episodio della vita di Sant'Antonio da Padova

dipinto, 1450 - 1474

La scena è praticamente illeggibile a causa della grande lacuna nella parte inferiore; si vede solamente un frammento di cartiglio bianco che si staglia su fondo scuro

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Lunghezza: 150
    Larghezza: 315
  • AMBITO CULTURALE Ambito Monregalese
  • LOCALIZZAZIONE Mondovì (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE E' logico pensare che l'ambiente affrescato che oggi costituisce l'andito di accesso al cortile della cattedrale sia parte dell'antico convento di San Francesco utilizzato dal duomo cinquecentesco di Mondovì. Sull'antica cattedrale, ancora in attività nel 1573, non si sa molto, se non che fu voluta dal vescovo Amedeo Romagnano all'inizio del XVI secolo; venne però abbattuta nell'ultimo quarto del Cinquecento per far posto alla cittadella fortificata voluta da Emanuele Filiberto e le sue funzioni furono trasferite nell'antica chiesa di San Francesco, risalente al XIII secolo e situata sulla cima del colle (i frati vennero a loro volta spostati nella chiesa di Sant'Andrea). All'atto della consacrazione venne traslato tutto il possibile in questa chiesa (campane, banchi, vetrate, pulpito, dipinti, elementi marmorei), ma la maggior parte di questi arredi venne dispersa nel 1743 quando la cattedrale venne ricostruita su progetto del Gallo. La lettura della visita Scarampi relativa all'antica chiesa francescana (nel 1583 già sede della cattedrale: "la nuova cattedrale un tempo dedicata a San Francesco, ora...a San Donato") ha portato all'individuazione della cappella dedicata a Sant'Antonio da Padova - l'ottava sotto la navata "dal lato del Vangelo" - che apparteneva all'epoca alla famiglia Fauzone, ma non si è trovato alcun accenno alla sua decorazione pittorica (A. Rosso - G. Vizio Pinach (a cura di), Gerolamo Scarampi. Visita Apostolica nella diocesi di Mondovì 1582-1583, Cuneo 2004, vol. I, pp. 66-69, 73-85). Il ciclo è attribuibile interamente ad una bottega monregalese, all'interno della quale lavorano pittori di capacità differenti: le disparità stilistiche sono ben ravvisabili se si confrontano i personaggi principali - più curati nel modellato e nella cromia - con i gruppi di fedeli o di spettatori dei diversi miracoli - decisamente più sommari nel modellato e nella disposizione scenica. Dal punto di vista stilistico, si ravvisano contatti con alcuni cicli pittorici di area monregalese e, in particolare, con gli affreschi della cappella di San Sebastiano di San Michele Mondovì o con il riquadro della chiesa di San Bernulfo. La morbidezza delle forme, modellate da una luce ben dosata e secondo i criteri della "pittura mediterranea" allontanano i dipinti di Mondovì dal rigore e dalla spigolosità di certe maestranze locali (in particolare, si pensi ai vari cicli del filone in cui si inseriranno Giovanni Mazzucco ed alla sua scuola). Questa corrente attinge largamente dall'esperienza di pittori itineranti attivi tra Piemonte, Provenza meridionale e ponente ligure (in primo luogo Giovanni Canavesio e la sua bottega) ed è caratteristica di diversi ateliers locali, tra cui quello attivo presso il santuario della Madonna dei Boschi di Boves, con cui la bottega attiva a Mondovì sembra condividere il gusto per la semplicità delle ambientazioni, per un abbigliamento misurato ma attento ai dettami della moda, per una luce chiara ed avvolgente studiata anche in relazione alle sfumature cromatiche che variano nell'arco della giornata. Dal punto di vista iconografico, il ciclo si presenta decisamente articolato e completo, poichè presenta ben otto scene relative all'intera vita del santo, dal momento della vestizione dell'abito francescano agli ultimi giorni di vita che passò in meditazione su di un noce a Camposampiero presso Padova; sono raffigurati quasi tutti i miracoli più conosciuti come la predica ai pesci (nato dal parallelismo con la predica agli uccelli di San Francesco), il miracolo del cuore dell'avaro, quello della mula che si inginocchia davanti al Santissimo Sacramento, quello del risanamento della gamba mozzata (L. Reau, Iconographie de l'art chrétien, Vol. III*, Vendôme 1958, pp. 115-124; Bibliotheca Sanctorum, vol. II, Roma 1962, coll. 155-188; G. Kaftal, Iconography of the sanits in the painting of nord west Italy, Firenze 1985, coll. 88-92). E' possibile che nella vela oggi scomparsa (di cui si vede solamente più un lacerto con un cartiglio) fosse raffigurato un altro evento prodigioso (come il miracolo del neonato che parla per convincere il padre dell'onestà della madre) o un episodio della vita del santo (come la predica a papa Gregorio IX ed ai cardinali). Le scritte frammentarie presenti sui cartigli e sull'estradosso di uno degli archi sono purtroppo di difficile lettura e non consentono di ricavare indicazioni di cronologia o committenza del ciclo. Per analogia, va infine ricordato un altro ciclo pittorico dedicato alle Storie della vita del santo in area cuneese, ossia il corpus di quattro tavolette dipinte, appartenute ad un polittico di grandi dimensioni oggi disperso dedicato a Sant'Antonio e realizzato nel 1513 da Defendente Ferrari per il convento francescano dedicato al Santo nella città di Cuneo (G. Galante Garrone, Il primo Cinquecento, in Angelo Carletti tra storia e devozione, catalogo della mostra, Cuneo 1995, pp. 177-184)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100209064-2.4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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