cattura di Cristo

dipinto,

Al centro del dipinto, è raffigurato Cristo a mezza figura, con il corpo di profilo piegato leggermente all'indietro, e con le mani legate con una corda dietro la schiena. Il volto di Gesù ha una espressione contratta e sofferente. Intorno al Cristo, si affannano quattro sgherri. Quello in primo piano, a sinistra di chi guarda, afferra Cristo dalla scollatura. Quello in primo piano, a destra di chi guarda, è rappresentato di schiena. Ha una corazza e una cintura in vita, sotto la quale è trattenuto un cartiglio su cui si leggono la firma dell'artista e la data del dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
    legno/ intaglio/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Zugno Francesco (1577/ 1621): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Stresa (VB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Francesco Giugno, o Zugno, nasce a Brescia dal sarto Ludovico, si forma prima presso Pietro Marone e in seguito a Venezia con Jacopo Palma il Giovane negli anni 1590-1600. La sua opera è pertanto assimilabile a quella di altri artisti bresciani, come Antonio Gandino, che unirono alla formazione lombarda, il contatto con la scuola veneta in particolar modo nell'impiego del colore. Il Giugno a queste caratteristiche associa un linguaggio inquieto ed espressivo ben rappresentato dall'opera in oggetto. Egli impagina complesse figurazioni a carattere sacro con il ricorso a linee diagonali e ad andamenti zigzaganti funzionali alla narrazione di impronta manierista. Ne offrono un esempio le grandi pale d'altare tra le quali si ricordano "San Lazzaro comunica santa Maria Maddalena" (1608: Lavone di Pezzase, parrocchiale di Santa Maria Maddalena), "Il battesimo di Cristo" (1610: Lumezzane Pieve, parrocchiale di San Giovanni Battista), la "Circoncisione" (1616: Chiari, Fondazione Pinacoteca Morcelli Repossi), "Gesù consegna le chiavi a Pietro" (1620: Marcheno, parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo) e infine "La Madonna degli Orefici" (1621: Brescia, chiesa del Carmine). La "Cattura di Cristo" è da considerarsi un raro esempio della produzione dell'artista bresciano per la devozione privata. La tela è infatti citata nell'inventario delle opere d'arte che il bresciano Paolo Brognoli aveva raccolto nella sua galleria allestita a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, andata purtroppo dispersa. Tale inventario, redatto nel 1820 e pubblicato da P.Guerrini nel 1928, riporta al n. 313: "G. C. legato da manigoldi, segnato Francesco Zugno 1615, L. 15..." riconoscibile con certezza nel dipinto in oggetto, riscoperto e pubblicato nel 1998 da Angelo Loda. La tela, la cui composizione appare forzata sul primissimo piano della schiena dello sgherro a destra e sull'intensa e contratta espressione del Cristo, "costituisce evidentemente un importante tassello nella ricostruzione del catalogo dell'artista (...) in cui le suggestioni desunte dall'arte di Palma il Giovane si mescolarono con un'attenta rilettura della grande arte bresciana rinascimentale" (A.Loda, 1998, p. 61)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100211726
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ISCRIZIONI a destra sul cartiglio sotto la cintura dello sgherro - Francesco Zugno 1615 - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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