Ritratto di Umberto II di Savoia-Carignano

dipinto, post 1915 - ante 1915

Il personaggio è rappresentato a figura intera, al centro della tela, nell’atto di incedere lungo un percorso scosceso. Il corpo è rappresentato quasi di profilo, mentre il viso è semi frontale, con lo sguardo rivolto verso l’osservatore. Porta i capelli corti e un cappello a tesa larga trattenuto da cinturino sotto il mento.Indossa una camicia dalle maniche lunghe con tasche e un foulard legato al collo. Pantaloni alla zuava trattenuti da alta cintura, ghette e scarponcini. Una mano trattiene un lungo bastone. La figura è ambientata in un paesaggio montano con piccolo specchio d’acqua e, sullo sfondo, a sinistra, un villaggio in cui spicca la mole della chiesa con il campanile. La tela è posta entro una cornice di formato e luce rettangolare in legno intagliato e dorato. Tipologia a cassetta. Battuta liscia. Fascia interna ornata da motivo a dentelli circolari, fascia centrale intagliata a rilievo con motivo continuo di foglie accartocciate; fascia esterna perlinata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Zoppi Antonio (1860/ 1926): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera raffigura in età adolescenziale il principe di Piemonte Umberto (Racconigi, 1904-Ginevra, 1983), futuro ultimo re d’Italia con il nome di Umberto II. Figlio di Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro, l’erede al trono fu affidato all’ammiraglio Attilio Bonaldi perché si occupasse delle sua educazione. Amò molto la storia e l’arte a tal punto che divenne un raffinato e colto collezionista. Proprio a Torino si trasferì nel 1925 per proseguire la carriera militare e prese alloggio nel secondo piano di Palazzo Reale dove diede il via ad interventi di restauro e riallestimento con grande acume scientifico; negli stessi anni decise di trasformare il Castello di Racconigi in luogo dove conservare ed esporre la ricca collezione iconografica della genealogia sabauda, forse portandovi anche l’opera in oggetto. L’8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale, vennero solennemente celebrate le sue nozze con Maria José del Belgio. La coppia trovò dunque dimora nel Palazzo Reale di Torino, dove vi rimase sino alla fine del 1931 quando si trasferirono a Napoli dove poi nacquero i loro quattro figli. Ligio al volere del padre, che sosteneva che in Casa Savoia si regnasse uno alla volta, cercò di servire al meglio il suo paese in special modo nei tragici anni della seconda guerra mondiale. Ebbe la Luogotenza del Regno nel 1944 e salì al trono il 9 maggio del 1946 nel momento più difficile per la monarchia italiana alle soglie del referendum costituzionale, quando poté finalmente dimostrare le sue doti di sovrano costituzionale. Accettò gli esiti, seppur controversi, del voto e decise di lasciare velocemente il territorio nazionale per non causare nuove lotte nella instabile situazione postbellica dell’Italia. La tela è un’opera della maturità del conte Zoppi di Alessandria, dedicatosi assiduamente alla pittura. Studiò a Roma con Cesare Maccari, partecipò a numerose esposizioni nazionali con soggetti di genere e costume, specialmente neosettecentesco, e con paesaggi, esordendo a Milano nel 1881. La sua famiglia si distinse in ambito militare essendo egli figlio del generale Enrico e cugino del maresciallo d’Italia Luigi Cadorna. La tela, infatti, combina l’interesse per la rappresentazione dell’ambiente montano, secondo caratteri post-impressionisti, con una analitica resa del personaggio ritratto. Il principe, secondo un preciso piano di promozione dell’erede al trono d’Italia, fu spesso rappresentato nell’infanzia e prima adolescenza in divisa. In questo caso indossa l’uniforme dei boy scout del Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori Italiani, fondato nel 1912. Sue immagini con questo abbigliamento nel parco della villa di San Rossore vennero pubblicate sulla rivista l’Illustrazione Italiana e come cartoline, ma in questo dipinti sembra più probabile che lo sfondo sia quello delle Alpi. La tela si colloca in una sala che venne riallestita all’inizio del Novecento, in una fase in cui, dopo decenni di abbandono e dopo l’assassinio di Umberto I a Monza, che determinò l’abbandono della villa lombarda come luogo di villeggiatura della famiglia reale, il castello di Racconigi fu oggetto di un nuovo interesse da parte dei Savoia. Gli appartamenti dell’area di ponente furono destinati a ospitare principi in visita o ospiti illustri. Successivamente, a partire dagli anni Trenta del Novecento, subirono ulteriori trasformazioni, dopo la donazione della residenza al principe ereditario Umberto II. La serie dei ritratti degli infanti di Casa Savoia di varia epoca qui posizionati, rientra, probabilmente, tra gli acquisiti effettuati da parte di Umberto II dagli anni Venti del Novecento per completare la quadreria dinastica
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399707
  • NUMERO D'INVENTARIO R 8143
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in alto, a destra - R 8143 (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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