacunoso nella smaltatura. Revisione 2022: Vaso a balaustra su piede con anello aggettante, spalla alta, breve collo cilindrico e coperchio a calotta bombata con tesa obliqua e pomo grande a forma di leone cinese (kara-shishi). Su un fondo ornato in blu sottocoperta (some-tsuke) con motivi di fiorellini di ciliegio (sakura) e foglioline sono state ricavate ampie riserve, sottolineate da una bordura rossa, decorate a smalto, lacca e doratura con elementi vegetali e fotomorfi; tale lavorazione risulta oggi decisamente compromessa da una pesante caduta del materiale che mostra il biscotto sottostante. Della decorazione originale rimangono tracce nella parte inferiore di tronchi nodosi dorati. Anche le cinque riserve polilobate sulla spalla sono realizzate a pittura in blu cobalto sottocoperta (some-tsuke) con motivi alternati di fiori e paesaggi lacustri di ispirazione cinese. Altrettante riserve, in dimensioni ridotte, ripetono forme e motivi decorativi sulla calotta del coperchio. Il collo cilindrico è marcato da una banda, anch'essa in blu e bianco sottocoperta, decorata con motivi fitomorfi (kara-kusa) e fiori di peonia (botan). Anche l'anello del piede è dipinto con la stessa tecnica, mentre la fascia immediatamente superiore è dorata. La sommità del coperchio è sormontata dalla figura di un leone cinese (kara-shishi) che, che originariamente doveva assommare in sé le tecniche del blu sottocoperta, dello smalto sopracoperta e della doratura, che gioca un gioiello a forma di palla
- OGGETTO vaso
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MISURE
Diametro: 40 cm
Altezza: 90 cm
- AMBITO CULTURALE Manifattura Di Arita
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il vaso presenta come peculiarità il coperchio sormontato dal leone cinese, spesso chiamato "Cane di Fo", animale simbolico della tradizione buddista. Esso in origine veniva realizzato di grandi dimensioni e posto all'ingresso di una casa o di un tempio, con lo scopo di proteggerlo dagli influssi negativi e dagli spiriti maligni. Col tempo, anche per ragioni di praticità, iniziò ad essere rappresentato anche sui coperchi dei vasi. Il Cane di Fo può avere carattere maschile o femminile: il maschio, come in questo caso, poggia le zampe sopra ad un globo, mentre la femmina sopra ad un cucciolo. Normalmente essi sono sempre in coppia (e difatti nella stessa stanza è presente un vaso pressoché identico a questo). Revisione 2022: Si tratta di un vaso a balaustra di tipo jinko tsubo realizzato nei forni giapponesi di Arita per l'esportazione ed esposto secondo la moda europea delle garniture de chemineé, che ornavano le balaustre dei camini delle dimore nobiliari europee a partire dalla metà del Settecento. Dalla fine del XVII secolo e fino alla metà del XVIII, in risposta alle richieste europee e approfittando della crisi nelle esportazioni da parte della Cina dovuta a problemi interni, il Giappone produce un gran numero di ceramiche per l'esportazione nelle fornaci di Arita, che imbarca nel porto di Imari alla volta dell'Europa. In questo periodo, tra le diverse tipologie di ceramiche e porcellane richieste, i forni di Arita realizzano anche gruppi composti da tre potiches e due cornets nella tipologia Imari. I gruppi potevano variare: due o tre jinko tsubo, come quelli in oggetto, potevano essere accompagnati da uno o due vasi a tromba. Pare che il jinko tsubo conservi la forma di una tipologia di grandi vasi delle fornaci Jingdezhen della dinastia Ming (1638-1644), mentre il modello diretto era la porcellana placcata in oro Hizen Koimari prodotta dalla seconda metà del XVII secolo fino alla prima metà del XVIII secolo in Giappone. Come indica il significato del nome, veniva utilizzato per contenere essenze di legno che, una volta tolto il coperchio, allietavano l'olfatto degli ospiti di casa. Le forme e le decorazioni degli jinko tsubo si affinarono sempre più finché questi oggetti non furono apprezzati esclusivamente per il loro valore estetico, sia in Estremo Oriente che in Europa. Nel caso dei jinko tsubo di Arita, i coperchi dovevano essere cotti separatamente quando l'altezza totale del pezzo superava l'altezza massima del forno, ovvero i 90 centimetri, considerando che in cottura i contenitori si restringono in media del 15%. La figura che sormonta il coperchio è la versione giapponese (kara-shishi) del leone guardiano cinese, chiamato anche "cane leone" o "cane di Fu/Foo", sempre presente in coppia: si tratta di statue dei leoni guardiani si sono tradizionalmente poste di fronte ai palazzi degli imperatori cinesi ed alle loro tombe, ai templi ed ai palazzi degli alti ufficiali/nobili quale potente simbolo apotropaico, ma anche sui battenti delle porte e sulle ceramiche. I leoni sono generalmente rappresentati in una coppia che dovrebbe consistere di un maschio con una sfera intagliata tra gli artigli (a simboleggiare il dominio dell'imperatore sul globo terracqueo) e una femmina che trattiene un cucciolo giocoso supino sotto di lei (a simboleggiare il nutrimento). Nel caso della coppia di Racconigi, entrambi i leoni sono accompagnati dalla sfera, l'unica differenza è che uno mostra la lingua rossa tra le fauci aperte. In Giappone l'iconografia del cane-leone cinese mantiene la medesima funzione apotropaica originaria, ma è presente in maggiore varietà: "leoni cinesi" (kara-shishi), "cane coreano" (koma-inu) o semplicemente "coppia di leoni" (shishi), che a Okinawa diventano "shisā". Questa tipologia di vaso si trova nella maggior parte delle collezioni nobiliari europee, ma un esempio interessante è quello conservato al British Museum (Museum Number 2016,3001.1): il "Large blue-and-white jar with design of lion dogs and peonies", datato 1690-1720, è un esemplare di grande vaso con coperchio incompiuto, con aree non smaltate sui lati e sul coperchio, dove era chiaramente prevista l'aggiunta di decorazioni laccate applicate. Occasionalmente opere come questa venivano spedite incompiute dal Giappone e completate in Europa con vernice, pittura e doratura in oro; altre volte venivano invece completati con lacca in Giappone. Le aree che erano destinate ad essere ricoperte di lacca o smalto (solitamente nera con ornamenti dorati) venivano lasciate in biscotto, che assumeva una sfumatura aranciata nella cottura in fornace. La lacca (urushi) era più costosa della porcellana e molto ricercata in Europa; i commercianti potevano massimizzare i loro profitti facendo laccare successivamente le porcellane, che in tal modo combinavano la robustezza della porcellana con l'estetica dell'oro nero delle lacche maki-e. I vasi di questo tipo laccati e dorati, spesso partivano da una decorazione a pittura in blu cobalto sottocoperta (some-tsuke), proprio come la coppia di Racconigi. Oltre all'ipotesi che questa coppia di vasi sia approdata in Europa con la decorazione in smalto, lacca e doratura originariamente realizzata in Giappone, pare altresì probabile che la caduta massiccia di tale materiale decorativo sia dovuta a una successiva applicazione europea, maggiormente esposta a deperimento
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100405002
- NUMERO D'INVENTARIO R 2553
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0